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Nicola Cosentino si è dimesso prima della sfiducia

L'ormai ex sottosegretario all'Economia, indagato nell'inchiesta sull'eolico, rimane però coordinatore regionale della Campania del Pdl

15 luglio 2010

Ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini, nel corso della conferenza dei presidenti di gruppo di Montecitorio, ha deciso e annunciato la discussione alla Camera, mercoledì pomeriggio o giovedì mattina, sulla mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino. La Contraria alla decisione di Fini la maggioranza. "Abbiamo espresso la nostra netta contrarietà" ha protestato il capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto, mentre il capogruppo leghista Marco Reguzzoni ha parlato di "una questione di palazzo che toglie tempo e spazio alla discussione della manovra economica, che è la vera priorità del Paese".

In serata è arrivata la notizia delle dimissioni di Cosentino da sottosegretario, che però mantiene la carica di coordinatore regionale della Campania del Pdl. La decisione è emersa durante il vertice di ieri a Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi, al quale ha preso parte anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini.
"Non posso e non voglio esporre il governo di cui mi onoro di far parte e al cui successo ho contribuito di rimanere colpito mediaticamente per tali inconsistenti vicende", ha dichiarato Cosentino, annunciando le sue dimissioni in un lungo comunicato. "Ho quindi deciso di concerto con il presidente Berlusconi - ha precisato - di rassegnare le mie dimissioni da sottosegretario per potermi completamente dedicare alla vita del partito, particolarmente in Campania, anche al fine di contrastare tutte quelle manovre interne ed esterne poste in essere per fermare il cambiamento".
Il coordinatore regionale del Pdl in Campania ha spiegato così le ragioni delle sue dimissioni ma si è levato anche qualche sassolino nella scarpa. Infatti, non ha usato mezzi termini nei confronti di Gianfranco Fini. "Il presidente della Camera - ha scritto Cosentino - con solerzia degna di miglior causa, dopo che già per due volte proprio alla Camera dei deputati analoghe mozioni erano state votate e respinte con larga maggioranza, così come anche una al Senato, ha ritenuto di volerle calendarizzare in tempi brevissimi basandosi quindi soltanto su indimostrate e inconsistenti notizie di stampa". "Tale atteggiamento - ha sottolineato - ben si comprende ove si conoscano le dinamiche politiche in Campania e coloro che sono i più stretti collaboratori di Fini, quale Bocchino che da anni, senza successo, tenta di incidere sul territorio non già per interessi del partito bensì per mere ragioni di potere personale e che alla prova elettorale è sempre stato sconfitto. E' risibile che Fini voglia far passare le sue decisioni come se derivassero da una sorta di tensione morale verso la legalità quando si tratta soltanto di un tentativo, anche assai scoperto, di ottenere il potere nel partito tramite Bocchino", ha avvertito Cosentino.

Riguardo al 'caso Caldoro', governatore della Campania, Cosentino ha assicurato: "Non solo non vi è stata da parte mia alcuna attività di dossieraggio ma mi sono premurato nell'interesse del partito quale coordinatore regionale di espletare tutte le opportune verifiche di notizie che, dopo il caso Marrazzo, potevano apparire problematiche. E sono stato proprio io - ha aggiunto - ad appoggiare con il massimo dell'impegno come coordinatore regionale la candidatura di Stefano Caldoro garantendogli un risultato straordinario. Sono quindi assolutamente sereno che la mia totale estraneità non potrà che essere più che comprovata da qualsivoglia indagine".
Cosentino ha poi escluso di fare parte di quella che la stampa ha ribattezzato la nuova P2, o meglio 'P3'. "Ho avuto modo tramite i miei legali di approfondire le questioni che sono state indicate dalla stampa e riprese nelle mozioni ed ho potuto, come era ovvio - ha sottolineato -, verificarne l'assoluta inconsistenza. L'ipotesi della violazione della cosidetta Legge Anselmi è evidentemente talmente fuori dalla realtà da rasentare il paradosso".

Berlusconi da parte sua ha affermato di aver ''condiviso la decisione'' di Cosentino. "Ho altresì avuto modo di approfondire personalmente e tramite i miei collaboratori - ha aggiunto - la sua totale estraneità alle vicende che gli sono contestate". "Sono quindi certo - ha continuato il premier - che la sua condotta durante la campagna elettorale per la regione Campania è stata improntata alla massima lealtà e al massimo impegno per ottenere la vittoria di Stefano Caldoro".
"L'onorevole Cosentino - ha assicurato poi Berlusconi - potrà proficuamente continuare a svolgere il suo importante ruolo politico nell'ambito del nostro movimento, per consentirci di conseguire ancora quegli eccellenti risultati di cui è stato artefice come coordinatore regionale".

Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, "dimettersi anche per potersi meglio difendere in sede giudiziaria era per l'onorevole Cosentino un atto indispensabile e doveroso". Un atto, ha proseguito Fini, "di correttezza istituzionale anche per una evidente e solare questione di opportunità politica". E riguardo all'attacco nei suoi confronti da parte del sottosegretario, Fini ha risposto: "Quanto dice mi lascia del tutto indifferente".
Dal canto suo il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, ha ringraziato "Berlusconi per aver ascoltato il nostro grido d'allarme rispetto al danno elettorale che la permanenza al governo di Nicola Cosentino stava provocando al Pdl".
Soddisfatta l'opposizione. Per il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini, le dimissioni di Cosentino sono una "vittoria del Pd e dei partiti di opposizione uniti". "Il governo Berlusconi - ha detto Franceschini - sta cadendo a pezzi. Il Partito democratico continuerà, senza tregua, la sua battaglia per la legalità".
"Era ora. Cosentino non poteva fare altrimenti - ha commentato il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro -. Avrebbe dovuto dimettersi da tempo". "Adesso chiediamo, come abbiamo fatto in Aula - ha aggiunto -, che la Camera autorizzi il suo arresto, come ha già chiesto l'autorità giudiziaria. E dopo la mozione di sfiducia contro Cosentino, l'Idv si prepara a chiedere una mozione contro l'intero governo Berlusconi".
Per Pier Ferdinando Casini "le dimissioni di Cosentino sono un gesto di ragionevolezza". "Resta il rammarico - ha però aggiunto il leader dell'Udc - che abbia aspettato la presentazione della mozione di sfiducia: in certi casi la sensibilità non è forma ma sostanza".

Con le dimissioni di Nicola Cosentino da sottosegretario all'Economia sono tre gli esponenti della maggioranza che hanno lasciato l'incarico di governo in appena due mesi. Il 4 maggio scorso è toccato a Claudio Scajola, costretto a rinunciare alla guida del dicastero per lo Sviluppo economico, perché travolto dalle polemiche legate alla compravendita tramite presunti fondi neri della sua casa al Colosseo (da allora è Silvio Berlusconi a mantenere l'interim). Al 4 luglio risalgono le dimissioni di Aldo Brancher da ministro per l'Attuazione del federalismo a seguito delle indagini per la vicenda Antonveneta. Il deputato del Pdl è rimasto in carica solo 17 giorni dal giuramento al Colle. Ieri, 14 luglio, l'addio di Cosentino.

La posizione dell'Anm: i magistrati coinvolti nell'inchiesta devono lasciare la toga - L'Associazione nazionale magistrati prende posizione nei confronti delle toghe coinvolte nell'inchiesta sull'eolico, sottolineando che devono dimettersi. "Un segnale forte da dare - ha spiegato il segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini durante la riunione del comitato direttivo centrale - sarebbe quello per cui i magistrati coinvolti lasciassero libera l'istituzione, lasciassero la magistratura per non coinvolgerla". Cascini giudica necessario che le toghe coinvolte lascino il loro incarico. Perché comunque, "per questi magistrati c'è la presunzione di innocenza, la disciplinare, primo grado, appello e Cassazione con tutte le tutele. Ma noi - fa notare - abbiamo il dovere di dare risposte chiare e prendere le distanze". Il segretario dell'Anm, giudicando "chiarissimi" i fatti emersi , spiega che "il tentativo di sottolineare la gravità della vicenda è una linea pericolosa perché questa ha le caratteristiche analoghe a quelle degli anni ottanta. Le differenze riguardano solo aspetti più grotteschi e poco istituzionali - aggiunge - anche rispetto alla loggia P2 ma il rischio maggiore è proprio quello di sottovalutare la gravità del fenomeno". Cascini conclude che l'Anm ha espresso subito la propria "indignazione''. Il presidente Luca Palamara ha poi sottolineato la necessità di risposte "chiare e sollecite. Non vogliamo essere accomunati a realtà che non ci appartengono. Su questi temi - ha concluso - bisogna sgomberare il campo da equivoci. Noi vogliamo magistrati integerrimi e indipendenti che fanno il loro lavoro nella aule di giustizia".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

 

 

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15 luglio 2010
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