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Nobel per la Pace a Barack Obama

Riconosciuto lo ''straordinario lavoro per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli''

10 ottobre 2009

E' Barack Obama il Premio Nobel per la Pace 2009. Lo ha annunciato ieri mattina il Comitato per il Nobel spiegando che del 44° Presidente Usa è stato riconosciuto lo "straordinario lavoro per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli".
La prima reazione a caldo a Washington è arrivata dai funzionari dell'amministrazione Obama che si sono detti "piuttosto sorpresi" del premio che la Casa Bianca, evidentemente, non si aspettava. La notizia è arrivata a sorpresa ieri mattina quando il presidente del comitato norvegese ha letto la scelta fatta tra oltre 200 candidati. Lo stesso conduttore della Cnn non ha nascosto la sorpresa, spiegando di aver sentito il nome di Barack Obama nella motivazione letta in norvegese ma di preferire di aspettare la traduzione in inglese.

"Solo molto raramente
- si legge in una dichiarazione del comitato - una persona ha catturato nella misura in cui lo ha fatto Obama l'attenzione mondiale e dato alla sua gente la speranza di un futuro migliore. La sua diplomazia si fonda sul concetto che coloro che devono guidare il mondo devono farlo facendo leva su valori ed atteggiamenti condivisi dalla maggior parte della popolazione mondiale".
Il presidente del Comitato Oslo, Thorbjorn Jagland, ha spiegato che i giurati hanno preso in considerazione ciò che Obama ha fatto nel corso dell'ultimo anno, sottolineando - in risposta alla domanda sulle sfide che attendono Obama e gli Stati Uniti, ad esempio in Afghanistan - che il premio non è rivolto al futuro. "Obama - ha detto Jagland citando in particolare gli sforzi per promuovere il disarmo nucleare - ha fatto il massimo a favore della pace nel corso dell'ultimo anno. Ci sono state reazioni positive da parte della Russia e della Cina alle sue iniziative", ha aggiunto.
L'ex premier e ministro degli Esteri norvegese ha quindi ricordato il sostegno dato dal presidente americano alle organizzazioni internazionali. "Se guardate alla storia del Premio Nobel, abbiamo cercato di incoraggiare ciò che diverse personalità hanno tentato di fare", ha quindi ricordato, citando l'ex cancelliere tedesco e padre della 'Ostpolitik' Willy Brandt (premiato per il suo contributo alla distensione dei rapporti con i paesi dell'Europa dell'est) e l'ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov, che ha ottenuto il riconoscimento in nome del suo decisivo contributo alla pace nel mondo. Parlando con la CNN, Jagland ha reso noto che la decisione è stata presa all'unanimità da parte dei cinque giurati del comitato.

Eletto presidente lo scorso 4 novembre, entrato in carica il 20 gennaio Obama è anche il comandante in capo delle forze armate americane in questo momento impegnate in due conflitti, in Iraq ed Afghanistan. Come promesso durante la campagna elettorale Obama ha avviato il ritiro dell'Iraq, ma ha fatto propria, come guerra di necessità, il conflitto avviato esattamente otto anni fa da George W. Bush in Afghanistan dopo gli attacchi dell'11 settembre. E proprio in questi giorni il presidente è chiamato a prendere la difficilissima decisione riguardo all'escalation militare in Afghanistan, richiesta dai vertici militari americani sul campo che chiedono l'invio di rinforzi fino a 40mila unità.
Nella motivazione del premio, comunque, il presidente del comitato Thorbjorn Jagland, ha sottolineato lo straordinario impatto che il presidente americano ha avuto in questi 10 mesi alla Casa Bianca sulla ripresa della politica multilaterale e del dialogo abbandonata negli otto anni di amministrazione Bush. Una vera e propria rivoluzione per esempio sul fronte del clima: gli Stati Uniti, che con Bush erano usciti dall'accordo di Kyoto, ora si sono impegnati a diventare i leader del cammino verso un nuovo protocollo che possa contrastare i cambiamenti climatici, come ha assicurato Barack Obama prima al G8 dell'Aquila e poi il mese scorso al Palazzo di Vetro.
Importante anche la sua apertura al mondo islamico, l'impegno contro la proliferazione, che proprio in occasione dell'Assemblea Generale - durante la prima sessione della Consiglio di Sicurezza mai presieduta da un presidente americano - ha portato all'approvazione della risoluzione per la riduzione delle armi nucleari. Poi c'è stata la rinuncia al progetto di Bush, che aveva creato una pericolosa frattura con la Russia, di realizzare uno scudo anti-missile sul territorio delle repubbliche di ex area sovietica.

