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Non sempre i ''colossi'' vincono

Il Codacons Sicilia vince la sua lotta contro le multinazionali Nestlé e TetraPack

02 marzo 2009

Il Codacons ha ottenuto la prima sentenza in Italia di condanna di due multinazionali, quella del latte Nestlé e quella di confezionamento TetraPak.
E' una clamorosa vittoria quella ottenuta dal Codacons, e come ha affermato Francesco Tanasi, Segretario Nazionale dell'associazione, "anche contro colossi internazionali, difesi da primari studi legali italiani, è possibile ottenere giustizia.  La vittoria del Codacons in Sicilia contro la Nestlè e le TetraPack - continua Tanasi - essendo  la prima in Italia  servirà a  fare giurisprudenza in una controversia che appariva ai più persa in partenza proprio per la notevole differenza di forze in campo".

La sentenza ha riguardato il noto caso del latte prodotto dalla Nestlè Italiana S.p.a. in TetraPack, NIDINA 1 e NIDINA 2 e successivamente MIO sequestrato in data 22 novembre 2005, dal Corpo Forestale dello Stato, in esecuzione dell'ordinanza della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ascoli Piceno, in circa 30 milioni di litri di latte per bambini della Nestlè: «Mio», «Mio Cereali», «Nidina 2», con scadenza settembre 2006, «Nidina 1», quest'ultimo con scadenza maggio 2006, venduti nei supermercati, negozi e farmacie [Leggi: "Via Lattea..." (Guidasicilia.it, 25/11/05)].
La misura precauzionale del sequestro era stata disposta a seguito dei risultati delle analisi effettuate dall'Arpa - Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Marche, successivamente ad un primo sequestro di due milioni di litri di latte, riguardante solamente la qualità «Mio» e «Nidina 2», avvenuto il 9 novembre. Tali analisi accertarono, in tutte le confezioni in scadenza a maggio/settembre 2006, l'alterazione del latte e la presenza di tracce di un componente chimico, identificato come IsopropilThioXantone (ITX), utilizzato come fotoiniziatore di inchiostri nella fabbricazione di imballaggi, nelle confezioni in TetraPak a stampa off-set.

Il Corpo Forestale dello Stato ha chiarito che l'isopropylthioxanthone è un fissativo usato nella stampa tipografica per polimerizzare gli inchiostri; esso si fissa una volta esposto a raggi ultravioletti. Pertanto, accade che i fogli stampati si sono «sporcati» con questa sostanza, causando la contaminazione del lato del cartone che finisce a contatto col latte e si presume che il problema si sia creato proprio nella fase di polimerizzazione. In pratica il predetto componente aveva contaminato gli alimenti contenuti negli involucri.
I genitori di due bambine, che avevano consumato il latte in questione si rivolsero al Codacons per la tutela dei loro diritti e per chiedere al giudice il risarcimento del danno.

Nel novembre 2005 la stessa multinazionale svedese ammise la contaminazione con la sostanza anche se non ritenne rischiosa la presenza di Itx nel latte. Non era ancora stabilita la tossicità ma l'alterazione del latte comunque c'era: da qui la necessità toglierlo dal mercato. La Nestlé annunciò quindi l'immediato ritiro del prodotto, in via cautelativa, anche in Francia, Spagna e Portogallo.
Immediata la denuncia di Altroconsumo che estese le analisi e rilevò la contaminazione con la sostanza chimica anche in altri prodotti alimentari. In seguito la svedese TetraPak annunciò che non avrebbe più utilizzato inchiostro con Itx per realizzare le sue confezioni [Leggi: "Quell'impiastro d'inchiostro" (Guidasicilia.it, 30/11/05)].

La condanna - Il giudice di pace di Giarre (CT), Salvatore Fisichella, ha stabilito che "la commercializzazione del 'prodotto inquinato' comporta una responsabilità di natura contrattuale ed extracontrattuale in quanto si profila non solo una ipotesi di inadempimento contrattuale ma anche una ipotesi di responsabilità per il danno alla salute che la commercializzazione comporta". E ancora, nello specifico, alcuni genitori e figli "subirono un danno di natura psicologica determinato dal turbamento e dalla preoccupazione che la prole possa essere contaminata a causa della sostanza 'inquinante'".
Il giudice ha condannato la Nestlé, la Tetra Pack International e la Tetra Pack Hispania S.A., in solido tra loro, al pagamento a favore dei genitori delle piccole che avevano utilizzato il prodotto alimentare adulterato sia del danno patrimoniale che di quello non patrimoniale nonché al pagamento delle spese legali.

[Informazioni tratte da Codacons.it, Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]

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02 marzo 2009
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