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Non c'è pace per il Chiaraluna

Il peschereccio mazarese, sequestrato a marzo dai libici, adesso è stato fermato dalle autorità tunisine

26 agosto 2009

Prima i libici, ora i tunisini e per il 'Chiaraluna', peschereccio della flotta di Mazara del Vallo (Tp), sembra non possa esserci possibilità di poter svolgere con serenità la propria attività. Infatti, non bastano accordi bilaterali, patti tra governi, strette di mano tra responsabili di cooperative ittiche per fermare "la guerra dell'oro rosso", il gambero gigante, nel 'Mammellone' del Mediterraneo, una secca ricca di questo pregiato crostaceo.
E' nell'ambito di questa "guerra" che ieri mattina il 'Chiaraluna', 117 tonnellate di stazza e lungo 30 metri, con a bordo sette uomini di equipaggio (tre italiani e quattro tunisini) è stato sequestrato da una motovedetta militare tunisina a Sud del Canale di Sicilia e "scortato" nel porto di Sfax. Il 4 marzo scorso il 'Chiaraluna' era stato sequestrato dalle autorità libiche mentre si trovava a circa quaranta miglia a Nord della costa africana e rilasciato dopo cinque giorni (LEGGI).

L'imbarcazione era partita da Mazara del Vallo una ventina di giorni fa. A bordo del natante si trovano il capitano Angelo Giacalone, 45 anni, il nostromo Salvatore Asaro, 56 anni, Francesco Pernice, 51 anni, Abdelkarim Amara, 27 anni e Racem Rettani, 38 anni, Joussef Benoun, 47 anni e il direttore di macchina Said Doumi, 50 anni. Quest'ultimo e Francesco Pernice erano a bordo del Chiaraluna quando venne sequestrato dai libici. Da marzo il motopesca era rimasto alcuni mesi in cantiere. Questa è la seconda volta che esce per una battuta di pesca.
"Prima la Libia e ora la Tunisia. Non me la sento più di fare l'armatore. Non è accettabile quanto accade. Non capisco perchè nelle acque del Mediterraneo possano pescare tutti tranne gli italiani". E' demoralizzato Francesco Campo, l'armatore del 'Chiaraluna'. "Stamattina (ieri mattina per chi legge, ndr) intorno alle 7 ho parlato col capitano che mi chiedeva cosa dovesse fare. Anche se potevano benissimo scappare ho detto di fermarsi perchè scappano i ladri, ma noi non stavamo facendo nulla di male. Il peschereccio si trovava nell'area per così dire alla periferia del Mammellone, era a circa 40 miglia da Lampedusa e a quasi 90 miglia dalla Tunisia, quindi in acque internazionali e non aveva neppure pescato a bordo. I militari tunisini, però, sono saliti ugualmente e sotto la minaccia delle armi hanno intimato i miei uomini di seguirli col motopesca".
"Ora - ha detto ancora Campo - per me ricomincia un nuovo calvario. Certo, ad agosto potevo lasciare il peschereccio a riposo, lo avrei fatto se non avessi dovuto recuperare tutto il denaro perduto in questi ultimi mesi a causa del fermo forzato del peschereccio dopo il sequestro libico".
L'armatore ha confermato che il 'Chiaraluna' ha fuori servizio il blue box, che serve a segnalare la posizione del motopesca quando è in navigazione. "L'attrezzatura - ha detto - è ministeriale. Alla stazione radio di Palermo, che dovrebbe captare la posizione del peschereccio, dicono di non ricevere nulla ma il tecnico da loro stessi inviato quando viene a bordo dice che l'apparecchiatura è funzionante. Il problema del mancato funzionamento del blue box, perciò, non è nostro".

Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, appresa la notizia del sequestro del Chiaraluna - dice una nota - "si è attivato con il ministero degli Esteri affinché, tenuto conto del fatto che il peschereccio al momento del sequestro stava operando in acque internazionali, si adoperi presso le autorità locali per una rapida liberazione".
Il presidente della Provincia di Trapani, Mimmo Turano,  ha subito attivato i suoi uffici. "Con vero dispiacere - ha affermato Turano - apprendo che, uomini del mare di Mazara del Vallo sono stati sequestrati. Ho dato mandato all'assessore Lisma di assicurarsi sullo stato di salute dell'equipaggio e di intervenire presso il locale consolato tunisino per avere maggiori informazioni sulla vicenda".
"Esprimo rammarico per il sequestro del peschereccio mazarese 'Chiaraluna' da parte dei tunisini perché proprio quando pensavo che i nostri rapporti proprio con la Tunisia fossero cordiali ci arriva questa notizia", ha detto il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi. "Ho saputo che il peschereccio sarebbe stato fermato nella zona del Mammellone - ha aggiunto - che comunque è costituita anche di acque internazionali. Dalle prime voci che mi sono arrivate l'errore sarebbe stato del capitano del nostro peschereccio il quale sarebbe incorso nello sbaglio di andare in quell'area a causa di una strumentazione di bordo guasta. Credo tuttavia che i buoni rapporti tra l'Italia e la Tunisia porteranno a una felice soluzione della vicenda".
"Verificare come sono effettivamente andate le cose auspichiamo che la Tunisia rilasci al più presto il peschereccio Chiaraluna''. Queste le parole di Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo per la pesca Cosvap di Mazara del Vallo che con il ministro della Pesca tunisino e con l'Utap, l'istituto nazionale tunisino per la pesca, ha firmato circa un anno fa un protocollo d'intesa e di cooperazione anche scientifica per lo sviluppo del settore. "Il nostro auspicio che il 'Chiaraluna' venga rilasciato al più presto deriva anche dagli eccellenti rapporti che sussistono tra la Tunisia e la Sicilia e in particolare Mazara del Vallo dove il tunisino si parla ormai da decenni per via della presenza in città della maggiore comunità tunisina in Italia".

[Informazioni tratte da Ansa.it, La Siciliaweb.it, Corriere.it, Repubblica/Palermo.it]

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26 agosto 2009
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