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Quello di ieri è stato il Cdm più drammatico dell'intera legislatura dove è stato partorito un maxiemendamento poco convincente

03 novembre 2011

Quello di ieri sera è stato il Consiglio dei ministri più tormentato della legislatura, addirittura interrotto da Silvio Berlusconi per "un momento di riflessione". Nella riunione straordinaria di ieri, tra tensioni e interruzioni, il governo ha esaminato le misure anticrisi con cui rispondere alle richieste dell'Europa. Che non saranno contenute in un decreto legge, non gradito al Colle, ma in un maxiemendamento alla legge di stabilità. E che non comprendono una patrimoniale o un prelievo forzoso dai conti correnti, come confermato dal ministro Saverio Romano all'uscita da Palazzo Chigi. Una decisione che il ministro Roberto Calderoli ha commentato così: "Decreto legge alla memoria: quando si calano le braghe bisogna stare molto attenti a coprirsi le spalle perchè svolazzano i temuti uccelli paduli...".
Poco dopo il termine della riunione arriva il commento del Partito Democratico: "A una prima occhiata siamo assolutamente lontani da quel che ci vorrebbe. Purtroppo".

LE MISURE. Dalle bozze di manovra presentate nella seduta, l'esecutivo ha tracciato un percorso di liberalizzazione dei servizi locali e delle professioni, investimenti sulla banda larga, valorizzazione degli immobili della difesa. E ancora, vendita di immobili del patrimonio pubblico, misure sul trasporto locale.
Per quanto riguarda gli enti locali, potranno valutare "l'opportunità di procedere all'affidamento simultaneo con gara di una pluralità di servizi pubblici", mentre per quanto riguarda la liberalizzazione degli ordini professionali, la bozza del decreto prevede una riforma "entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto". Altri commi disciplinano "la costituzione di società tra professionisti": "Il nostro paese, infatti - si legge - è ancora uno dei pochi stati membri che vieta ai professionisti iscritti ad ordini o albi professionali, salve rare eccezioni, di esercitare la loro professione in forma societaria".

LAVORO. Un capitolo del maxiemendamento riguarda una serie di misure sul lavoro. Saranno facilitati i contratti di apprendistato ed è prevista una serie di incentivi per l'assunzione di giovani disoccupati, per facilitare il lavoro part-time, l'inserimento delle donne e il telelavoro.
La Cgil ha commentato con le parole del segretario Susanna Camusso: "Per quel poco che filtra, il maxiemendamento è un ulteriore colpo alla credibilità di questo Paese alla vigilia di un appuntamento cruciale [...] Il governo, in evidente stato confusionale, se ne deve andare al più presto prima di portare il Paese alla deriva e senza permettersi nel frattempo di attaccare ancora una volta il mondo del lavoro".

BANDA LARGA E PROMOZIONE. Il dl anticrisi contiene poi un "Progetto strategico nazionale" per la banda larga e ultralarga. Finalizzato, secondo quanto si legge, "ad assicurare l'azzeramento del digital divide, l'individuazione delle modalità di realizzazione degli interventi nelle aree per le quali gli operatori di telecomunicazione non prevedono di assicurare la copertura con le reti di nuova generazione, nonché provvede a definire le modalità di coinvolgimento degli operatori privati e della cassa depositi e prestiti".
E dopo la soppressione dell'Ice, arriva il progetto di una nuova agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. La nuova agenzia avrà autonomia gestionale, patrimoniale e contabile. L'agenzia è sottoposta "ai poteri di vigilanza e di indirizzo strategico, in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese, da parte del ministero dello sviluppo economico e del ministero degli affari esteri, attraverso un'apposita cabina di regia".

