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Niente ferma gli sbarchi...

Nuovi arrivi, mentre il prolungamento del tempo di detenzione dei migranti ingigantisce le incognite

23 febbraio 2009

Il mare gelido dell'inverno, i rimpatri coatti, le minacce, gli accordi bilaterali tra i Paesi Mediterranei... Sembra che nulla può contro gli sbarchi sulle coste siciliane. Le polemiche si infuocano, gli animi si accendono fino al parossismo, e le ondate di arrivi dalle coste africane riprendono. 
A Lampedusa, ed esattamente nei pressi di Punta Sottile, ieri un gruppo di nove migranti è stato bloccato a terra dai carabinieri. Gli extracomunitari hanno detto di essere giunti con un gommone.
Sempre ieri, poco prima della mezzanotte, si sono concluse le operazioni di soccorso di un barcone con 174 persone a bordo che era stato intercettato il giorno prima al largo dell'isola pelagica. Tra i migranti 44 donne, due della quali in avanzato stato di gravidanza.

Quale sarà il destino di questi nuovi arrivati non lo si sa ancora con precisione. E' comunque probabile che da Porto Empedocle, dove ieri sera sono stati fatti salpare, saranno trasferiti nel Centro di Pian del Lago, a Caltanissetta.

Sabato mattina, il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, aveva lanciato il suo ennesimo appello dai microfoni del Gr Rai. Questa volta a Paolo Bonolis, conduttore dell'ultimo Festival di Sanremo che si è concluso due giorni fa. Il primo cittadino ha spiegato che dopo essersi rivolto al Papa, al presidente della Repubblica e ai deputati, ha chiesto l'intervento di Bonolis "affinché non ci si dimentichi in questo momento dei lampedusani, e si ricordi quanto sta accadendo attraverso il grande megafono nazionale di Sanremo". De Rubeis ha sottolineato che "Lampedusa è un'isola a vocazione turistica che non vuole diventare un carcere a cielo aperto".
In questo momento nel Centro di identificazione ed espulsione dell'isola ci sono circa 500 immigrati e nei giorni scorsi gli "ospiti" della struttura sono stati protagonisti di una  ribellione che ha portato all'incendio di un padiglione, al ferimento di una decina di carabinieri e poliziotti ed all'arresto di una ventina di tunisini.
E' stata l'ennesima richiesta di aiuto del sindaco De Rubeis, che sta tentando in tutti i modi di non far diventare silenzioso il dramma vissuto da chi nell'isola c'è nato e chi nell'isola cerca, disperato, un riscatto futuro.

Di certo, le richieste di De Rubeis non sono state accolte dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, che continua senza ascoltare nessuno a perseguire la sua politica anti-immigrazione. Infatti, senza accogliere nessuna delle preoccupazione dei lampedusani, il governo ha fatto passare il decreto legge in materia di pubblica sicurezza che contiene l'estensione del periodo di permanenza dei clandestini nei Cie, che da due è passato a sei mesi. "Potremo trattenere nei centri fino a sei mesi i clandestini per procedere alla loro identificazione per ottenere il nullaosta al rimpatrio da parte dei Paesi di appartenenza", ha detto chiaramente il ministro dell'Interno. Una norma, ha precisato Maroni, che anticipa il contenuto di una direttiva europea in materia di rimpatri che prevede il trattenimento nei Cie quando manca la collaborazione del cittadino straniero a fornire elementi certi di identificazione, o quando il Paese terzo ritarda la trasmissione dei documenti. "Molto spesso l'identificazione avviene rapidamente, ma le procedure per il rilascio del nullaosta sono così lunghe che i due mesi non sono sufficienti", ha spiegato il ministro che alla fine ha aggiunto: "il governo proseguirà con nella lotta all'immigrazione clandestina senza cedimenti".

La decisione di prolungare il tempo di permanenza dei clandestini rende però necessario poter contare su altre strutture, visto che in tutta Italia i posti disponibili sono appena 1.200.
Le trattative con gli enti locali sono state avviate da tempo e alcuni governatori hanno manifestato la propria contrarietà ad accogliere gli stranieri irregolari. Di fronte a queste resistenze il ministro Maroni ha già fatto sapere che non ci sarà alcuna marcia indietro: "Procederemo all'apertura e non tollereremo alcun episodio di violenza come quelli accaduti a Lampedusa".
Una lista definitiva dei Cie sarà stilata mercoledì, durante la verifica dell'attuazione della legge Bossi-Fini. Ma numerosi sopralluoghi sono già stati effettuati e al Viminale sembrano avere le idee chiare su quali potrebbero essere gli edifici da ristrutturare per far sì - come ha spiegato due giorni fa il sottosegretario Alfredo Mantovano - "che entro sei mesi siano a disposizione e si possa far fronte ad eventuali sbarchi".

Lontani dai centri abitati, vicini a un aeroporto e - possibilmente - a un reparto mobile della polizia: sono queste le caratteristiche che dovranno avere i Centri. Si tratta di aree messe a disposizione dal Demanio. In Veneto si pensa a Boscomantico, in provincia di Verona, a pochi chilometri dallo scalo che - sottolineano al Viminale - "consentirebbe anche la pianificazione rapida dei voli verso i Paesi d'origine degli stranieri". Problemi potrebbero sorgere per trovare l'accordo con il governatore Giancarlo Galan, fortemente critico sugli ultimi provvedimenti presi dal governo in materia di immigrazione, in particolare sul permesso a pagamento e sulla scelta di eliminare il divieto di denuncia per i medici.
"Non è tollerabile che ci siano Regioni dove esistono più strutture e Regioni che non ne hanno neanche una", ha affermato qualche giorno fa Mantovano, riferendosi pure a Campania e Toscana, dove i vertici degli enti locali hanno un atteggiamento fortemente contrario. La prima struttura è stata individuata in provincia di Caserta, in una zona che "ha un collegamento veloce con l'aeroporto di Capodichino". Proprio in Campania si è anche deciso di installare la grande centrale operativa che governerà il sistema informatico per il controllo dei flussi, utilizzando i fondi del Pon per il meridione.

Per quanto riguarda la Toscana rimangono in piedi due opzioni: la prima è a Grosseto, dove c'è uno scalo civile, l'altra è a Campi Bisenzio a due passi da Firenze. Un nuovo Cie dovrebbe sorgere anche nelle Marche, a Falconara. Anche in questo caso si tratta di un'area distante dal centro abitato, ma vicina all'aeroporto. In Abruzzo sembra ormai scontata la scelta di una struttura demaniale che si trova nei pressi di Chieti, mentre in Umbria si è orientati su Terni. I posti disponibili saranno circa 4.300 con una spesa iniziale che sfiora i 40 milioni di euro, ma i tempi di realizzazione potrebbero essere molto più lunghi perché alcune aree demaniali sono semplici terreni e in altre ci sono stabili semiabbandonati che non sono certamente idonei ad ospitare strutture di questo tipo.
Mentre l'opposizione ribadisce la sua "contrarietà a questi centri di detenzione mascherati" e il segretario del sindacato autonomo di polizia Nicola Tanzi mette in guardia "perché saranno utilizzati uomini e risorse sottratti al controllo del territorio", Maroni tira dritto: "Il comitato interministeriale stilerà la lista definitiva e poi procederemo". [Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Reuters.it, Adnkronos/Ing, Corriere.it (articolo di F. Sarzanini)]

- "Così si vive a Lampedusa, isola carcere d'Europa" di C. Bonini

- "Il nodo immigrazione si scioglierà. Garantisce il governo" (Guidasicilia.it, 21/02/09)

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23 febbraio 2009
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