Nokia Siemens: i lavoratori a rischio licenziamento incrociano le braccia
Da Palermo niente reperibilità e nessuno straordinario, né di giorno né di notte.
Niente reperibilità e nessuno straordinario, né di giorno né di notte. E' questa la nuova protesta dei 35 lavoratori catanesi e palermitani della Nokia Siemens Network a rischio licenziamento dopo i tagli decisi dall'azienda e la possibile chiusura delle sedi di Catania e Palermo.
L'incontro di lunedì a Milano è finito nel nulla. A sedersi attorno ad un tavolo sono stati i sindacati Fiom, Fim e Uilm ed Assolombarda. Ma nessuna stretta di mano, solo un rinvio: nuovo incontro il 16 luglio, ancora nel capoluogo lombardo. "Ma, nel frattempo - ha spiegato il segretario provinciale della Fiom Cgil di Catania Stefano Materia - la mobilitazione continua. Abbiamo anche chiesto perché, tra le soluzioni alternative, l'azienda non si focalizza quelle derivanti dalla possibilità di utilizzare altre forme di ammortizzatori sociali. Ci hanno risposto che c’è una disponibilità. Ma nessuno è sceso nei particolari. Semmai, è stato fatto riferimento, e in maniera velata, a spin-off con altre azienda o ad eventuali formule, che noi riteniamo comunque di difficile attuazione, di autoimprenditorialità".
I numeri sono sconsolanti: i debiti arrivano a 7 miliardi, il flusso negativo è attorno ai 2,7 miliardi con previsioni a tinte fosche per quest'anno. Nel frattempo, in tutta Italia già 90 dipendenti hanno accettato di andare via dall'azienda in modo volontario. Situazione delicata: se i sindacati respingono i licenziamenti e propongono misure alternative, l'azienda - aggiunge Materia - risponde che "la condizione economico finanziaria è molto grave: scaturirebbe una certa urgenza nell'attivare i tagli perché sostiene di non potersi più rivolgere alle case madri per il finanziamento delle attività".
Per i sindacati, i lavoratori siciliani sono ancora più a rischio perché meridionali: "I lavoratori siciliani subiscono il peso maggiore di una procedura di licenziamento perché le loro sedi si trovano nel Meridione - ha sottolineato la segreteria della Fiom Cgil di Catania - A dire dell'azienda, distanti dalle sedi operative dei clienti più importanti. Per noi questo è inaccettabile e ingiustificabile visto che le loro prestazioni avvengono in remoto e lavorano per operatori e servizi distribuiti non solo su scala nazionale ma europea e mondiale. In più l’azienda delocalizza i servizi in Portogallo assumendo le stesse figure professionali in esubero in Sicilia".
Per il vice segretario nazionale Ugl Metalmeccanici Luca Vecchio "faremo tutto il possibile per evitare gli esuberi e l’abbandono della Sicilia da parte della multinazionale per delocalizzare all’estero. Le istituzioni devono mobilitarsi subito affinché i lavoratori non paghino ancora una volta il costo di decisioni unilaterali e di mancate assunzioni di responsabilità da parte di chi governa il territorio".
All'inizio del mese era intervenuto anche il senatore del Pd Enzo Bianco, che aveva incontrato il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. Sulla questione è stata presentata pure un'interrogazione parlamentare firmata dallo stesso Bianco con Anna Finocchiaro, Gianpiero D'Alia, Nino Papania, Carlo Vizzini, Marilena Samperi, Alessandra Siragusa e Marco Causi. Per i parlamentari, che si erano rivolti al ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e al ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo, la chiusura "costituirebbe un grave passo indietro per tutto il meridione" e "cancellerebbe una realtà importante per il territorio capace di contribuire efficacemente all'innovazione, allo sviluppo di competenze e alla creazione di un qualificato indotto nelle realtà locali". [Fonte: Italpress - Corriere del Mezzogirono]
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