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Non è l'agenda rossa

I primi accertamenti della Scientifica escludono che l'oggetto che si vede in un video possa essere il diario del giudice Borsellino

22 maggio 2013

Non sarebbe l'agenda rossa di Paolo Borsellino, ma parte di un parasole da auto l'oggetto di forma rettangolare di colore rosso ripreso accanto a un'auto subito dopo la strage di via D'Amelio dai Vigili del fuoco e mostrato nei giorni scorsi.
E' il risultato di un primo accertamento eseguito dalla Polizia scientifica di Roma delegata dalla Procura di Caltanissetta che indaga sulla strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
L'immagine, estrapolata dal video girato dai vigili del fuoco subito dopo l'eccidio e diffusa dal quotidiano La Repubblica nei giorni scorsi, è stata sottoposta dai pm di Caltanissetta, che hanno riaperto le indagini sulla morte di Borsellino, all'esame dei tecnici della polizia. E in tempi brevissimi, la Scientifica, che oggi formalizza le sue conclusioni, ha escluso che la chiazza rossa ripresa nel filmato sia il diario, e ha formulato un'ipotesi: quello finito nel video sarebbe il parasole di un'auto usato per coprire i resti di Emanuela Loi, una delle poliziotte che scortava il giudice.

Risolto il giallo sull'oggetto filmato, tornano tutti gli interrogativi sulla sorte dell'agenda di Borsellino, un documento prezioso da cui il giudice non si separava mai - raccontano i familiari - e mai ritrovato. Per la sua scomparsa è stato indagato il capitano dei carabinieri, ora colonnello, Giovanni Arcangioli filmato mentre si allontanava con la borsa del giudice, poco dopo l'attentato. La valigetta venne poi trovata priva del diario nell'auto di Borsellino. Arcangioli è stato prosciolto, ma il giallo è rimasto. Chi ha preso l'agenda?
Sul punto, al processo per la strage, in corso a Caltanissetta e che vede imputati i boss Madonia e Tutino e tre falsi pentiti, è stato sentito ieri l'ex Pm Giuseppe Ayala, tra i primi ad arrivare in via D'Amelio. Ayala per pochi istanti prese in mano la borsa del collega per poi darla a un ufficiale dei carabinieri. "La tenni per un po’ - ha ripetuto il giudice, che era già stato interrogato sulla vicenda - non l'aprii e non so dire quale fosse il suo contenuto".

Secondo la Procura nelle pagine del diario scomparso potrebbe esserci la verità sul movente della strage: Borsellino avrebbe scoperto che pezzi dello Stato avevano avviato una trattativa con la mafia e avrebbe pagato con la vita il suo no fermo a scendere a patti. Le sue intuizioni potrebbero essere state scritte nel diario anche per questo fatto sparire.
Un tema, quello della trattativa, scandagliato anche dalla Procura di Palermo che sul patto scellerato tra istituzioni e boss sta celebrando un processo: sul banco dei testi potrebbe salire, citato dai pm, anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano, chiamato a deporre sul testo di una lettera a lui scritta dal suo ex consigliere giuridico Loris D'Ambrosio.

Nessuno, invece, potrà chiedere al presidente della Repubblica delle sue telefonate con l'ex ministro Nicola Mancino, tra gli imputati al processo sulla trattativa con l'accusa di falsa testimonianza. Intercettate casualmente nell'inchiesta sulla trattativa, dopo roventi polemiche e dopo la pronuncia della Consulta, sono state distrutte dal gip. La corte d'assise, che celebra il dibattimento sul patto Stato-mafia, ha escluso che, come chiedevano alcuni legali di parte civile, possano essere oggetto della testimonianza qualora questa venga ammessa. Finora i giudici, infatti, si sono pronunciati solo sulla legittimità della citazione. Ancora in dubbio la sua ammissione.

[Informazioni tratte da Adnkrono/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

- Nell'agenda rossa, la verità (Guidasicilia.it, 21/05/13)

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22 maggio 2013
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