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Nessuna pietà. Quasi del tutto bloccati gli aiuti umanitari destinati alla popolazione libanese

10 agosto 2006

Gli aiuti umanitari faticano ad arrivare nelle città del Libano distrutte dai bombardamenti israeliani. Ieri le Nazioni Unite sono riuscite a inviare un convoglio nel Sud del Paese, a Sidone. Ma oltre non sono potute andare: l'esercito israeliano ha negato le garanzie di sicurezza necessarie ai convogli. Ma non è solo questione di generi alimentari: nel Libano il rischio di epidemie è molto alto, e i più a rischio sono i bambini. Per questo l'Unicef ha messo in atto un programma di vaccinazione contro morbillo e polio, ma le scorte dureranno ancora solo una settimana.
A questo si aggiunge il fatto che le riserve di carburante saranno sufficienti ancora per 10 giorni.

E dopo? Sia gli aiuti umanitari che ogni altro tipo di trasporto all'interno del Paese, comprese le missioni dell'Unicef, come potranno proseguire? Ma non solo, anche i generatori elettrici hanno bisogno del carburante per funzionare, il che significa una ridottissima autonomia. E fra poco più di una settimana potrebbero chiudere anche gli ospedali.
Per adesso, fa sapere l'Unicef, sono stati vaccinati 9mila bambini contro il morbillo e 5mila contro la polio. Ma servono nuove scorte e le bombe continuano a cadere su ponti e strade, cancellando le vie di comunicazione e impedendo quindi l'accesso agli aiuti. Un convoglio giunto a destinazione costituisce un evento, come quello dell'Unicef arrivato l'altro ieri a Tiro. Tre camion che hanno portato la speranza: 30mila litri di acqua, 47 scatoloni di medicinali di base, 200 di forniture igieniche e altri 200 di pannolini.

Dall'inizio del conflitto l'agenzia umanitaria ha distribuito in Libano medicinali di base a 50mila persone, 60mila litri di acqua imbottigliata, 337 kit per l'acqua a 78mila sfollati, 50 cisterne idriche da 5mila litri di capienza nelle aree di Beirut, Aley e Chouf a beneficio di 25.300 persone. Ma i numeri non si fermano qui, e restano comunque insufficienti rispetto al bisogno della popolazione: sono state distribuite 26mila scatole e barre di sapone, 263mila pannolini e 180 kit socio ricreativi per 16mila bambini (palloni, gessi, carte da gioco, matite, carta, lavagne).
180 kit per curare quei bambini da un male che non si vede, ma che li accompagnerà per molto tempo ancora: il trauma di assistere alla morte dei familiari, di trovarsi soli, abbandonati, di veder cadere le bombe sulle città, sulle scuole, sui compagni di gioco. L'Unicef sta lavorando con il governo libanese anche per questo, per cancellare l'ansia, gli incubi e gli attacchi di panico dalla vita dei bambini libanesi.

Intanto la delegazione Italiana delle Ong partita alla fine della scorsa settimana, ha completato la sua missione in Libano. L'Associazione ONG italiane attraverso i rappresentanti di CISS e ARCS ha partecipato agli incontri e alle ricognizioni sul territorio libanese, rientrando ieri in Italia.
''Abbiamo avuto modo di comprendere quali sono i bisogni reali della gente in questo momento - hanno dichiarato i rappresentanti delle ONG presenti nella delegazione - parlando direttamente con le vittime: profughi, feriti ricoverati negli ospedali''. Gli undici membri della delegazione hanno avuto modo di incontrare anche i rappresentanti dei varie organizzazioni di società civile libanese ricavandone l'impressione di una forte capacità operativa in rete.
Non sono mancati gli incontri con le istituzioni: delegazione della Commissione Europea, Ambasciatore Italiano, Presidente della Repubblica e Primo Ministro Libanesi.

Il cessate il fuoco immediato è stata la richiesta che dalla gente comune, le vittime e le istituzioni, è emersa con maggiore forza. La delegazione ha insistito particolarmente per la costituzione e il rispetto dei corridoi umanitari.
Adesso i membri della delegazione chiederanno al Governo Italiano un segno efficace verso la pace interrompendo l'accordo di cooperazione militare con Israele. Sarà richiesto inoltre che vengano garantiti l'attracco delle navi, i collegamenti aerei a scopo medico sanitario, la libera circolazione dei mezzi di soccorso per la popolazione civile. Sono azioni minime consentite dal diritto in situazioni di guerra ma non permesse in questo momento in Libano, dalle forze israeliane.

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10 agosto 2006
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