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Niente nomination per 'La Sconosciuta' di Tornatore. Paolo Mereghetti: ''se avessimo candidato Luchetti...''

23 gennaio 2008

La pellicola candidata dall'Italia per l'Oscar per il miglior film straniero, “La Sconosciuta” di Giuseppe Tornatore, non è entrata nella cinquina finale. La Academy ha scelto: The Counterfeiters (Austria), Beaufort (Israele), Mongol (Kazakistan), Katyn (Polonia), 12 (Russia).
Tra gli italiani candidati agli Oscar: Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per le scenografie di 'Sweeney Todd'; Dario Marianelli per la colonna sonora di 'Atonement'. Inoltre Marco Beltrami, la cui carriera si è sviluppata a metà tra Italia e Stati Uniti, è candidato all'Oscar per la colonna sonora di 'Quel Treno per Yuma'. E c'é anche il cortometraggio “Il supplente” di Andrea Jublin tra i corti candidati all'Oscar. Prodotto da SKY Cinema, “Il supplente” è una commedia sul mondo degli adolescenti e sullo smarrimento esistenziale degli adulti ed è risultato vincitore nella categoria Best Comedy all'ultima edizione dell'Aspen Shortsfest, titolo grazie al quale il cineasta torinese ha potuto sottoporre il film all'Academy.

L'errore di aver scelto Tornatore
di Paolo Mereghetti (Corriere.it, 23 gennaio 2008)

Col senno di poi potevamo aver ragione noi. Noi sette che avevamo sostenuto il film di Luchetti, Mio fratello è figlio unico, come candidato ideale dell'Italia agli Oscar. Eravamo stati sconfitti dagli altri otto membri della commissione, tutti graniticamente uniti a sostenere le ragioni di Tornatore e della sua Sconosciuta. Noi avevamo fatto presente che, al di là del valore intrinseco dei due film (nessuno dei quali era un vero capolavoro, detto per inciso) poteva essere meglio la commedia sessantottina di Accio e del suo fratello Manrico. Più immediatamente leggibile come italiana, più vicina alla tradizione della commedia popolaresca che aveva conquistato i pubblici di tutto il mondo, più attenta a quella idea di cinema come «interprete» della realtà che spesso è la carta vincente per candidarsi all'Oscar. Niente.
La contrapposizione è andata avanti fino a quando la maggioranza semplice era stata sufficiente per regolamento ad assegnare la vittoria al turgido melodramma di Tornatore. Ma poi non è bastata per strappare una nomination alla corsa per gli Academy Awards.

Peccato. Peccato perché il tentativo di rileggere la storia di quegli anni turbolenti - i Sessanta e i Settanta - con le loro contrapposizioni politiche, le loro simpatiche pagliacciate e le loro dolorose tragedie avrebbero potuto benissimo strappare più di un voto a chi poi ha scelto per gli Oscar solo film «storici» che raccontano momenti significativi della storia nazionale, i massacri di Katyn per la Polonia, la guerra nel Libano per Israele, una «truffa» nazista per l'Austria, il sogno mongolo per il Kazakhstan e la ferita cecena per la Russia. Peccato, perché uno sguardo dolceamaro dall'Italia ci sarebbe stato proprio bene...

 

 

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23 gennaio 2008
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