No alle confische all'asta
Un no trasversale contro la norma che prevede la vendita all'asta dei beni confiscati alla mafia
Stralciare dalla Finanziaria la norma che prevede la vendita all'asta dei beni confiscati alla mafia. La richiesta di dare un freno ad una norma che rischia di far tornare case e terreni nelle mani di coloro a cui sono stati sequestrati cresce, e in maniera trasversale.
Ieri hanno fatto sentire chiara la propria voce sia il finiano Fabio Granata del Pdl, vicepresidente della Commissione Antimafia, sia l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni.
Nei giorni scorsi erano state le associazioni e alcuni giudici a sollevare il problema. La norma, però, rischia di passare vista il probabile ricorso alla fiducia del governo, a meno che non si decida di stralciarla.
"Le straordinarie operazioni di polizia di questi giorni e le politiche di contrasto alle Mafie sono giustamente rivendicate dal Ministro Maroni come fiori all'occhiello dell'azione di Governo. Ora però serve coerenza e segnali univoci e trasparenti: iniziamo dall'eliminare dalla finanziaria la possibilità di vendita ai privati dei beni confiscati alle mafie". Questa l'affermazione chiara di Fabio Granata, che ha rivolto un appello al ministro dell'Interno, Roberto Maroni. "Bene l'azione di contrasto e repressione, ma le Mafie non si battono con le sole operazioni di polizia: servono coerenza di atti e linguaggio e contrasto radicale alle zone grigie della politica e dell' economia. Accantoniamo ogni suggestione o progetto di revisione delle normative sui pentiti e sui reati associativi e sul 41 bis. Inoltre selezioniamo con cura e rigore i gruppi dirigenti perché le operazioni di polizia da sole non bastano per battere la Mafia bisogna stroncare la 'zona grigia' e le complicità politiche ed economiche", ha concluso Granata, ribadendo più volte il concetto.
Veltroni si è invece rivolto al presidente della commissione antimafia Giuseppe Pisanu, perché "intervenga sul governo". "Questa è una misura che riconsegnerebbe alla mafia ciò che è stato sottratto grazie alla legge Rognoni-La Torre, ed è minoritaria in Parlamento vista la posizione che contro di essa hanno assunto anche tanti parlamentari della maggioranza" ha detto Veltroni. La critica generalizzata al provvedimento deriva dal fatto che, in molti casi, i 3526 beni all'asta (spesso di difficile utilizzazione come segnalato da Alberto Custodere in un articolo di pochi giorni fa su Repubblica), resterebbero o inutilizzati o tornerebbero nelle mani dei precedenti proprietari.
"La norma che prevede la vendita dei beni confiscati deve essere stralciata, perché indebolisce il valore dell’aggressione ai patrimoni mafiosi e dà la possibilità ai boss di ritornarne in possesso attraverso i prestanome", ha dichiarato il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione Parlamentare Antimafia.
"Il governo - ha aggiunto Lumia - non può non prendere atto che questo provvedimento è criticato da tutto il mondo antimafia. Anche all’interno della maggioranza ci sono pareri discordanti". "Semmai - ha concluso il senatore del Pd - si istituisca un’Agenzia nazionale per velocizzare i tempi burocratici per il riuso sociale dei beni confiscati da mettere al servizio dei cittadini e del bene comune".
"Finalmente qualcosa si muove nel centrodestra. Granata, vice presidente della Commissione Antimafia, condivide le preoccupazioni che l'Italia dei Valori ha da tempo espresso sulla possibilità di vendita a privati dei beni confiscati a mafia e camorra. Bene! Questa è la strada maestra per dimostrare in concreto da che parte si stà, sin dalla sua presentazione l'Italia dei Valori ha ritenuto il comma in questione un aiuto oggettivo alle mafie", ha affermato Nello Formisano dell'Idv, accogliendo favorevolmente la posizione dichiarata da Granata. "In Aula vi saranno diversi emendamenti soppressivi del suddetto comma. Speriamo che il Parlamento, nella sua autonomia, cancelli una norma che, si ribadisce, diventa un aiuto oggettivo a tutte le mafie", ha concluso Formisano.
"Ribadiamo che la norma sulla vendita dei beni confiscati è sbagliata e costituisce un grave passo indietro nella lotta alle cosche. Auspichiamo che il Governo, in queste ultime ore, ritirandola, testimoni di 'fare' e non solo 'dire' che è impegnato al massimo nella lotta contro le mafie". Questo è quanto affermato dal presidente dell'Associazione Avviso pubblico Andrea Campinoti in una nota nella quale ha criticato il Governo per il proseguimento dell'iter della norma. "Campinoti, pur accogliendo con favore l'arresto di pericolosi latitanti, registra un forte distacco tra le parole e i fatti" criticando la norma che ha reso impossibile ai Comuni la costituzione di parte civile nei processi per mafia e l'approvazione dello scudo fiscale, che "agevola il rientro dei capitali di mafiosi e di corrotti". "Si parla di modificare - conclude - la normativa sulle intercettazioni e sulla durata dei processi che, se approvate, indeboliranno la lotta alle mafie e alla corruzione anziché rafforzarla".
Le voci di Veltroni, Granata e di tutte quelle che hanno già sposato la battaglia contro questa norma si uniscono a quelle dei 370 familiari delle vittime della criminalità organizzata aderenti a Libera, che nei giorni scorsi avevano scritto a Gianfranco Fini e a Giuseppe Pisanu: "Introdurre la possibilità che i beni confiscati non assegnati possano essere venduti significa, in pratica, riconsegnarli alle mafie". Una presa di posizione che ha trovato il pieno sostegno di gran parte dei magistrati che si occupano di confische dei beni alle cosche, che hanno firmato l'appello di Libera contro la vendita dei beni immobili confiscati prevista dalla legge finanziaria. "Invece di vendere i beni confiscati che, attraverso prestanomi rischiano di tornare alla mafia - aveva detto Francesco Menditto giudice delle misure di prevenzione a Napoli - occorre accelerare i procedimenti di confisca e di destinazione a fini sociali. Le mafie non si combattono solo con la repressione ma anche con gesti di alto valore simbolico, oltre che pratico: con la destinazione a fini socialmente utile dei patrimoni confiscati si riafferma la legalità e si restituiscono alla comunità i beni sottratti con l'intimidazione e la violenza".
Comunque, sul fronte della Finanziaria, resta confernato l'arrivo in Aula per domani. Approvato in commissione Bilancio con i soli voti della maggioranza, al testo potrebbe essere posta la fiducia. "Se ci saranno molti emendamenti lo faremo" ha detto il viceministro dell'Economia, Giuseppe Vegas. Nel frattempo l'opposizione affila le armi. "Se il governo è pronto alla discussione su alcuni temi noi siamo pronti a selezionare le nostre proposte e presentare solo alcune decine di emendamenti. Ma se invece vogliono prenderci in giro noi faremo la nostra parte. Il governo ci risponda domani in aula" ha replicato Pier Paolo Baretta del Pd. L'Idv, invece, chiude ogni spazio al dialogo: "Se la fiducia l'hanno messa in commissione figuratevi in Aula". Ma il relatore Massimo Corsaro taglia corto: "Credo che manterremo questo assetto e credo che, probabilmente, arriveremo al voto di fiducia".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it]
- Quei beni che furono della mafia... (Gudasicilia.it, 08/09/09)
- I risultati della lotta alla mafia del governo (Guidasicilia.it, 09/11/09)
- Sulla confisca dei beni mafiosi... (Guidasicilia.it, 18/11/09)
- I beni confiscati alla mafia li vendiamo noi... (Guidasicilia.it, 23/11/09)