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Non c'è giustizia per Nicola Calipari. Celebrato dall'Italia come un'eroe e poi da questa abbandonato

26 ottobre 2007

Non c'è stata giustizia per Nicola Calipari, l'agente del Sismi che il 4 marzo 2005 venne ucciso a Bagdad dal ''fuoco amico'' americano mentre rientrava dall'operazione che aveva messo in salvo Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto sequestrata da un gruppo di rapitori iracheni.
Il marine americano che sparò contro Calipari, Mario Lozano, ieri è stato prosciolto dalla terza corte d'assise di Roma che ha dichiarato un difetto di giurisdizione e disposto il non luogo a procedere per il militare. La decisione è stata presa dal collegio presieduto da Angelo Gargani dopo una camera di consiglio durata più di due ore.
Il pronunciamento della Corte ha quindi posto fine al processo a Lozano, mai comparso davanti all'autorità giudiziaria italiana, per omicidio volontario. La Corte di assise, in particolare, ha deciso sulla base di un'eccezione sollevata dall'avvocato Alberto Biffani, difensore dell'imputato, il quale rivendicava la carenza di giurisdizione dell'Italia a processare l'ex soldato. La Corte, quindi, ha accolto le argomentazioni dell'avvocato Biffani il quale, tra l'altro, sosteneva il difetto di giurisdizione alla luce dell'adesione dell'Italia ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza secondo la quale tutto il personale della coalizione che opera in Iraq è sottoposto alla giurisdizione dello Stato di invio.

Duro il commento della vedova del funzionaro, Rosa Villecco Calipari, attualmente eletta al Senato nelle file dell'Ulivo: ''Lo hanno ucciso una seconda volta, e questa volta in nome del popolo italiano''.  ''La Corte - ha aggiunto - ha dovuto decidere sulla qualificazione del delitto politico senza conoscere gli atti. La sovranità del nostro Stato si ferma davanti alla discrezionalità di un cittadino straniero che decide di non mettere piede in territorio italiano''. ''Non possiamo chiedere giustizia su quello che il popolo italiano ha definito un eroe e non abbiamo la possibilità di giudicare chi ha ucciso mio marito, al quale lo Stato Italiano ha dato la medaglia d'oro al valor militare. Forse dovrei rinunciare alla medaglia''. Rosa Villecco Calipari, dopo lo stop al procedimento per portare a giudizio il soldato Lozano ha le idee chiare: ''Mi chiedo che senso, infatti, ha se poi non si può giudicare in contumacia e stabilire che cosa è accaduto - spiega -. E' un fatto sorprendente che non abbiamo giurisdizione sull'omicidio di Nicola. Ancora una volta sudditi...''.
Ma lo sconcerto però non ha cambiato la determinazione di Rosa Villecco a ''cercare la verità'': ''Aspetto le motivazioni dopodiché ho la possibilità di ricorrere in Cassazione. Ma andrò oltre in ogni sede competente... c è la Corte di Giustizia Europea. Non mi fermo. Non è possibile che io non possa avere contezza di quello che è successo. Voglio affermare il diritto mio e dei miei figli a sapere se, oltre alla responsabilità diretta di Mario Lozano, ci sono altri responsabili''.

Amaro anche il giudizio di Giuliana Sgrena, che da quel ''fuoco amico'' fu ferita: ''Ha vinto l'arroganza americana che non voleva questo processo [...] E' una decisione incredibile e inconcepibile non si vuole fare giustizia per Calipari, celebrato come un eroe quando è tornato in Italia in una bara. Ma l'Italia non vuole capire cosa sia successo''. ''A Lozano non ho nulla da dire - ha concluso Sgrena - vorrei conoscere la verità e solo lui poteva dircela. Di fatto l'Italia ha rinunciato alla sua sovranità attraverso questa sentenza''.

- ''Mi dispiace ancora ma quella era una missione suicida'' di A. Zampaglione

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26 ottobre 2007
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