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Nessuna revisione per il processo a Bruno Contrada

La Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale Contrada è stato condannato in via definitiva

07 novembre 2008

La vicenda giudiziaria dell'ex numero due del Sisde Bruno Contrada non ha nulla a che vedere con i procedimenti a carico del senatore a vita Giulio Andreotti e del magistrato di Cassazione Corrado Carnevale. Per questo l'ex superpoliziotto non può invocare la revisione del processo per concorso esterno in associazione mafiosa, conclusosi con la condanna definitiva a dieci anni di reclusione, facendo riferimento alla "contraddittorietà" dei verdetti di assoluzione e condanna per i due imputati 'eccellenti'.

A sottolinearlo è stata la Cassazione nelle motivazioni - depositate ieri - della sentenza con la quale lo scorso 7 ottobre i supremi giudici hanno detto 'no' all'istanza di revisione presentata da Contrada. Per la Cassazione "non sussiste alcuna inconciliabilità fra le pronunce assolutorie concernenti Carnevale ed Andreotti e quella di condanna inerente il Contrada". "E' agevole rimarcare - hanno proseguito i giudici di Piazza Cavour con la sentenza 41372 - che i fatti costituenti oggetto dei giudizi a carico di Carnevale ed Andreotti sono diversi da quelli stabiliti nel procedimento Contrada".
Con riferimento alla inattendibilità dei pentiti sostenuta da Contrada, la Cassazione ha rilevato che "la pronuncia di condanna si fonda, oltre che sulle dichiarazioni dei collaboranti, su prove di segno e natura diversa, analiticamente enunciati". Insomma, il verdetto di colpevolezza è "supportato da un compendio probatorio ampio, complesso e concordante", ha detto la Cassazione. Per queste ragioni la Quinta sezione penale del 'Palazzaccio' ha bocciato il ricorso di Contrada, che è stato anche capo della squadra mobile di Palermo ed è accusato di aver coperto la latitanza dei boss mafiosi fornendo loro informazioni riservate, condannandolo anche al pagamento delle spese di giustizia.

"Ne prendo atto e continuo a non essere d'accordo" tanto che "presto presenterò una nuova istanza di revisione". Così l'avvocato Giuseppe Lipera ha commentato le motivazioni della sentenza. "Non avendo ancora letto - ha sottolineato il penalista - il provvedimento nella sua interezza non posso commentarlo appieno, anche se dalle agenzie di stampa apprendo che i giudici di legittimità sostengono che non sussiste nessuna inconciliabilità tra le pronunzie assolutorie concernenti Corrado Carnevale e Giulio Andreotti e quello di condanna inerente Bruno Contrada. Ne prendo atto e continuo a non esserne d'accordo".
"Si dice pure che sarebbe accusato di aver coperto la latitanza dei boss mafiosi - ha osservato anche il legale dell'ex funzionario del Sisde - ma non risulta che Bruno Contrada sia mai stato accusato in tal senso di favoreggiamento personale o reale nè di omissione di atti di ufficio". "Noto ancora - ha aggiunto l'avvocato Lipera - che nulla viene detto su quanto da me fortemente dedotto e contestato circa il reato creato dalla giurisprudenza e non dal legislatore e chiamato concorso esterno. Stupisce infine sentir dire che nulla vale la eventuale testimonianza del Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga né il processo per calunnia contro Contrada a carico di presunti pentiti. Confermo con ancor più convinzione - ha concluso il legale - che quanto prima presenterò una nuova istanza di revisione piuttosto". [La Siciliaweb.it]

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07 novembre 2008
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