Non disturbate il vulcano che dorme...
Trivelle e vulcani nel Canale di Sicilia: un incontro potenzialmente devastante
Vulcani sommersi e trivelle, trema il Canale di Sicilia
di Giulio Giallombardo (SiciliaInformazioni.com, 4 luglio 2013)
Ribolle il Canale di Sicilia. Un po' per la vivace attività vulcanica, un po' per le trivelle a caccia di petrolio, il mare dell'Agrigentino è sempre più "caldo". Se ne è parlato in un'audizione alla commissione Ambiente al Senato, in cui rappresentanti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dell'Ispra e dell'Istituto di Scienze Marine del Cnr hanno posto l'attenzione sull'alto rischio ambientale al largo delle coste siciliane, tra Mazara del Vallo e Porto Empedocle, che potrebbe diventare una vera e propria "emergenza nazionale". Con queste parole si è espresso il presidente della commissione Giuseppe Marinello.
EMPEDOCLE - Tra Sciacca e Pantelleria, proprio nell'area dove l'ex ministro Corrado Passera ha generosamente concesso permessi di ricerca alle compagnie petrolifere, sorge - tanto per fare un esempio - Empedocle, il gigantesco vulcano sommerso, 35 chilometri di lunghezza e 20 di larghezza, il cui cono non è altro che l'Isola Ferdinandea. Ad una decina di metri dalla superficie del mare, si trova, infatti, la bocca del vulcano che, eruttando, nel 1831 fece capolino dall'acqua formando l'isola che passò alla storia. In un'area così delicata dal punto di vista geologico, le trivelle dei petrolieri rischiano di diventare come elefanti in una cristalleria.
MONITORAGGIO DELL'INGV - "Non sappiamo con certezza se l'attività estrattiva possa influire o meno su quella vulcanica, - spiega a SiciliaInformazioni Domenico Patanè, direttore della sezione di Catania dell'Ingv - ma è giusto che si effettui un monitoraggio per dire se l'area, che si conosce poco, sia più o meno a bassa pericolosità. Noi abbiamo fatto recentemente una campagna dedicata alla zona dove è sorta l'Isola Ferdinandea e stiamo analizzando i dati che abbiamo acquisito tra il 2012 e l'inizio di quest'anno".
Ma prova che il sonno di Empedocle non sia poi così pesante, sono i frequenti spiaggiamenti di pomici sulle coste agrigentine e qualche emissione di gas sulla superficie del mare segnalata dai pescatori.
RISCHIO FRACKING - Le trivelle, così, rischiano di disturbare il sonno di Empedocle. E tra i fondali, minacciosa come uno squalo, avanza l'ombra del fracking. Si tratta di una tecnica invasiva praticata dalle compagnie petrolifere, che pompano acqua o solventi chimici ad una pressione fortissima per fratturare strati di roccia, così da rendere comunicanti sacche di petrolio o di gas ed estrarli più facilmente. Pare che in Sicilia, come nel resto d'Italia, non sia stata mai utilizzata, ma non significa che non possa accadere in futuro, dal momento che i permessi di ricerca sono in aumento e il fracking diventa sempre più economico. È acclarato che con questa tecnica aumenta il rischio sismico perché si va a intaccare la struttura stessa del terreno ed anche quello ambientale per la contaminazione chimica delle acque sotterranee e dell'aria.
Di fronte a tutto questo, come reagirebbe Empedocle? Sarà ancora capace di controllare le tempeste, come faceva un tempo?