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Non c'è posto per i ''cattivi maestri''... La Cassazione mette al bando le ''maniere forti'' dalle aule scolastiche

15 settembre 2007

I genitori più grandi e i nonni hanno sempre raccontato ai propri figli e nipoti i ''metodi educativi delle scuole di un tempo'', infarcendo i propri ricordi chi di orgoglio chi di un senso di ''scampato pericolo'': Quando andavo a scuola io il maestro ragionava con la bacchetta in mano... guai a sgarrare.
Che la scuola delle bacchettate e dell'inginocchiamento sui ceci fosse una scuola sbagliata lo si è capito da tempo. Certo l'esasperazione degli ultimi anni causata dall'aumento del bullismo, nonché da una generale desensibilizzazione dei giovanidoggi, ha fatto pensare a qualcuno che, forse, il viatico giusto per ristabilire le regole sarebbe quello di riprendere in mano la situazione ricorrendo alle arcaiche usanze, ma le ''maniere forti'' difficilmente ritorneranno ad essere accettate come metodo educativo dopo che intere generazioni di insegnati si sono nutriti alla mammella della signora delle Millelire, Maria Montessori.

Infatti è ormai certo che i metodi di educazione rigidi ed autoritari, che ''utilizzino comportamenti punitivi, violenti o costrittivi'' sono pericolosi, ma anche dannosi per la salute psichica degli allievi, specie se si tratta di bambini piccoli. Ad affermarlo non sono solo psicologi, sociologi o studiosi dell'infanzia, ma anche la Giustizia, tanto che la Cassazione ha messo al bando le ''maniere forti'' dalle aule condannando per maltrattamenti un maestro violento della scuola elementare 'Buon fanciullo' di Siracusa.
In particolare, la VI sezione della Cassazione - sentenza n. 34674 - ha reso definitiva la condanna a tre mesi di reclusione, per abuso dei mezzi di correzione nei confronti dei suoi piccoli alunni, nei confronti del maestro elementare Giuseppe C., che percuoteva i bambini, in alcuni casi li faceva spogliare, li rinchiudeva in un armadio o si metteva sopra di loro con una sedia per punirli della loro irrequietezza.

La Cassazione ha convalidato la ricostruzione delle dichiarazioni rese dai minori maltrattati che, evidenzia Piazza Cavour, ''non sono bambini molto piccoli e la loro audizione è sempre avvenuta con l'ausilio di una psicologa, con funzione di sostegno psicologico, proprio al fine di evitare che nel racconto dei ragazzini potrebbero provocarsi distorsioni''. Dal racconto dei piccoli, emergeva che il maestro C., per mantenere la disciplina in classe, ''ci dava legnate, poi ci dava i soldi per non farci parlare''.
Bocciando il ricorso del maestro, che sosteneva di non aver provocato alcun danno ai suoi allievi, la Suprema Corte ha sottolineato che ''gli atti compiuti dall'imputato - come emerso nel corso del processo - hanno realizzato traumi psicologici per le piccole vittime e, perciò, fatti da cui deriva pericolo di una malattia nella mente delle parti offese''.

Alla stregua delle più ''recenti acquisizioni scientifiche'', ha aggiunto la Cassazione, tale pericolo ''sussiste ogni qualvolta ricorre il concreto rischio di rilevanti conseguenze sulla salute psichica del soggetto passivo, essendo ormai opinione comune nella letteratura scientifico-psicologica che metodi di educazione rigidi e autoritari, che utilizzino comportamenti punitivi, violenti o costrittivi, come quelli realizzati dall'imputato, siano non soltanto pericolosi, ma anche dannosi per la salute psichica, così da essere responsabili di una serie di disturbi variegati e complessi''. Tra questi i giudici hanno annoverato ''lo stato d'ansia, l'insonnia e la depressione'' e, ''quando il trauma si è verificato nei primi anni di vita'', si possono manifestare ''veri e propri disturbi caratteriali e comportamentali nell'età adulta''.

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15 settembre 2007
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