Il diretto interessato, il presidente Barack Omaba, si è detto commosso e non sicuro di meritare il Nobel per la Pace. Ma per Obama ieri è stato anche il giorno dell'Oscar delle polemiche. Dentro e fuori gli Stati Uniti molte critiche infatti sono piovute addosso al presidente americano per il riconoscimento attribuitogli dal comitato Nobel di Oslo.
Un premio che sorprende, e che alla fine potrebbe rivelarsi rischioso. E' questo un primo commento che Time ha pubblicato sul suo sito. Un premio che arriva troppo presto e che "rischia di aggiungere un enorme peso alle aspettative che Obama ha già portato con sé entrando in carica: e la realtà del governo ha già mostrato come molte di queste fossero ridicole". "Obama è alla Casa Bianca da otto mesi - continua il commento del settimanale - le sue ambiziose speranze per un accordo di pace in Medio Oriente e per un mondo denuclearizzato sono appena all'inizio".
"Completamente bizzarro e postmoderno" considera il premio il Wall Street Journal, che si chiede "perché" gli sia stato assegnato. "Non è chiaro. Per aver fatto pace con Hillary Clinton? - ha ironizzato il quotidiano americano - Per aver rinunciato allo scudo missilistico e per aver incoraggiato gli iraniani? Perché sta preparando un aumento delle truppe in Afghanistan?". "Pensateci, è così postmoderno - commenta ancora sarcastico il Wsj - un leader adesso può vincere il premio per la pace per aver detto che spera a un certo punto in futuro di portare la pace. Non lo deve fare, basta che abbia le aspirazioni. Geniale".
Il Nobel per la pace a "uno dei più giovani" presidenti degli Stati Uniti "è un riconoscimento straordinario che lo mette in compagnia di leader mondiali come Mikhail Gorbaciov e Nelson Mandela, ma è anche un potenziale handicap politico in patria" ha scritto il New York Times, sottolineando le critiche che sono già arrivate dal campo repubblicano. "La vera domanda che si pongono gli americani è: che cosa ha realizzato veramente il presidente Obama?" si legge infatti in un comunicato diffuso da Micheal Steele, presidente del Comitato nazionale repubblicano. "E' spiacevole che il potere di star del presidente abbia messo in ombra instancabili attivisti che hanno raggiunto traguardi lavorando per la pace e i diritti umani - ha detto Steele - Una cosa è certa, il presidente Obama non riceverà nessun premio dagli americani per i posti di lavoro creati, responsabilità fiscale o per aver messo da parte la retorica per le azioni concrete".
Un premio che è "un imbarazzo più grande della perdita delle Olimpiadi" attacca a testa bassa Rush Limbaugh, il commentatore ultraconservatore che in questi mesi non ha risparmiato nessun tipo di attacco al presidente democratico.

Reazioni contrastanti in America latina. In Venezuela la notizia è stata accolta con stupore da alcuni e con disappunto da altri. E' "una sorpresa" e un "compromesso", ha affermato il ministro degli Esteri Nicolas Maduro. "E' una burla per i diritti umani", ha invece dichiarato il Difensore civico, Gabriela Ramirez. "Obama sta appena cominciando a lavorare", ha obiettato Maduro, che ha chiesto al presidente Usa di dimostrare buona volontà rinunciando alle basi militari in Colombia. Per Maduro, alcune decisioni di Obama hanno provocato "tensioni" in varie parti del mondo e per questo "si è trattato più di un gran compromesso per la pace che di un premio alla realizzazione di obiettivi". Maduro, pur parlando di "speranze e aspettative" legate all'amministrazione Obama, ha chiesto al presidente Usa un "gesto" per la pace, "ritirando le basi militari che sono state annunciate in Colombia". Anche per Ramirez, l'accordo militare che gli Usa hanno raggiunto con la Colombia per ampliare la loro presenza militare in sette basi è un nodo centrale. Per il difensore civico, la decisione "risulta difficile da capire" e "confonde il mondo". Ramirez ha criticato l'accordo militare con la Colombia e ha affermato che, invece di accettare il premio, Obama dovrebbe chiudere le basi. "Il premio Nobel per la pace lo vince simbolicamente chi lavora per la pace. Non può ottenerlo il principale rappresentante di una potenza bellica", ha proseguito. Piuttosto che Obama, ha aggiunto Ramirez, avrebbe meritato il premio il presidente della Bolivia, Evo Morales.

