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Non per niente si chiama Popolo delle Libertà...

Il Pdl fuori dalle regionale perché fa pasticci indecoriosi? Niente paura: basta un decreto legge e tutto è risolto!

06 marzo 2010

Ieri il Consiglio dei ministri ha varato il decreto 'salva pasticcio' per rimettere in corsa il listino di Roberto Formigoni in Lombardia e la lista provinciale del Pdl di Roma a sostegno di Renata Polverini.
La decisione al termine di una giornata convulsa che ha visto l'ultimo atto nella sala dei ministri di Palazzo Chigi. Fino all'ultimo, il testo è stato limato e rivisto, tenendo conto delle indicazioni del Quirinale che aveva messo in chiaro la sua disponibilità a valutare esclusivamente un provvedimento interpretativo e non innovativo delle norme che regolano le procedure per la presentazione delle liste elettorali.
"Queste approvate oggi sono norme interpretative. Non c'è nessuna modifica della legge elettorale, nessuna modifica delle procedure in corso, nessuna riapertura dei termini", ha chiarito ieri sera il ministro dell'Interno Roberto Maroni al termine del Cdm.
Il dl "mira a consentire lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi delle regioni a Statuto ordinario fissate per il 28 e 29 marzo prossimo", sottolinea un comunicato di palazzo Chigi diffuso al termine della riunione. "Ribadita e sottolineata la necessità di assicurare il pieno esercizio dei diritti di elettorato attivo e passivo, il Consiglio - si legge nel comunicato - ha condiviso l'esigenza di garantire i valori fondamentali della coesione sociale, presupposto di un ordinato svbolgimento delle competizioni elettorali". "A questo fine - prosegue il comunicato - pertanto, il decreto legge detta criteri interpretativi di norme in materia di rispetto dei termini per la presentazione delle liste, di autenticazoione delle firme e di ricorsi contro le decisioni dell'Ufficio centrale regionale".

La scelta di ricorrere al decreto interpretativo fa insorgere l'opposizione. Pier Luigi Bersani parla di "un trucco", ribadendo il no del Pd a "scorciatoie". Mentre Antonio Di Pietro ha invocato la piazza annunciando una "chiamata alle armi democratica". Nella serata di ieri il leader dell'Idv ha alzato ancora il tiro: l'intervento del governo è un "abuso di potere" che in un paese civile "andrebbe fermato con le forze armate". L'Udc con Pier Ferdinando Casini ha lanciato un appello a far lavorare i magistrati che devono decidere sulle liste escluse. I centristi, di fronte a un gesto di distensione del governo si dicono però pronti a ragionare. Qualsiasi scelta, però, deve essere presa con "il consenso", ha sottolineato Rocco Buttiglione.

Insomma, alla fine il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto salvaliste. Napolitano ha emanato il decreto legge finalizzato a una rapida e certa definizione delle modalità di svolgimento della consultazione elettorale, una volta verificato che il testo approvato dal Consiglio dei ministri corrisponde alle caratteristiche di un provvedimento interpretativo della normativa vigente. E già oggi, in tempo per poter essere utilizzato dai Tar, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

"Ci troviamo di fronte a un decreto veramente incredibile, chiaramente incostituzionale, che pone rimedio, si fa per dire, ai due casi di Lazio e Lombardia". Queste le parole di Emma Bonino, candidata delcentrosinistra per le regionali nel Lazio, commentando l'approvazione del decreto legge. "L'appello che abbiamo sentito in questi giorni - ha ricordato Bonino - è stato 'come si fa a privare del voto milioni di elettori'. Nessuno ha ascoltato e si è emozionato quando siamo andati ripetendo fino alla nausea che altri milioni di cittadini erano privati del loro diritto di voto, in molte altre regioni, dal Veneto all'Emilia, alle Marche e alla Basilicata. Nei giorni scorsi, e ancora ieri, abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio appunto per rappresentargli una proposta erga omnes, che fosse accettabile, che riguardasse l'intero territorio nazionale".

Bonino ha preannunciato per oggi  una riunione dei Radicali "per valutare la situazione" ma "viene da chiedersi, e non è una battuta - aggiunge la candidata - se si cominceranno a fare anche decreti intepretativi per stabilire chi ha vinto o chi ha perso le elezioni. Noi radicali abbiamo almeno l'orgoglio di non essere stati conniventi e di aver cercato fino all'ultimo momento possibile di evitare questa situazione", ha concluso la Bonino.
Da parte sua, Antonio Di Pietro, in una nota molto critica sull'operato del Quirinale, fa sapere che se, come scrivono molti quotidiani, il presidente della Repubblica avesse partecipato alla stesura del dl salvaliste, non sarebbe più un arbitro super partes e allora occorrerebbe valutare se esistono gli estremi per promuovere l'impeachment. "Ieri sera - afferma il presidente dell'Idv - appena ho saputo che Giorgio Napolitano aveva firmato la legge salva Pdl, che permette a chi ha violato la legge di essere riammesso alla competizione elettorale, ho pensato tra me e me, come già avvenuto per le altre leggi ad personam, che il presidente della Repubblica si era comportato da Ponzio Pilato, lavandosene le mani. Poi, stamattina, dalla lettura dei giornali ho appreso che il Colle avrebbe partecipato attivamente alla stesura del testo. Se così fosse sarebbe correo visto che, invece di fare l'arbitro, avrebbe collaborato per cambiare le regole del gioco mentre la partita era aperta".

Ma il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, insiste: "Non si è cambiata nessuna regola del gioco. Si è data una corretta interpretazione a leggi e regolamenti che esistono già, che mal interpretate da chi doveva garantire il voto, hanno portato a delle esclusioni" ha detto il ministro, rispondendo alle critiche dell'opposizione dopo l'approvazione del decreto.
A margine di un convegno sul federalismo promosso dalla Provincia di Vicenza, il ministro sottolinea che "così si è garantito a tutti quello che è il fondamentale diritto-dovere del voto, che sarebbe stato impedito ad una popolazione di quasi 15 milioni di persone". E per il ministro della Lega "rientrano in corsa quelli che avevano titolo per farlo, perché non è stato riaperto alcun termine. Si è rimediato ad alcune violazioni delle leggi, dei regolamenti e delle istruzioni del ministero dell'Interno". Il ministro spiega quindi che ora "la valutazione dei Tar potrà avvenire proprio alla luce del decreto legge, che gli attribuisce una competenza anche in periodo di campagna elettorale, mentre invece prima la competenza ai Tar veniva riconosciuta ex post e quindi sui verbali di proclamazione degli eletti". [Adnkronos/Ing]

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06 marzo 2010
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