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Nicolò Marino in Procura per il caso termovalorizzatori

L'ex assessore all'Energia sentito dai pm Di Matteo e Demontis a Palermo, sull'inchiesta delle infiltrazioni mafiose nel sistema dei rifiuti

18 aprile 2014

Si è aperto un nuovo capitolo sulla mancata realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia. L'ex assessore regionale all'Energia, Nicolò Marino, è stato sentito dai pm Nino Di Matteo e Sergio Demontis nell'ambito di un'inchiesta su infiltrazioni mafiose nel sistema dei rifiuti.
L'indagine riguarda una serie di vicende connesse alla pubblicazione nel 2002 di un bando per la costruzione di quattro impianti a Palermo (Bellolampo), Augusta, Casteltermini e Paternò. Dopo una sentenza dalla Corte di giustizia europea, che riscontrò varie irregolarità, la Regione ha annullato l'assegnazione delle opere a quattro raggruppamenti di imprese risultati vincitori della gara. Ne è scaturito un contenzioso sul quale, recentemente, è intervenuto Marino con una richiesta di risarcimento danni di 500 milioni alle associazioni temporanee di imprese. A suo giudizio, la procedura di affidamento sarebbe stata "viziata in radice".
Il caso è stato in questi giorni al centro di contrasti tra lo stesso Marino, che nel rimpasto di governo non è stato riconfermato, e il presidente Rosario Crocetta. Tra l'ex assessore e il governatore c'è stato uno scambio di dichiarazioni.
L’altro ieri Crocetta ha parlato in aula di dissidi, ma ridotti a un solo episodio. Diversa, nella replica, la ricostruzione dei fatti data da Marino.

L'inchiesta sui termovalorizzatori era cominciata nel 2010 quando in Procura era stato sentito l'ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, dal quale erano venute denunce su presunte infiltrazioni nel sistema dei rifiuti in Sicilia. L'ex assessore Nicolò Marino ha portato in Procura atti e documenti sulla nuova gara per i termovalorizzatori indetta nel 2009 dopo l'annullamento della prima. Il nuovo bando prevedeva una clausola a giudizio di Marino illegittima. Alla società che sarebbe risultata vincitrice veniva infatti caricato l'onere dei danni provocati, anche sotto forma di "lucro cessante", ai quattro raggruppamenti societari. Sul balletto di annullamenti, riproposizione del bando e nuove revoche si sono espressi sia il Tar sia il Cga, organo di appello. Dalle decisioni dei giudici amministrativi Marino ha tratto il convincimento che l'intera operazione fosse gestita da un "cartello" di imprese.
Tra le carte depositate ci sono anche le due sentenze. C'è poi un filone di indagine che prende in esame il sospetto di un vorticoso giro di mazzette. La Procura di Bolzano ha trasmesso a quella di Palermo il report di una società di revisione che adombra il pagamento di una maxi-tangente di 38 milioni per i quattro termovalorizzatori siciliani.

Nelle stesse ore si è appreso che il presidente dell'Antimafia regionale, Nello Musumeci, convocherà Crocetta per riferire sulle presunte infiltrazioni mafiose nella gestione delle discariche Oikos di Motta Sant'Anastasia e di Mazzarà Sant'Andrea, nel messinese.
Musumeci ha deciso di convocare l'audizione dopo le dichiarazioni rese in aula da Crocetta: "Sono gravi e meritano di essere approfondite", ha detto Musumeci. Il presidente dell'Antimafia giudica "altrettanto gravi le considerazioni fatte dal governatore sull'operato dell'ex assessore all'Energia, il pm Nicolò Marino. Sono certo che ricaveremo utili elementi ai fini della nostra istruttoria sulla gestione delle discariche pubbliche e private in Sicilia".