Dure critiche dai Talebani dell'Afghanistan. "Condanniamo l'assegnazione del premio Nobel a Obama - ha affermato il portavoce talebano, Dhabihullah Mujahid, alla tv satellitare 'al-Arabiya' - perché da quando è presidente non ha fatto nulla di concreto per la pace in Afghanistan". "Non abbiamo visto alcun cambiamento della strategia - ha proseguito - e il Paese non è più stabile di prima".
E giudizi negativi arrivano pure da Hamas. Il presidente statunitense Barack Obama "non merita" il Nobel, dal momento che non è riuscito a garantire ai palestinesi i loro diritti legittimi. Parola di Fawzi Barhoum, portavoce a Gaza del movimento di resistenza islamica. "Riteniamo vi siano molte cose che Obama deve offrire al popolo palestinese per meritare questo riconoscimento. Obama dovrebbe cambiare i suoi modi ed essere onesto", ha detto Barhoum all'agenzia di stampa 'Xinhua'.
L'Iran non obietta all'assegnazione del riconoscimento a Obama a patto che questo possa servire come "incoraggiamento". Teheran tuttavia non nasconde di ritenere la decisione "prematura". "Il momento giusto per assegnare questo premio sarebbe stato quando le forze americane avessero lasciato l'Afghanistan e l'Iraq e si fossero schierate per i diritti della nazione palestinese oppressa", ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Manoucher Mottaki. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Mehr, Mottaki ha aggiunto che la decisione è stata "affrettata". "Ma se questo premio è causa di incoraggiamento per sconfiggere le politiche di guerra e unilaterali noi non abbiamo nessuna obiezione da sollevare", ha quindi affermato Mottaki.

"Troppo presto" è stato il commento laconico del'ex presidente polacco Lech Walesa, premio Nobel per la pace nel 1983. "Vedremo se farà quello che ha proposto", ha aggiunto Walesa, parlando del premio a Obama come un "incoraggiamento" per il suo mandato appena iniziato.
La decisione di premiare Obama è "molto triste" per Mairead Corrigan Maguire, la nordirlandese che ha ottenuto il premio Nobel per la pace con Betty Williams nel 1976. Secondo la Maguire, 65 anni, sono stati ignorati i desideri del fondatore del premio, Alfred Nobel, quando disse che era destinato a coloro che "rinunciavano al militarismo e alla guerra e si schieravano a favore della pace". "Il presidente Obama deve ancora dimostrare che intende proseguire seriamente in Medioriente, che vuole terminare la guerra in Afghanistan e molte altre cose ancora", ha detto Maguire citata dai media britannici.
E una stroncatura arriva da Maso Notarianni, direttore di Peacereporter, l'agenzia di stampa legata a Emergency. "Siamo certi di dire cosa a molti sgradita e certamente di essere una voce isolata, ma dare il premio Nobel per la pace al presidente degli Stati Uniti è come dare il premio di miglior vino dell'anno a una bottiglia di acqua minerale - osserva - Anzi, è persino peggio. Posto che non si premiano le migliori intenzioni, ma i fatti, oggi gli Stati Uniti sono direttamente impegnati in guerra in almeno quattro Paesi: Iraq, Afghanistan, Pakistan e Somalia".
A intervenire è poi lo stesso Gino Strada. "Un Nobel per la pace che fa la guerra mi sembra una contraddizione - sottolinea il fondatore di Emergency - vediamo cosa seguirà a questo premio. Se non sbaglio, l'altro ieri il Senato americano ha stanziato 300 miliardi di dollari per la guerra in Afghanistan nei prossimi otto anni...". "Sono stupito per questo premio Nobel - prosegue Strada - Se Obama prendesse sul serio il premio darebbe l'ordine di ritiro dall'Iraq e dall'Afghanistan domani mattina. Spero che lo prenda sul serio e che si assuma le responsabilità: non basta dire 'sono per il disarmo', si diventa credibili quando le armi si distruggono, quando non si usano. Se è un Nobel sulla fiducia, va bene, vediamo cosa segue a questo premio. Finora ho visto solo più finanziamenti e più armi per la guerra; se cambierà questa politica sono il primo ad esserne contento".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

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10 ottobre 2009
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