LA GIORNATA DI IERI - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto ieri Pier Luigi Bersani e una delegazione del Terzo Polo. "Ormai è chiaro a tutto il mondo che il problema dell'Italia è innanzitutto la mancanza di credibilità del premier", ha detto Pierferdinando Casini in una conferenza stampa convocata dopo essersi recato al Colle. "Noi abbiamo detto al capo dello Stato che, nonostante siamo all'opposizione siamo disponibili a prenderci la nostra dose di responsabilità per i sacrifici ma il problema di Berlusconi esiste e viene immediatamente prima del problema della crescita", ha aggiunto. In serata però arriva la notizia di una lettera firmata da deputati del Pdl in cui si chiede al premier l'apertura di una fase nuova. A questa si aggiungono le frasi di Maurizio Paniz, in cui il parlamentare chiede un passo indietro di Berlusconi e un governo a guida Gianni Letta o Renato Schifani.
Il segretario Pd, al termine del vertice interno e prima di salire al Colle, ha invece spiegato: "C'è l'esigenza assoluta e urgente di un colpo di reni e di una scossa nella politica e nei contenuti per dare una risposta credibile a questa situazione che è il passaggio più difficile per l'Italia dal Dopoguerra ad oggi". "C'è una preoccupazione molto molto seria - ha aggiunto - perché con ogni evidenza siamo finiti sul fronte più esposto alla bufera". Bersani si è rivolto anche alla maggioranza "perché non è più accettabile la sottovalutazione di quello che sta accadendo, chi sottovaluta la situazione si prende una responsabilità storica".
Per il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro: "Serve nuovo esecutivo politico". "Si vada al più presto a elezioni: serve un governo politico che abbia la fiducia dei cittadini. E' una situazione assurda: il governo racconta frottole ogni giorno e si prepara a varare misure che mortificheranno la parte più debole del Paese". Quindi "chiediamo al Capo dello Stato che il Governo venga sfiduciato" e che si faccia una manovra "per far pagare quel 10% di italiani che continuano a frodare il fisco".

Dopo il leader democratico è stata la volta del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a salire al Quirinale. Prima dell'incontro con Napolitano il partito ha riunito l'ufficio di presidenza a Palazzo Grazioli, anche per fare il punto sulle misure anti crisi da varare in vista del G20 di oggi e per discutere dell'attuale situazione politica.
L'incontro al Quirinale tra Napolitano e la delegazione del Pdl guidata dal segretario Angelino Alfano è dunque slittato a oggi. E' stato lo stesso partito di Silvio Berlusconi a chiedere il rinvio, per il prolungarsi della riunione dell'ufficio di presidenza del Pdl con il premier a Palazzo Grazioli. Dall'ufficio di presidenza, Alfano ha ribadito la mancanza di alternative al governo in carica ("C'è solo Berlusconi"), specificando che "Il governo va avanti, se poi dovesse capitare un incidente e si dovesse aprire una crisi nel 2012, il presidente della Repubblica dovrebbe indire le elezioni". Al Quirinale oggi è previsto anche un incontro del presidente della Repubblica con una delegazione della Lega.

Intanto ieri, il leader del Carroccio si è nuovamente esibito in pernaccchie e rumori corporali vari. Questa volta a scatenare l'eloquio rumoristico di Umberto Bossi è l'ipotesi di un governo di Mario Monti per sostituire il sempre più traballante esecutivo Berlusconi. Inutile anche il tentativo dei giornalisti di verificare il punto di vista del ministro delle Riforme rispetto ad un eventuale passo indietro del presidente del Consiglio. "Berlusconi non lo fa. Inutile chiedere, tanto quello non lo fa", ha replicato Bossi. Ed effettivamente ieri il premier incontrando a Palazzo Grazioli Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pippo Scalia si è mostrato super combattivo. "Vado avanti, mi presento davanti al Parlamento e agli italiani traducendo in atti concreti la lettera che ha avuto l'approvazione dell'Ue", ha detto Berlusconi. "Voglio vedere - ha aggiunto - chi avrà il coraggio di venirmi contro, chi sarà così irresponsabile da non appoggiare il governo rispetto a leggi così importanti per il Paese e sulle quali abbiamo preso impegni precisi con l'Europa".
Il leader del Carroccio è diventato più loquace quando le domande dei cronisti hanno toccato il tasto dolente della previdenza. "Se togliamo le pensioni a chi ha sempre lavorato per dare i soldi a Roma, facciamo scoppiare la rivoluzione di sicuro", ha risposto Bossi senza rinunciare comunque ad alzare il dito medio.

LA LETTERA A BERLUSCONI - "Siamo convinti, come Lei, che la legittimazione della guida del governo -ma non dell'esecutivo nel suo insieme- nasca dalle urne, attraverso la libera espressione del voto popolare, secondo le regole stabilite anche dalla legge elettorale. Le chiediamo di assumere una iniziativa adeguata alla situazione. Sia promotore di una nuova fase politica e di un nuovo governo che abbia il compito, da qui alla fine della legislatura, di realizzare l'agenda degli impegni sottoscritta con i partner europei e con essa le indicazioni venute all'Italia dalla Banca centrale europea da Lei opportunamente interpellata la scorsa estate".
E' questo un passo della lettera scritta dai deputati eletti nel Pdl Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giustina Destro, Fabio Gava, Giancarlo Pittelli e Giorgio Stracquadanio pubblicata sul 'Corriere della Sera'. "Siamo convinti - hanno aggiunto - che, così facendo, potrà rispettare il mandato elettorale, gli impegni assunti con l'Europa e portare l'Italia fuori dalla crisi del debito. Come in altri momenti decisivi della Sua storia politica, Lei ha l'occasione di agire da uomo di Stato quale noi siamo convinti che Lei sia. Agisca subito, nelle prossime ore. Unisca il Paese in un impegno straordinario all'altezza dei problemi. In quel caso, e solo in quel caso, noi la sosterremo con la determinazione e l'abnegazione di sempre".