Rifiuti, eolico e discariche: la relazione del presidente Crocetta - "Circa i termovalorizzatori, ho avuto un solo dissenso con l'assessore Marino quando l'avvocato nostro ha proposto una transazione per la Falck ed il sottoscritto è saltato dalla sedia dicendo che noi transazioni sui termovalorizzatori non ne facciamo".
Così in aula il governatore Rosario Crocetta ha cominciato la parte della sua controreplica, durante il dibattito parlamentare sulla nuova giunta, dedicata ai rapporti con l'ex assessore all'Energia, il pm Nicolò Marino, non riconfermato.
Crocetta ha risposto alle sollecitazioni del capogruppo del Lm-Fi, Santi Formica che aveva chiesto, durante il suo intervento in aula, quali fossero state le ragioni della mancata riconferma di Marino e se abbiano influito le posizioni critiche del magistrato nei confronti di Confindustria Sicilia.
Crocetta ha poi proseguito citando altri casi di dissenso con l'ex assessore. Ecco quanto emerge dal resoconto stenografico della seduta parlamentare di mercoledì sera: "Se l'Asi si è costituita contro la Regione (l'Asi di Palermo faceva parte di una delle Ati che doveva realizzare un termovalorizzatore a Palermo, ndr), o l'Asi ritira quella costituzione o vi sono tutti gli estremi per l'incompatibilità del commissario (Alfonso Cicero, ndr). Io non faccio sconti a nessuno, non ho amici per la pelle; grazie a Dio non ho amici, sono un uomo solo e lo ripetete continuamente, mia madre diceva 'sulità, santità', consigli politici, amicizie per tutti ma nessuno sgarra".

E ancora: "Perché se ne è andato l'assessore Marino? Se poi l'onorevole Formica lo vuole candidare, per carità fate pure voi. Questa piccola cosa dei termovalorizzatori non la voglio esasperare più di tanto, anche se non è poi proprio piccolissima".
Durante il suo intervento, Crocetta ha poi toccato altri punti di dissenso con Marino. "Per quanto riguarda il patto dei sindaci, per me già dovrebbero essere iniziati gli impianti dei comuni, ma un solo impianto non è partito, perché il direttore generale scelto dall'assessore Marino ha deciso tutte le burocrazie: io gli avevo detto di fargli un prestito ed invece lui ha voluto dare i contributi europei, con il bando pubblicato in agosto, si è perso un anno di tempo".
Altro fronte quello dei rifiuti. "Per le discariche, io sostengo la tesi che il piccolo comune potrebbe avere anche un proprio ciclo autonomo dei rifiuti, con un piano preciso che venga approvato dall'assessorato. Ma si dice no. Non possiamo assistere alla moltiplicazione delle discariche, e che mettiamo discariche in tutto il territorio? Solo che questa cosa non è solo ambientalista, è il modello campano dei rifiuti, quello che vieta le discariche pubbliche, la gestione dei comuni e favorisce i rifiuti della camorra. Mi rifiuto di pensare che l'assessore Marino avesse avuto in testa questo".

Il governatore ha poi proseguito: "Per esempio è irregolare la discarica di Catanzaro (vice presidente Confindustria Sicilia, ndr). La Regione sta facendo quello che deve fare, ma su Mazzarà Sant'Andrea, qualcuno ha sentito mai parlare di mafia sulla discarica di Mazzarà di Sant'Andrea? E sull'Oikos, qualcuno ha sentito mai parlare di possibili infiltrazioni mafiose? E perché favorire la discarica di Lentini rispetto ad altre? Perché forse lì c'è un sindaco amico? Questioni riconducibili ad un fatto che io faccio la battaglia per i rifiuti zero, per la differenziata e che voglio almeno una discarica pubblica per ogni provincia".

E poi la questione dell'eolico. "Era da un anno e quattro mesi che dicevo: 'L'eolico si risolve in una settimana'. Basta fare la mappatura attuale, dove sono le zone dell'eolico, siccome noi abbiamo superato i limiti - perché è così, siccome è un affare di Matteo Messina Denaro che non è secondario - che facciamo? Facciamo la mappatura di tutte le cose e diciamo che l'eolico si è esaurito nelle zone dove ci sono gli impianti, il resto è destinato ad altre energie alternative. Allora sono stati autorizzati venti impianti eolici durante la gestione dell'assessore Marino. Atti dovuti, atti dovuti che non si sarebbero fatti se si fosse fatto il piano che non è stato presentato, atti dovuti che non si sarebbero fatti".
Infine l'acqua. "Io voglio l'acqua pubblica. Il Parlamento potrebbe votare anche contro, ma il mio assessore deve portare questa proposta. Quindi, l'assessore che dice: 'Fino a quando ci sono io qua decido io!'; mi dispiace si decide all'interno del governo, se no si presenta alle elezioni come presidente e formula un programma".

[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, Lasiciliaweb.it]

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18 aprile 2014
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