Non si esclude una nuova stagione di stragi
Riina minaccia ancora il pm Nino Di Matteo e il vicepremier Alfano non si sente di escludere una possibile nuova stagione stragista
Definito "capo dei capi", il boss Totò Riina sarebbe tornato a minacciare il pm palermitano Nino Di Matteo. Dopo le "esternazioni" contro il magistrato che indaga sulla trattativa Stato-mafia, fatte da Riina durante la socialità in carcere a un mafioso della Sacra Corona Unita (LEGGI), il padrino di Corleone avrebbe ancora una volta preso di mira Di Matteo. Le nuove minacce sono state registrate dalle cimici piazzate dagli investigatori che intercettano il capomafia e sarebbero state trasmesse ai pm di Caltanissetta che indagano sulle intimidazioni subite dai magistrati palermitani.
Il particolare è emerso durante la riunione del Comitato nazionale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica che si è tenuta a Palermo, alla presenza del ministro dell'Interno Angelino Alfano, ai capi delle Procure di Palermo e Caltanissetta, Francesco Messineo e Sergio Lari, al capo della polizia Alessandro Pansa e ai comandanti generali dei carabinieri e della Finanza, Leonardo Gallitelli e Saverio Capolupo.
Gli episodi recenti e delle scorse settimane di cui è stato protagonista il boss e la lunga serie di inquietanti anonimi indirizzati a Di Matteo sono stati riferiti ad Alfano che ha dato la disponibilità dello Stato a potenziare le misure di sicurezza per il pm e per gli altri magistrati che indagano sulla trattativa. In particolare si è discusso della possibilità di dotare la scorta di Di Matteo del "bomb jammer", un'apparecchiatura che blocca tra l'altro dispositivi come telecomandi a distanza che potrebbero essere usati per attentati. La dotazione del bomb jammer è stata subordinata all'accertamento che non sia dannoso per la salute di chi lo usa e dei soggetti che vengono a contatto con esso.
Insomma, sembra che il rischio di una ripresa della strategia stragista di Cosa nostra esiste concretamente. Dopo anni di silenzio i boss potrebbero pensare a riprendere le armi contro lo Stato. Ma lo Stato, ha assicurato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dimostrerà di essere più forte. Alfano ne ha parlato a Palermo, città appositamente scelta per riunire il Comitato per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, "un modo per dimostrare - ha detto il ministro - che lo Stato è più forte di chi lo vuole combattere". "Ogni attentato o sfida ai magistrati - ha ribadito - è un attentato e una sfida al Paese".
Più volte il ministro è tornato sulla necessità di stringersi accanto ai pm esposti nella lotta alla criminalità organizzata e ai giudici delle misure di prevenzione, oggetto questi ultimi di intimidazioni per "gli importanti risultati raggiunti".
Si è parlato di "fibrillazioni anomale" che arrivano da più ambienti, elementi questi che potrebbero avere spinto Alfano a non escludere un ritorno a stagioni violente.
"Nell'ambito del delicato processo per la trattativa si inseriscono tante minacce nei confronti di tanti magistrati a cui oggi siamo venuti a dire - ha assicurato Alfano - che lo Stato li protegge, è dalla loro parte. Ogni mezzo tecnico e meccanico di cui lo Stato dispone sarà a loro disposizione per la loro protezione personale e fisica". "Proprio per questo abbiamo voluto riunire il Comitato nazionale a Palermo per dire che l'intero comitato, che è il più alto organismo che si occupa della sicurezza del Paese si riunisce qui con lo scopo di mandare un messaggio chiaro: lo Stato non ha paura, è schierato dalla parte dei magistrati. Non ha paura dalla mafia ed è pronto ad apportare ogni mezzo per difendere ogni magistrato di Palermo". [Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA]
- La mafia non è stata sconfitta (Guidasicilia.it, 21/11/13)