E ha fatto molto rumore anche la notizia di un'intervista di Maurizio Paniz in cui il parlamentare Pdl - avvocato di punta della squadra del premier - propone Gianni Letta come capo di un governo di centrodestra.
Paniz, l'uomo che ha convinto la Camera a sollevare il conflitto di attribuzione con la procura di Milano, dichiarando che davvero Berlusconi - con la sua telefonata notturna in questura - voleva tutelare Ruby in quanto nipote di Mubarak, ha infatti preso le distanze dal presidente del Consiglio. Lo accusa d'aver sbagliato "a portare una commistione fra pubblico e privato". Esclude che possa essere nuovamente candidabile nel 2013. E propone Gianni Letta alla guida di un governo del centrodestra che traghetti il Paese alle elezioni, a fine legislatura. Tutto questo con un'intervista al sito Ilnordest.eu. Anche se successivamente accusa le agenzie di aver riportato in modo non corretto il contenuto di quell'articolo. Intervistato da Rainews24 Paniz conferma che Berlusconi ha perso parte del suo consenso - soprattutto per la commistione tra pubblico e privato - e che sicuramente non vorrà fare un passo indietro. "Nel caso in cui, invece - ha precisato - decidesse di farlo, ritengo che sarebbe opportuno un governo di centrodestra guidato da Gianni Letta o in alternativa da Renato Schifani".

GIANFRANCO FINI BOCCIA IL PIANO ANTICRISI - Le misure varate dal Consiglio dei Ministri "sono molto deboli". Lapidario il commento del presidente della Camera Gianfranco Fini al vertice di ieri sera. Un esplicito atto di sfiducia, per concludere questa mattina presto dopo le decisioni del Consiglio dei ministri prese nella notte: "Penso che il governo non ce la fa più".
Silvio Berlusconi è "diventato il burattino principale" del teatrino politico italiano, ha detto Fini. "Berlusconi è stato imbattibile quando aveva la capacità di spiazzare e non seguire i riti, non si è accorto che è diventato il burattino principale di questo teatrino - ha incalzato Fini -. Possibile che sia sempre colpa degli altri? Si assuma le responsablità che ha. E' colpa della sua maggioranza". Se il governo non ha varato un decreto, la colpa "non è del Quirinale" ma del fatto che "Berlusconi difende i suoi interessi" e "dalla sua incapacità di governare". Ospite a Raitre su Agorà, Fini ha detto che "la situazione italiana è talmente grave per la credibilità del nostro esecutivo, che anche un provvedimento efficace o dignitoso brucia i suoi effetti. Le vicende degli ultimi mesi, i comportamenti incomprensibili agli occhi del mondo hanno fatto si che il presidente del Consiglio non sia creduto. Mi spiegate in quale altro Paese del mondo può accadere che un ministro dell'economia e il presidente del consiglio non si parlino? Il problema è la credibilità del presidente del Consiglio".
"Ormai il problema dell'Italia è il cuoco, non la ricetta". E di fatto "il governo Berlusconi non c'è più: la sola chance che è di galleggiare ancora un po', con effetti devastanti per il Paese". A poche ore dall'inizio del vertice G20 a Cannes con al centro il 'caso Italia', Fini ha deciso di sparare a zero sul premier. Auspicando un nuovo governo di larghe intese o in alternativa elezioni al più presto. "L'Italia - ha detto fra l'altro Fini - non è la Grecia: si può salvare, non credo sia destinata al fallimento. Ma qualunque misura anticrisi in larga misura produce effetti secondo chi lo presenta. Un provvedimento preso da un governo credibile produce sicuramente effetti. Un provvedimento 'topolino' come quello deciso ieri dal Consiglio dei ministri in una situazione grave come quella italiana da parte di un governo che ha un premier che non ha più alcuna credibilità, non serve a nulla".
Quanto al dopo Berlusconi, "nessuno auspica - ha detto ancora Fini - che se ne vada per dar vita a un governicchio. Se non si riesce a dar vita a un governo di larghe intese composto da tutte le forze che si sentono in grado di presentare grandi sacrifici bene, altrimenti meglio andare a votare".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it, Corriere.it]

 

 

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03 novembre 2011
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