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Non fare il ponte sullo Stretto? Un'infame disanima del centrosinistra, parola di Berlusconi e Cuffaro

11 novembre 2006

Poveri incoscienti e incapaci, o diabolici strateghi carichi d'odio? Sicuramente la seconda! Silvio Berlusconi non ha dubbi sul come definire i nuovi governanti italiani, e per motivare la propria invettiva lanciata spesso e volentieri nei confronti degli uomini del governo Prodi, utilizza sempre la faccenda della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. 
''In cinque minuti il Consiglio dei ministri ha messo una croce sul lavoro di cinque anni e abbiamo perso 106 cantieri grandi opere epocali, tra le quali il ponte sullo Stretto di Messina''.
L'ex premier ha attaccanto nuovamente l'operato del Cdm, intervenendo in video-conferenza, ai lavori dell'assemblea nazionale dei giovani imprenditori di Confartigianato, svoltasi a Firenze.
''Noi - ha aggiunto Berlusconi - siamo riusciti a fare approvare, a proposito del ponte sullo Stretto di Messina, progetti molto avanzati, e siamo riusciti a mettere d'accordo gli enti locali, le aziende, e abbiamo avuto il 20% di finanziamenti dell'Unione europea e siamo riusciti a bandire una gara d'appalto. In cinque minuti hanno cancellato tutto. Questo è ciò che deve spaventarci tutti - ha concluso -. E dobbiamo mobilitarci tutti per difendere la libertà di tutti noi''.

''Il centrodestra - ha poi aggiunto il cavaliere - deve fare un partito unico: non dobbiamo essere necessariamente un partito moderato, possiamo anche essere dei liberali rivoluzionari, perché ci sono molte cose che devono essere cambiate nel nostro paese. Dobbiamo fare una forza unitaria del centrodestra e perché si possa fare occorre una grande mobilitazione popolare. Mi piacerebbe lasciare in eredità questa forza unitaria perché non ci sia più la frammentazione politica attuale''.
L'idea di diventare ''liberali rivoluzionari'' a Berlusconi è forse venuta dopo l'addio che l'Udc di Cesa e Casini (quindi il partito moderato per antonomasia) ha dato nei giorni scorsi alla Casa delle Libertà. Lo stesso partito di un altro personaggio che, però, è pronto a far qualsiasi cosa per vedere sorgere sulle sponde dello Stretto di Messina il ''ponte colosso'': il governatore siciliano Totò Cuffaro.
''Sono disponibile a rimpinguare il miliardo e 400 milioni per il ponte sullo Stretto di Messina con un miliardo dei fondi europei destinati alla Sicilia, purché il governo nazionale ci dia la possibilità di andare sul mercato internazionale per il recupero dei fondi''. Ha detto ieri mattina il presidente Cuffaro, tornando a parlare del ponte a margine del XX Osservatorio economico della fondazione Curella a Palermo.
''Il governo nazionale nomini - ha concluso - un ministro o un vice ministro che segua questa vicenda. Solo così potranno tornare a esserci le condizioni perché la realizzazione di questa grande opera sia possibile''.

E mentre le parole Cuffaro sottolineano la sua indefessa determinazione, il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, nel corso di un convegno ha risposto così a una domanda su eventuali penali da pagare a Impregilo per la mancata realizzazione del ponte: ''Perché dovremmo pagare una penale? Non gli abbiamo tolto nulla, la società Stretto di Messina sta lì, Impregilo sta lì, cosa vuole, vuole pure una penale per una cosa che non ha fatto?''. ''Prima di realizzare l'opera ci vuole uno che presenti un progetto che non c'è - ha aggiunto Di Pietro -, e poi bisogna approvarlo''. Il ministro ha poi ricordato che, come previsto dal decreto che accompagna la finanziaria, la società Stretto di Messina resta in vita e i fondi verranno utilizzati per realizzare ''infrastrutture al 70% in Sicilia e al 30% in Calabria''. Mentre la posizione del centrosinistra resta quella di considerare che il ponte ''non è una priorità''.

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11 novembre 2006
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