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NON SIAMO SPIE!

Il Senato ha dato via libera all'emendamento leghista che ''obbliga'' i medici a denunciare i clandestini

12 marzo 2009

I medici potranno denunciare all'autorità giudiziarie gli immigrati clandestini. Le persone senza fissa dimora saranno schedate. La tassa per il permesso di soggiorno è fissata da 80 a 200 euro. Autorizzate inoltre le "ronde padane" ma non armate.
Dopo che il governo l'altro ieri è stato battuto tre volte sulla stretta sui centri di permanenza e sui ricongiungimenti familiari, ieri il Senato è andato avanti rapidamente nelle votazioni degli ultimi dei 55 articoli e ha approvato il disegno di legge sulla sicurezza pubblica con 154 voti favorevoli, 114 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento passa ora all'esame della Camera.
Qui e oggi vogliamo però occuparci del primo punto sopra elencato, ossia l'emendamento della Lega che cancella la norma per cui il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche. L'emendamento, passato con 156 sì, 132 no, un astenuto, oltre a dare la possibilità ai medici di denunciare i clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie pubbliche, prevede il carcere fino a quattro anni per i clandestini che rimangono sul territorio nazionale nonostante l'espulsione e fissa da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno.

Prima che il Senato desse il via libera alla possibilità del medico di denunciare i clandestini, l'opposizione si è appellata al "buonsenso" per non introdurre una norma che "riduce il medico a fare il delatore", costringendo i clandestini a "non farsi curare per paura". Venendo così contro ai più elementari diritti umani che vengono prima di quelli della cittadinanza. L'appello al buonsenso, però, è caduto nel vuoto.
I medici italiani, quindi, hanno deciso di far sentire forte la loro voce, rivendicando il loro ruolo professionale e lanciando ai politici un preciso appello: "Non siamo spie, bisogna bloccare subito l'emendamento della Lega Nord. Se diventa legge, il camice bianco avrà l'obbligo, e non la possibilità, di segnalare un clandestino che si rivolge per le cure a una struttura sanitaria pubblica, in quanto pubblico ufficiale incaricato di pubblico servizio".
A lanciare l'appello sono stati i sindacati della dirigenza medica e veterinaria del Ssn, riuniti ieri a Roma proprio per spingere il governo a tornare sui propri passi e bocciare la norma anti-clandestini, contenuta nel Ddl sicurezza. All'incontro hanno preso parte tutte le maggiori sigle sindacali della dirigenza medica (Anaao assomed, Cimo asmd, Aaroi, Fp Cgil, Fvm, Federazione Cisl Medici, Fassid, Fesmed, Uil fpl), pronte "ad andare fino alla Corte di giustizia europea, passando per la Corte costituzionale".

"Il medico dipendente da enti pubblici o da enti convenzionati con il Ssn - ha spiegato il segretario nazionale Fp Cgil medici, Massimo Cozza - riveste contemporaneamente, secondo il costante orientamento della giurisprudenza, la qualifica di pubblico ufficiale o di pubblico servizio. I medici del servizio sanitario nazionale, in quanto pubblici ufficiali, saranno quindi obbligati a denunciare per iscritto quando avranno notizia della clandestinità, diventato reato perseguibile di ufficio. Chi omette o ritarda di denunciare sarà punito con la multa da 30 a 516 euro. E non va dimenticato che l'obbligatorietà della denuncia non è solo a carico dei medici, ma anche degli infermieri e di tutto il personale della sanità pubblica quando è nell'esercizio delle sue funzioni".
Dello stesso avviso anche il presidente dell'Anaao assomed, Carlo Lusenti, che ha aggiunto: "se il provvedimento diventasse legge si creerebbe una situazione senza via d'uscita. Il medico che decidesse di non applicare la norma, commetterebbe un reato perseguibile d'ufficio".
Un vicolo cieco, dal momento che non sarebbe nemmeno ipotizzabile un ricorso all'obiezione di coscienza. "In linea generale - ha spiegato Lusenti - non è possibile per i medici sollevare obiezione di coscienza, in quanto si può ricorrere a questa prerogativa solo nei casi in cui è espressamente prevista dalla legge, come ad esempio nel caso dell'interruzione volontaria di gravidanza".

Per i sindacati, la norma in questione presenta inoltre "un evidente profilo di incostituzionalità", per contrasto con l'articolo 32 della Costituzione, in base al quale la "Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività".
Le sigle sindacali passano quindi in rassegna i rischi che potrebbero sorgere nel caso l'emendamento dovesse avere il via libera anche della Camera. "E' facile prevedere - spiegano - che a fronte del rischio concreto di essere denunciati alle autorità giudiziarie, si determinerebbe la marginalizzazione di gran parte dei cittadini extracomunitari i quali sarebbero costretti, in caso di necessità, a ricorrere a un 'sistema sanitario parallelo' privo di regole e controlli, generando situazioni di pericolo per la salute collettiva, basti pensare al mancato monitoraggio delle malattie infettive. Senza contare l'ulteriore aggravio che le rigorose modalità di adempimento dell'obbligo di denuncia comporterebbero per il carico di lavoro del medico".

L'assessore Russo ai medici siciliani: "Non denunciate i clandestini" - "A tutela della salute individuale e collettiva va garantito l'accesso alle strutture sanitarie a tutti i cittadini stranieri non in regola con le norme di soggiorno e vige l'assoluto divieto di effettuare alcun tipo di segnalazioni all'autorità, salvo i casi in cui - a parità di condizioni con il cittadino italiano - sia obbligatorio il referto medico".
Questo è quanto recita una circolare inviata nei giorni scorsi dall'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, ai manager delle aziende con la quale si ribadisce che è ancora vigente la normativa approvata nel 1998, in attesa che il Senato completi l'esame di un apposito disegno di legge che regoli la materia.

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Adnkronos/Ing, SiciliaInformazioni.com]

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12 marzo 2009
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