Nobiltà e... MISERIA
Il figlio dell'ultimo re d'Italia si trova in carcere per: corruzione, falso ideologico e sfruttamento della prostituzione
AGGIORNAMENTO - Ore 15:40
L'Ordine Giornalisti di Sicilia ha sospeso Salvatore Sottile
L'Ordine dei giornalisti di Sicilia ha disposto la sospensione dall'albo di Salvatore Sottile, raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare della magistratura di Potenza nell'ambito dell'inchiesta culminata con l'arresto di Vittorio Emanuele di Savoia. È quanto si legge in un comunicato dell'Ordine.
''La sospensione - aggiunge la nota - è una misura prevista da una norma della legge sull'ordinamento professionale, prevista dall'articolo 39 della legge che regola l'ordinamento della professione di giornalista''. L'articolo in questione recita: ''Debbono essere cancellati dall'Albo coloro che abbiano riportato condanne penali che importino interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel caso di condanna che importi l'interdizione temporanea dai pubblici uffici, l'iscritto è sospeso di diritto durante il periodo di interdizione. Ove sia emesso ordine o mandato di cattura, gli effetti dell'iscrizione sono sospesi di diritto fino alla revoca del mandato o dell'ordine. Nel caso di condanna penale che non importi la pena accessoria di cui ai commi precedenti, il Consiglio dell'Ordine inizia procedimento disciplinare ove ricorrano le condizioni previste dal primo comma dell'art. 48''.
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E' pure caduto dalla brande della cella, il principe Vittorio Emanuele di Savoia, arrestato venerdì scorso con le poco aristocratiche accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso ideologico e allo sfruttamento della prostituzione.
Deve sentirsi frastornato il figlio dell'ultimo re d'Italia, che si dice innocente, dentro la cella del carcere di Potenza, ma se si sbaglia si deve pagare e siccome ''la Legge è uguale per tutti'', almeno nella Repubblica Italiana ogni tanto ci si ricorda di questo, in gattabuia devono andarci a finire, se è il caso, politici, principi, re, conti, commercialisti, casalinghe, muratori, finanzieri, tutti alla stessa maniera.
Ora, siccome troppo spesso il fondamentale precetto sull'uguaglianza della legge nei confronti di tutti (e viceversa) viene eluso, infangato e umiliato, uno che è principe può pensare: ''Come? Ma io sono principe e in carcere non ci posso andare!'', e quindi nel momento in cui uno così sente la stretta delle manette intorno ai polsi e lo sbatacchio del portone della cella dietro le spalle, e ovvio che si senta stranito e caschi dalla branda. Come è ovvio che lo psicologo del carcere, ieri mattina una specifica domanda gliel'ha voluta fare: ''Maestà - così l'ha chiamato - mi date la vostra parola d'onore che non vi suiciderete?''. E l' ''innocente'' principe di Savoia rispondendogli con un sorriso e gli ha detto: ''Certo che vi do la mia parola, state tranquillo, non accadrà''.
Beh, certo le accuse sono pesanti, ma stringi stringi di cose da aristocratici si tratta, o meglio, di cose appartenenti alla decadenza dell'aristocrazia: gioco d'azzardo, puttane e scambi di favori. Di fatti del genere la storia ne è piena.
Insieme al figlio dell'ultimo re d'Italia sono stati arrestati anche il portavoce di Gianfranco Fini, Salvatore Sottile, e il sindaco di Campione d'Italia.
Un arresto che sembra essere legato alla cosiddetta ''banda delle truffe'', la gang specializzata nelle truffe milionarie agli imprenditori di mezza Italia sgominata nel maggio scorso da quello stesso pm di Potenza che ha chiesto le manette per il principe Emanuele di Savoia, Henry John Woodcock, già soprannominato il ''giudice dei vip'' per via di un'inchiesta che tre anni fa travolse un'ottantina di celebrità tra ministri, personaggi dello spettacolo e del giornalismo.
Tredici arrestati in tutto, e tra loro come già detto, il portavoce di Fini (il presidente di An è del tutto estraneo alla vicenda), Salvatore Sottile, ai domiciliari. Secondo l'accusa, questo avrebbe ottenuto prestazioni sessuali promettendo carriera e successo ad una show-girl. Indagato a piede libero anche un funzionario della Rai, complice nelle malefatte di Sottile.
Nella rete dei giudici sono finiti tra gli altri due dirigenti dei Monopoli di Stato, il direttore generale Giorgio Tino, e la dirigente dell'ufficio apparecchi da intrattenimento, Anna Maria Lucia Barbarito. Secondo l'accusa i due dirigenti hanno qualcosa a che fare con il mercato dei nullaosta. Tino e Barbarito avrebbero favorito il rilascio di alcune centinaia di autorizzazioni per installare videogiochi: in cambio, sempre secondo l'accusa, Anna Maria Barbarito avrebbe ricevuto denaro e altri regali, anche preziosi, e Tino, il direttore generale del Monopolio, la nomina nel consiglio di amministrazione della Scuola nazionale del cinema e la promessa della conferma nell'incarico ai Monopoli di Stato. In carcere anche il sindaco di Campione d'Italia, Roberto Salmoiraghi che si dice, anche lui, ''del tutto estraneo ai fatti''.
Ma vediamo nello specifico, aiutandoci con un articolo del Corriere di Giovanni Bianconi e Fiorenza Sarzanini, quali sono le accuse che pendono sul groppone reale di Vittorio Emanuele di Savoia.
