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No al crocifisso in classe

Secondo la Corte europea per i diritti dell'uomo la croce nelle aule scolastiche è contro la libertà di religione

04 novembre 2009

No al crocifisso nelle aule scolastiche. La Corte europea dei diritti dell'uomo con sede a Strasburgo, esaminando il ricorso presentato dalla signora Soile Lautsi, di Abano Teme, ha stabilito che l'esposizione del crocifisso in classe "è contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione".
Il ricorso a Strasburgo era stato presentato il 27 luglio del 2006 da Solie Lautsi, moglie finlandese di un cittadino italiano e madre di Dataico e Sami Albertin, rispettivamente 11 e 13 anni, che nel 2001-2002 frequentavano l'Istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre. Secondo la donna, l'esposizione del crocifisso sul muro è contraria ai principi del secolarismo cui voleva fossero educati i suoi figli.
Dopo aver informato la scuola della sua posizione, la Lautsi, nel luglio del 2002, si è rivolta al Tar del Veneto, che nel gennaio del 2004 ha consentito che il ricorso presentato dalla donna venisse inviato alla Corte Costituzionale, i cui giudici hanno stabilito di non avere la giurisdizione sul caso. Il fascicolo è quindi tornato al Tribunale amministrativo regionale, che il 17 marzo del 2005 non ha accolto il ricorso della Lautsi, sostenendo che il crocifisso è il simbolo della storia e della cultura italiana, e di conseguenza dell'identità del Paese, ed è il "simbolo dei principi di eguaglianza, libertà e tolleranza e del secolarismo dello Stato". Nel febbraio del 2006, il Consiglio di Stato ha confermato questa posizione.
Di qui la decisione della donna di ricorrere alla Corte europea di Strasburgo. I sette giudici autori della sentenza sono: Francoise Tulkens (Belgio, presidente), Vladimiro Zagrebelsky (Italia), Ireneu Cabral Barreto (Portogallo), Danute Jociene (Lituania), Dragoljub Popovic (Serbia), Andras Sajo' (Ungheria), e Isil Karakas (Turchia).

Il governo italiano ha annunciato il ricorso nei confronti della sentenza della Corte Europea. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Franco Frattini: "La decisione della Corte di Strasburgo ha dato un colpo mortale all'Europa dei valori e dei diritti'' e ''il governo farà ricorso''.
Il ricorso sarà presentato dal giudice Nicola Lettieri, rappresentante del governo italiano presso la Corte Europea, che nelle prossime settimane sottoporrà il ricorso a un mini-tribunale di 5 giudici, i quali decideranno l'ammissibilità alla Grande Chambre. Nel ricorso, spiega Lettieri, "sottolineeremo che noi non siamo uno Stato laico, ma concordatario, come sancito dall'articolo 7 della Costituzione, e che quindi ha rinunciato ad alcune delle sue prerogative".
La sentenza, ha dichiarato Fabrizio Cicchitto (Pdl), "suscita anche in chi è laico fortissime perplessità" e "l'Europa non può andare dietro ai fanatici e, per soddisfarli, annullare uno dei punti di riferimento che nel loro complesso costituiscono la nostra identità". Per Gianfranco Fini, anche se per un giudizio completo bisognerà attendere le motivazioni della sentenza europea, si augura che "non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni, che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana".
E se per il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, la sentenza "disorienta e preoccupa"', per il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini "la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al Cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione". "Nel nostro Paese - ha aggiunto - nessuno vuole imporre la religione cattolica, e tantomeno la si vuole imporre attraverso la presenza del crocifisso. E' altrettanto vero che nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità".
Per un'altra quota rosa del governo, Mara Carfagna, il ricorso è giusto perché "il crocefisso non è soltanto un simbolo religioso, ma testimonia una tradizione millenaria, dei valori condivisi dall'intera società italiana".
Per Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma, "c'è un seme anticattolico che germoglia in Europa e nel nostro Paese". Mentre per Roberto Calderoli (Lega), "la Corte europea ha calpestato i nostri diritti, la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni e i nostri valori. In ogni caso i crocifissi da noi resteranno sulle pareti delle nostre scuole". La sentenza, ha commentato Mario Borghezio (Lega), "è la fulminea e sinistra risposta dell'Europa al richiamo solennemente pronunciato il 31 ottobre, nel rievocare la caduta del muro di Berlino da Sua Santità Benedetto XVI, il quale auspicava 'che in questo processo della costruzione europea ciascun popolo non sacrifichi la propria identità culturale'".
Pier Ferdinando Casini (Udc) ha invece parlato di "pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione europea".

E se il neosegretario Pd Pierluigi Bersani è cauto (pensa che "su questioni delicate qualche volta il buon senso finisce di essere vittima del diritto" e che "antiche tradizioni come quella del crocifisso non possano essere offensiva per nessuno"), sinistra ed atei plaudono. "E' un grande giorno per la laicità italiana" ha affermato Raffaele Carcano, segretario nazionale dell'Uaar, Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. Mentre per Paolo Ferrero (Prc) la sentenza "ci segnala giustamente come uno stato laico debba rispettare le diverse religioni ma non identificarsi con nessuna".
L'Unione delle Comunità islamiche in Italia (Ucoii) non è entrata nel merito della sentenza. "Noi come musulmani - si è limitato a dire il portavoce Ezzedin el-Zir - non abbiamo mai chiesto l'eliminazione dei crocifissi dalle aule scolastiche".
Mentre è un'importante sentenza per i Cobas. "Il crocefisso in aula viola la libertà dei genitori e quella di religione", ha detto il portavoce nazionale Piero Bernocchi sottolineando come la scelta delle Corte europea affermi "quello che da sempre i Cobas e vari gruppi laici e anticlericali sostengono".

Netta e contraria, ovviamente, la reazione della Cei, che in una nota ha parlato di "sopravvento di una visione parziale e ideologica". Per l'Osservatore Romano "tra tutti i simboli quotidianamente percepiti dai giovani la sentenza colpisce quello che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del continente europeo". A nome della Santa Sede, ha parlato poi padre Federico Lombardi, secondo cui la decisione rivela un'ottica "miope e sbagliata", "accolta in Vaticano con stupore e rammarico. Stupisce che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata all'identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano".

Un crocifisso gigante sulla facciata del Bellini di Catania contro la decisione della Corte Europea - Da stamattina un grande crocifisso campeggia sulla facciata del teatro Vincenzo Bellini di Catania. La decisone è del sovrintendente Antonio Fiumefreddo dopo la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo. "La decisione della Corte di Strasburgo offende la identità millenaria dei cristiani e ferisce la storia di tolleranza e libertà dell'Europa - ha affermato Fiumfreddo - e una società é autenticamente libera se a ciascuno è data la libertà di esprimersi mentre desolante ed illiberale è quella società in cui occorre nascondersi per legge.In segno di protesta, sulla facciata del Bellini di Catania verrà esposto un enorme crocifisso, perché - ha spiegato il sovrintendente - sia chiaro che la nostra Fede non intendiamo nasconderla né toglierla dai muri ma vogliamo piuttosto esserne fieri. Non c'é dialogo, infatti, quando c'é rinuncia".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Ansa.it]

- Il no della Corte di Strasburgo al crocifisso nelle scuole di Saverio De Laura

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04 novembre 2009
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