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No all'archiviazione per Renato Schifani

Il gip di Palermo ha disposto nuove indagini sull'inchiesta che vede l'ex presidente del Senato indagato per concorso per associazione mafiosa.

27 luglio 2013

Il Giudice per le indagini preliminari di Palermo, Piergiorgio Morosini, ha detto no all'archiviazione e disposto nuove indagini per il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani, indagato con l'ipotesi di concorso in associazione mafiosa. Il giudice ha invitato i pm a sentire alcuni pentiti per chiarire alcuni fatti.
La procura aveva chiesto l'archiviazione nel novembre scorso, reiterando l'istanza nell'udienza di quattro giorni fa. Contro Schifani le accuse di quattro pentiti, da Francesco Campanella a Gaspare Spatuzza, da Stefano Lo Verso a Innocenzo Lo Sicco.

"Dopo tre anni di indagini sulla mia persona - ha commentato Schifani - mi sarei aspettato che il gip accogliesse la motivata richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Palermo e ribadita in udienza. Tuttavia, come ho già dichiarato, gli approfondimenti istruttori disposti dal gip non potranno che confermare la mia totale estraneità a rapporti collusivi con esponenti mafiosi. Del resto, i collaboratori di giustizia indicati dal gip nella sua ordinanza di integrazione di indagine, nel corso di tutti questi lunghissimi anni, hanno reso numerosi interrogatori e sottoscritto protocolli di collaborazione nei quali non hanno mai fatto riferimenti alla mia persona".
Morosini ha dato ai magistrati della procura di Palermo 120 giorni di tempo per sentire Mario Cusimano, Giovanni Drago, Salvatore Lanzalaco, Nino Giuffrè, Innocenzo Lo Sicco e Tullio Cannella. Oggetto i possibili rapporti con la famiglia di Brancaccio e con i boss di Villabate della famiglia Mandalà.

La decisione del gip Morosini ha scatenato la reazione dei penalisti palermitani che si sono rivolti al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lamentando un attacco alla libertà di esercizio della professione forense ("se si colpisce il ruolo dell'avvocato si fa deflagrare il cuore dello stato di diritto") e proclamando lo stato di agitazione. "La Camera penale 'Girolamo Bellavista' di Palermo - si legge in una nota -, appreso dagli organi di stampa del contenuto dell'ordinanza di integrazione probatoria resa dal gip di Palermo nel procedimento penale riguardante l'avvocato Renato Schifani, esprime preoccupazione per le modalità dell'attività di indagine indicata, che prevede una incursione nell'attività professionale svolta ad oltre un ventennio di distanza, volta a ricercare in un quadro generalista non meglio determinato eventuali profili di illiceità nell'ambito dell'esercizio della professione forense, presidio di libertà a tutela dei diritti fondamentali del cittadino".

"Le attività di integrazione probatoria disposte d'ufficio dal giudice, anacronisticamente previste dal codice di rito, in quanto astrattamente contrastanti col principio di imparzialita' del giudice sancito dall'articolo 111 della Costituzione, nel caso di specie - prosegue la nota - invadono addirittura la fisiologica sfera di discrezionalità propria dell'attività dell'avvocato nell'esercizio delle proprie funzioni".

Intanto, Renato Schifani ha ricevuto piena solidarietà da Silvio Berlusconi: "Sono sicuro che sarà accertata la sua totale e incontrovertibile estraneità a qualsiasi accusa". "Sono vicino all'amico Renato Schifani, presidente del Gruppo dei senatori del Popolo della Libertà, colpito - si legge nella dichiarazione di Berlusconi - dall'inaspettata decisione del Gip di Palermo che ha disposto approfondimenti istruttori su fatti che risalgono a venti anni fa, nonostante la richiesta di archiviazione sostenuta e motivata dalla Procura di Palermo. Renato Schifani ha ricoperto nella scorsa legislatura la carica di presidente del Senato con dedizione assoluta al servizio dello Stato e con spirito al di sopra delle parti, come gli è stato unanimemente riconosciuto. Sono sicuro che sarà accertata la sua totale e incontrovertibile estraneità a qualsiasi accusa".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

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27 luglio 2013
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