Affari da milioni di euro conclusi pagando mazzette. Gioco d'azzardo come attività principale, con annesso giro di prostitute, ma anche riciclaggio nei Casinò, ospedali da costruire all'estero, slot-machine illegali distribuite in Libia e in Russia.
Secondo l'accusa, il ''leader indiscusso'' dell'organizzazione che si occupava di tutto questo popò di ''lavoro'', era proprio lui, il principe Vittorio Emanuele, colui che ''con allarmante sistematicità utilizza tutti i suoi legami istituzionali e massonici per raggiungere e penetrare l'organo istituzionale di interesse, ponendo le basi e curando le linee fondamentali degli accordi corruttivi di volta in volta conclusi, appunto, con l'amministrazione o l'organo di turno. Accordi e relazioni intessuti e gestiti, nel dettaglio, con altrettanta abilità e sistematicità dagli efficienti consociati, soci in affari del Savoia, e in particolare dal Bonazza e dal Migliardi''.
E qui sbucano altri due nomi, il primo, imprenditore veneto di 62 anni, è ''un assiduo e intimo frequentatore'' del principe di Savoia; Bonazza è l'anello di congiunzione tra Vittorio Emanuele e il secondo soggetto nominato, Rocco Magliardi, messinese di 53 anni, ''soggetto pluripregiudicato, in odore di criminalità organizzata e con rapporti e relazioni con pericolosi esponenti della mafia siciliana, in particolare quella catanese''.
Di tutta questa ''non nobile'' storia, il giudice di Potenza ne ha tracciato il ''nucleo dell'attività associativa in esame'', è l'ha riassunto nella premessa all'ordine di arresto...
Sostiene il magistrato che tutto ruota intorno alla ''penetrante quanto efficace attività di mediazione con la pubblica amministrazione e con gli apparati politico-istituzionali coinvolti, seppure a diverso titolo, nel settore del gioco d'azzardo''. Il trucco messo in atto da questa ''vera e propria società criminosa di servizi'' è quello di instaurare ''rapporti e relazioni deviate, patologiche ed ispirate al reciproco scambio di favori, dominato cioè dalla corruzione''.
L'irruzione nel mondo del gioco d'azzardo, secondo la ricostruzione dell'accusa, avveniva attraverso il mercato delle licenze per il gioco legale, poi trasformato in illegale attraverso la manomissione delle slot machine realizzata con le schede elettroniche taroccate. Che non solo cambiavano la natura dei giochi, da leciti a illeciti, ma truccavano anche le vincite.
La concessione dei nulla osta per attivare i videogiochi viene rilasciata dai Monopoli di Stato, e dunque bisognava muoversi per ottenere facilitazioni e permessi. Anche con la corruzione.
Tra le contropartite, con uno specifico capo d'imputazione, gli accusatori hanno inserito anche la vicenda di una ''ragazza aspirante a entrare nel mondo dello spettacolo e in particolare nel settore televisivo'' che sarebbe stata convinta dal dirigente della Rai Giuseppe Sangiovanni ad avere incontri galanti proprio con Sottile (presentato come ''persona influente e importante'') per ''poter sfondare nel mondo dello spettacolo, e cioè poter partecipare a trasmissioni o spettacoli televisivi''.
Un altro ''disegno criminoso'' contestato è quello per ottenere ''l'affidamento di commesse nei settori ospedaliero e della telefonia della Repubblica di Bulgaria''. Con questo obiettivo Vittorio Emanuele e l'imprenditore residente in Austria, Pierpaolo Cerani, avrebbero promesso al primo ministro bulgaro, Simeone di Bulgaria (cugino del principe di Savoia), ''denaro e altre utilità''. Cerani, in un'intercettazione telefonica, dice ''di averne finanziato la campagna elettorale, giungendo finanche a sobbarcarsi le spese di viaggio dell'illustre uomo di Stato e dei suoi ministri'. Perché Simeone ''garantisse l'affidamento al Cerani e al Savoia di un incarico per la realizzazione di un complesso ospedaliero in Bulgaria'', il 25 giugno scorso Cerani avrebbe consegnato a Simeone ''una somma di denaro''.
Ma non finisce qui...
Infatti, Vittorio Emanuele, l'imprenditore amico Bonazza e altri sono accusati di sfruttamento della prostituzione perché ''stabilendo espressamente di provvedere al reclutamento e allo sfruttamento di un numero indeterminato di prostitute'', procurate da una prostituta dell'Est europeo, ''da mettere a disposizione dei giocatori del casinò di Campione d'Italia e, in particolare dei facoltosi ''personaggi siciliani'' legati alla criminalità organizzata, amici di di Rocco Magliardi''. Quest'altro ''disegno criminoso'' prevedeva di offrire ai giocatori ''un pacchetto completo'' idoneo ad invogliare a recarsi a Campione d'Italia''.
E ancora, per trasportare senza intralci un'arma in Italia, Vittorio di Savoia avrebbe corrotto dei funzionari alla frontiera del Traforo del Monte Bianco, e per finire dalle intercettazioni emergerebbe anche il reato di ''accesso abusivo a un sistema telematico'', allorché tre persone, ''su istigazione di Vittorio Emanuele e di Emanuele Filiberto, si introducevano abusivamente nel sistema protetto del server del sito internet w w w . p r a v d a - news.com'', che conteneva pagine che non parlavano bene della famiglia reale, ''provvedendo a "bombardare", sabotare, cancellare e oscurare in modo definitivo il suddetto sito''.