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Questo non è sport. Catania come Beirut nell'insensata, abominevole guerra tra le ignobili bestie rossazzurro e la polizia

03 febbraio 2007


















In televisione le ''edizioni straordinarie'' bloccano i palinsesti e le scene che compaiono sullo schermo sono simili a quelle di qualche settimana fa arrivate da Beirut durante gli scontri tra gli accoliti di Hezbollah e la polizia governativa libanese. Ma non è il Libano e non sono integralisti islamici quelli che guerreggiano ignobilmente per le strade. Il luogo è Catania i terroristi sono gli integralisti del tifo. E' la guerriglia urbana assurdamente scoppiata per il derby siciliano tra Catania e Palermo e finita in tragedia.

Una tragedia che ha avuto la sua vittima, Filippo Raciti, 38 anni, ispettore capo di polizia, un esperto di ordine pubblico, visto che aveva un brevetto da istruttore. E da investigatore esperto aveva agito anche ieri sera, davanti lo stadio Massimino. Dopo ripetuti scontri aveva bloccato un tifoso del Catania e con un altro agente lo aveva fermato: il suo collega ha messo le manette all'ultras e l'ha portato via. Raciti è rimasto sul posto, è entrato in auto per fare un 'giro' attorno alla Curva Nord quando all'improvviso un'esplosione ha squarciato la vettura.
Due le ipotesi al vaglio degli investigatori: un pezzo di marmo lanciato dai tifosi l'ha centrato al torace e dopo una bomba carta è esplosa dentro la vettura. La miscela tra trauma polmonare e l'inalazione dei fumi del piccolo ordigno più quelli di altri petardi scoppiati vicino si sarebbe rivelata letale. L' altra ipotesi è che il trauma sarebbe stato causato direttamente dalla bomba carta. Dettagli che chiarirà l'autopsia disposta dalla magistratura che ha aperto un'inchiesta, ma che non consoleranno gli anziani genitori, la moglie e i due figli (uno di 15 e l'altro di 9 anni) dell'agente morto.

Subito soccorso da alcuni colleghi, Raciti li avrebbe tranquillizzati: ''Non è niente di grave non vi preoccupate'', avrebbe detto loro prima di perdere i sensi. La corsa verso l'ospedale è stata veloce quanto inutile. I medici hanno tentato di rianimarlo e sembrava avesse recuperato la forza per superare le difficoltà. Ma alle 22.10, nonostante gli sforzi dei medici, è morto.
La rabbia e il dolore sono palpabili tra poliziotti e carabinieri che auspicano ''la fine di queste guerriglie con interventi durissimi da parte delle autorità competenti''.
Tra gli agenti si parla di ''ultras del Catania in azione contro il Palermo'' ma ''il cui vero obiettivo è sempre e solo la polizia''. Lacrime di rabbia ma anche di dolore perché, ha spiegato qualche poliziotto, ''Filippo Raciti era una persona dolce, serena, un professionista ineccepibile, che lascia una famiglia splendida''.

Ma il bilancio della tragedia, non si è fermato con l'assurda morte dell'ispettore Raciti: un altro agente è ricoverato all'ospedale Garibaldi in gravi condizioni, ma non sarebbe in pericolo di vita. Centinaia i feriti: oltre 70 sarebbero agenti di polizia.
Una situazione insostenibile che ha spinto il commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli a fermare a tempo indeterminato tutti i campionati, da quelli giovanili a quelli delle squadre Nazionali.
Purtroppo non sono serviti a nulla gli appelli alla correttezza rivolti nei giorni scorsi alle due tifoserie, né le massicce misure di sicurezza adottate dalle forze dell'ordine: dal divieto di ingresso allo stadio agli sportivi sprovvisti di biglietto, all'imponente servizio di scorta per i tifosi palermitani. Gli ultras delle due squadre non sono venuti a contatto, separati da una rete guardata a vista da centinaia di agenti. Ma gli scontri ci sono stati: questa volta tra tifosi e forze dell'ordine. E il bilancio è pesantissimo.

