No al disimpegno Eni a Gela
Sabato in 3.000 in strada nella città della Raffineria: "Non possiamo essere noi a pagare per la crisi"
Per dire "no al disimpegno dell'Eni e allo smantellamento dell'economia industriale". In tremila, sabato scorso, hanno dato vita a Gela alla manifestazione provinciale per "il lavoro, lo sviluppo e l'occupazione", organizzata da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, con la partecipazione del clero e dei sindaci del comprensorio gelese.
La mobilitazione popolare è stata "una prima risposta" al piano di rientro varato dall'azienda petrolifera contro la crisi del settore della raffinazione con lo stop per un anno di due delle linee di produzione dei carburanti e la cassa integrazione per 10 mesi nei confronti di 400 dipendenti del diretto e 300 dell'indotto.
Ma è stata anche una "manifestazione contro la mafia", come hanno sottolineato i dirigenti del sindacato, chiamando i lavoratori, con un minuto di silenzio e poi con un lungo applauso, a stringersi attorno "agli studenti e alla città di Brindisi, vittime, stamani, del terrorismo mafioso".
In piazza Umberto, dove il corteo è confluito dopo avere sfilato lungo il corso Vittorio Emanuele, hanno parlato i vertici sindacali, preceduti da un messaggio del vicario vescovile, monsignor Grazio Alabiso, parroco della chiesa madre, il quale ha invocato maggiore solidarietà verso chi soffre ("A Gela la crisi ha già creato troppi disperati") e ha rivolto pesanti accuse alla politica definita "insipida e poco attenta ai problemi esistenziali della gente".
Per Salvatore Pasqualetto, segretario provinciale della Uil di Caltanissetta, "Gela non può essere l'unica città a pagare i sacrifici che oggi la crisi ci impone"; il sindacalista ha denunciato l'alto tasso di disoccupazione che nel Nisseno ha raggiunto il 38%.
Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl, ha ammonito: "Niente più alibi per nessuno. Si rilancino le aree di crisi di Gela e di Termini Imerese. La Sicilia avvii una seria politica di sviluppo che attiri investimenti e crei lavoro. Non possiamo dipendere dagli interessi elettorali di qualcuno".
Serena Sorrentino, della segreteria nazionale della Cgil, infine, ha invitato a portare la "Vertenza Gela" nei contenuti della giornata di lotta sindacale del prossimo 2 giugno, a Roma, ha accusato il premier Monti di "manovre improntate a falsa equità che penalizzano solo lavoratori e pensionati".
I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, hanno illustrato le linee strategiche del sindacato per attutire i contraccolpi della crisi della Raffineria, sbloccare gli investimenti immediatamente disponibili e avviare gli strumenti per una ripresa a breve e medio termine.
Strategie, queste, che sono state al centro del tavolo negoziale aperto da tempo presso la prefettura di Caltanissetta con le istituzioni, le imprese appaltatrici, Confindustria, Lega delle cooperative ed Eni. Si cerca di ottenere la bonifica e l'utilizzo immediato delle aree dello stabilimento dove una volta c'erano gli impianti chimici ormai smantellati. Al loro posto potrebbero sorgere nuovi insediamenti produttivi, con servizi (acqua, luce, vapore e gas) a tariffa ridotta. Tante le richieste, tra cui quella della Mapei, un'azienda nazionale di materiale per l'edilizia.
All'Eni si chiede di realizzare le opere programmate con investimenti già disponibili per 480 milioni di euro. Per l'indotto si sollecitano gli ammortizzatori sociali e la possibilità di un utilizzo del personale anche all'estero, alla Regione e al governo nazionale si chiedono il finanziamento delle infrastrutture per lo sviluppo del comprensorio gelese e il varo di progetti esecutivi per potere utilizzare i pochi fondi europei ancora disponibili.
[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it]
- Bocciato il piano anticrisi dell'Eni per Gela (Guidasicilia, 16/05/12)