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Nessuna preghiera per i gay

La Curia di Palermo ha vietato il momento ecumenico di preghiera per le vittime di omofobia e transfobia

07 maggio 2011

La Curia di Palermo ha detto "NO" ad una veglia di preghiera per le vittime dell'omofobia! Il cardinale di Palermo, Paolo Romeo, ha infatti deciso di vietare il momento ecumenico di preghiera per le vittime di omofobia e transfobia, che si sarebbe dovuto tenere nella chiesa di Santa Lucia il 12 maggio prossimo, nell'ambito degli eventi del Palermo pride. Una decisione che alimenta nuove delusioni all'indomani di un altro evento spiacevole: le scritte omofobe apparse nei giorni scorsi sui manifesti che annunciavano il Gay Pride nelle strade di Palermo.
"Siamo stupiti e addolorati. È un veto che cancella la sofferenza di vittime inermi, di quegli stessi deboli che il cardinale e la chiesa si dicono votati a difendere senza distinzioni. La proibizione è anche un atto di aggressività, nella sua complicità, a coloro che diffondono omofobia e odio". Questo ha scritto in una nota l'Arcigay.
"Il senso dell'iniziativa del Palermo Pride, in programma il 21 maggio, è ben lungi dal voler aprire un fronte di polemiche - ha spiegato Daniela Tomassino, presidente di Arcigay Palermo e portavoce del Palermo Pride - ma era quello di offrire uno spazio di riflessione, che tenesse in considerazione l'estrema varietà del movimento lgbt, composto sia da atei che da agnostici, ma anche da migliaia di cattolici. La veglia comunque si farà, anche per strada, se non troveremo altri spazi".
"Vietare una preghiera per le vittime dell'omofobia è solo l'ultimo degli insulti che le gerarchie rivolgono a gay, lesbiche e trans italiane", ha aggiunto Paolo Patané, presidente nazionale di Arcigay. "La chiesa - ha concluso - con quest'atto che vorrebbe mettere a tacere le vittime di un orrore quotidiano, mostra, ancora una volta, di essere complice e grande sponsor dell'avversione alla dignità di milioni di persone".

Il Comitato Palermo pride ha espresso rammarico e sconcerto per il divieto dell'arcivescovo Romeo, indirizzato alla parrocchia di Santa Lucia, di ospitare la veglia di preghiera per le vittime dell'omofobia, organizzata sin dal 2007 da Ali d'Aquila, gruppo di cristiani omosessuali palermitani, ed inclusa quest'anno negli eventi del Palermo pride.
"Rivendichiamo con forza il diritto di pregare, insieme a quello di difendere e reclamare diritti e protezione giuridica per le vittime della violenza omofobica, che ogni anno, in tutto il mondo, uccide o perseguita migliaia di persone LGBT. Invitiamo tutti i credenti di ogni confessione a partecipare alla veglia di preghiera che avrà ugualmente luogo il 12 maggio in un luogo ancora da stabilire, e tutte le persone di buona volontà, in qualunque cosa credano o non credano, a partecipare alla parata del pride del 21 maggio ed agli altri eventi del pride". "Ci chiediamo - prosegue il Comitato Palermo pride - per quali ragioni cristiane la Curia di Palermo intenda proibire ai suoi fedeli una veglia di preghiera promossa da diverse comunità religiose, per ricordare le vittime di omofobia. Ci chiediamo perché la Chiesa cattolica continui ad assumere un atteggiamento di non dialogo e di chiusura verso gli omosessuali credenti, anche in occasione di una giornata come quella mondiale contro l’omofobia. La posizione della Curia ci addolora ma purtroppo non ci stupisce. Il documento cui ci si richiama per negare l'uso della chiesa per lo svolgimento della veglia - la Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omossessuali dell'1 ottobre 1986, firmata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, e che prevede "la cura pastorale" degli omosessuali, con l'assistenza di medici e psicologi - è lo stesso in cui al punto 10 si legge che quando l'omosessualità è accettata come buona e normale non ci deve sorprendere se poi altri comportamenti irrazionali e violenti come quelli contro le persone omosessuali aumentano. Una posizione che - di fatto - mette ambiguamente sullo stesso piano le vittime e i carnefici dell'omofobia: tutti egualmente soggetti moralmente disordinati. Per fortuna la posizione delle gerarchie ecclesiastiche è molto diversa da quella dei singoli cattolici o di alcuni preti."

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www.palermopride.it

 

 

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07 maggio 2011
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