La Procura della Repubblica di Catania ha aperto un'inchiesta. Lo ha confermato il procuratore capo facente funzioni Vincenzo D'Agata.
Le forze dell'ordine avrebbero bloccato e condotto in Questura e nella caserma dei carabinieri una ventina di persone per controlli. Sarebbero quasi tutti ultras del Catania, fermati durante gli scontri, la cui posizione è al vaglio della Procura della Repubblica. Nove tifosi del Catania, cinque adulti e quattro minorenni, sono stati arrestati dalla Digos della Questura di Catania. I fermi sono stati disposti dal sostituto procuratore Antonella Barrera, che ha nominato anche il medico legale per l'autopsia.

La cronaca del derby della follia
Tutto è cominciato all'inizio del secondo tempo. Il Palermo ha appena segnato il gol del vantaggio. I tifosi rosanero, arrivati allo stadio a partita iniziata per un errore degli autisti dei pullman che avrebbero sbagliato strada, raggiungono gli ingressi, scortati dalla polizia. Un gruppo di ultras catanesi, rimasti fuori dal ''Massimino'', prova ad avvicinarsi agli avversari. Gli agenti fanno muro e impediscono il contatto. La reazione dei supporters etnei è immediata: una pioggia di petardi e sassi, investe le forze dell'ordine che reagiscono lanciando i lacrimogeni. Il fumo arriva nello stadio: l'arbitro Farina ferma la partita.
Fuori dallo stadio si assiste a scene di guerriglia: l'aria è irrespirabile, gli agenti ormai caricano i tifosi catanesi. Alle 19:48, quaranta minuti dopo la sospensione, si torna a giocare. Si contano i primi feriti. Col passare dei minuti decine di persone si presentano all'ospedale Garibaldi. Contusioni, intossicazione da lacrimogeni, lievi escoriazioni per la maggior parte di loro. Non ci sono casi gravi. Subito gravissimo appare, invece, l'agente Raciti che muore dopo poco in ospedale.
Intanto intorno allo stadio si susseguono gli scontri con lanci di pietre, oggetti incendiati, scene di vera e propria guerriglia urbana che vanno avanti per ore con i tifosi del Palermo, l'arbitro e le squadre chiuse nello stadio mentre fuori impazza una violenza tanto stupida quanto cieca. Solo dopo un paio di ore la polizia riesce a disperdere le bande di teppisti scatenati e a riportare la pace nella città semidistrutta.

La Federcalcio: ''Stop a tutti campionati''
Dopo l'assurda tragedia di Catania è scattato lo stop ai campionati di calcio. La decisione è stata presa durante un vertice straordinario in Federcalcio. La decisione era stata anticipata da Luca Pancalli, commissario straordinario della Figc: ''Voglio fermare tutto, mi manca una sola telefonata ma la decisione è questa. Io adesso fermo tutto''. Pancalli ha inoltre anticipato di volere aprire ''immediatamente un tavolo permanente con tutte le componenti'', sportive e politiche: ''Così non è più possibile andare avanti, non è possibile''.
Sono state bloccate tutte e due le prossime partite della Nazionale di Roberto Donadoni. Al termine di una riunione con Gigi Riva e sentito anche l'altro vice commissario Coccia, il commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli ha deciso di di bloccare anche le due partite delle nazionali azzurre: mercoledì a Siena contro la Romania e il giorno prima a Chieti l'Under 21 contro il Belgio.
Lunedì vertice con Prodi - ''Non è sufficiente una giornata. Senza misure drastiche non si riparte''. Così Pancalli, parlando della sospensione dei campionati. ''Non è sufficiente una giornata e per questo lunedì ci ritroveremo per un tavolo di emergenza con Prodi i ministri Melandri e Amato''. ''E' una situazione che non riesco neanche a commentare, perdere la vita così a 38 anni è incredibile'' ha poi aggiunto il commissario straordinario della Federcalcio. Il numero 1 della Figc pensa alla famiglia del poliziotto che ha perso la vita a Catania durante gli scontri nel derby. ''Questo non è sport, sono d'accordo con Petrucci e con tutte le componenti del calcio e abbiamo bloccato tutto''.

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03 febbraio 2007
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