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Nessuno vuola abbattere la casa del boss?

Il caso a Balestrate (PA), dove l'impresa incaricata di demolire una casa confiscata ad un boss si è tirata indietro per "sopravvenuti impegni di lavoro"

22 gennaio 2011

L'edificio da abbattere era quello del boss Luigi Mutari ma, come era avvenuto anni addietro a Partinico (PA) per le stalle della famiglia Vitale, le ruspe non sono mai riuscite ad entrare in azione. Senza una ragione evidente. La ditta che, a Balestrate, aveva vinto l'appalto per la demolizione, per circa 2.600 euro, si è improvvisamente ritirata. Problemi economici, hanno detto genericamente all'ufficio tecnico del Comune. Ma intanto il sindaco l'ha messa in mora, chiedendo il pagamento di una penale.

L'abbattimento di quell'edificio grezzo all'imboccatura della strada d'accesso al porto, a Balestrate (PA), è ora diventato un punto d'onore per il movimento antimafia. "Raderlo al suolo è un gesto fortemente simbolico - dicono i giovani del Fronte antimafia - perché c'è chi ritiene sia altrettanto simbolico lasciarla eretta. Siamo pronti ad impugnare gli arnesi e a radere al suolo noi quella struttura".
Ad aggiudicarsi l'appalto era stata a dicembre scorso la ditta di Angelo Bagnato. Adesso, dopo la rinuncia improvvisa, per "sopravvenuti impegni di lavoro", in Comune si sta scorrendo la graduatoria per assegnare l'appalto alla ditta che si è classificata seconda nella gara.

La storia dell'immobile confiscato da demolire ha inizio nell'aprile dello scorso anno. A dare la notizie furono i siti internet Paesenotizie.it e Balestratesi.it, assieme a Telejato, l'emittente di Partinico di Pino Maniaci, che da quel momento condusse una strenua battaglia per un gesto importante nella lotta contro la mafia.
A luglio, l'ufficio tecnico del Comune effettuò una perizia dichiarando lo stato di pericolo dell'edificio. Poi, a settembre arrivò il via libera dell'Agenzia dei beni confiscati e fu bandita la gara per la demolizione. Nel frattempo, però, sono iniziati i lavori per la realizzazione della strada di accesso al porto costretta ad una curva proprio dalla presenza di quell'immobile. Progettisti e tecnici della strada hanno però smentito che l'itinerario della strada sia stato curvato per garantire la presenza della casa del boss. L'ingegnere Ingrassia, ex responsabile dei lavori, ha spiegato che "la strada che si sta realizzando si va a congiungere con un'altra che costeggia il mare. E in quel punto non poteva arrivare perpendicolare, ma doveva compiere una curva".
La demolizione della casa del boss, dunque, a Balestrate diventa ora un caso. Se il Comune non riuscirà a trovare una ditta disponibile, saranno i giovani del Fronte antimafia a salire su una ruspa.


Il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, ha chiesto al sindaco di Balestrate, Tonino Palazzolo, precise rassicurazioni e offerto l'ausilio dell'esercito, affinché venga demolito l'immobile confiscato al boss Luigi Mutari.
Intanto, sembra si sia trovata una ditta pronta a demolire l'immobile: la ditta "Timpa D&G". L’impresa si era infatti posizionata al secondo posto nella gara d’appalto per l’affidamento dei lavori. Una fortuna per l'impresa che non dovrebbe spostarsi molto dalla zona dei lavori, dal momento che è anche titolare del subappalto per il noleggio di alcuni mezzi all’impresa che sta realizzando i lavori per la strada di accesso al porto.

[Informazioni tratte da Repubblica/Palermo.it, GdS.it, Balestratesi.it]

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22 gennaio 2011
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