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Non solo 'Forconi' a Roma ...

Raffaele Lombardo riferisce all'Ars dell'incontro col Governo, il Movimento non trova l'unione e gli agricoltori si disperano

27 gennaio 2012

Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ieri ha riferito all'Assemblea regionale siciliana sull'incontro di mercoledì sera a Palazzo Chigi con il premier Mario Monti (LEGGI). "Sull'Imu, su spinta del Friuli, il Governo, è già disponibile a non gravare ulteriormente con questo pesante tributo sugli imprenditori agricoli", ha spiegato Lombardo. Sulla tutela dei prodotti agricoli, ha aggiunto, "l'Esecutivo si è impegnato in controlli rigorosi soprattutto su quelli provenienti dall’estero".
Di Ponte sullo Stretto, su richiesta di alcuni esponenti politici, si parlerà nel corso di una seduta ad hoc, martedì prossimo. "Il definanziamento - ha ribadito Lombardo - è avvenuto in una seduta del Cipe del settembre scorso. Si è visto quali erano le opere non cantierabili nel giro di qualche mese e il ponte non lo era. Questo ha fatto rastrellare qualche miliardo di euro destinati nella recente seduta dello stesso Cipe ad opere immediatamente cantierabili. Il ponte aspetta adesso il vaglio della valutazione di impatto ambientale. Il Governo ci riferisce che non ha al momento una linea precisa sulla costruzione dell’opera". Sui fondi Ue, ha spiegato Lombardo, "vedrò gli assessori competenti uno per uno. Con il ministro Barca si è parlato inoltre di un monitoraggio reciproco" e "della possibilità di un incontro a febbraio con tutta la Giunta" per discutere della materia.

Insomma, non solo di "Forconi" si è parlato, i temi affrontati da Lombardo a Roma sono stati veramente tanti. Nonostante tutto, le richieste del Movimento rimangono, almeno per l'opinione pubblica colpita dal blocco della scorsa settimana, gli elementi di maggiore interesse.
Intanto non si placa la polemica interna al movimento: "Nessun incontro pacificatore sarà possibile fra noi fino a quando non si smette con questa polemica su Forza Nuova". Uno dei leader dei Forconi, Martino Morsello, ha spiegato che questa è la ragione che non gli consente di dialogare con Mariano Ferro, considerato capo della corrente "moderata".
"Mai ho fatto parte di Forza Nuova - ha aggiunto Morsello - e mai io avrò atteggiamenti denigratori nei confronti di chiunque voglia esprimere un suo sentimento o una sua idea. Il vero oggetto del nostro contendere è la deviazione dagli obiettivi iniziali del nostro Movimento. La lotta spietata contro il palazzo corrotto contro i cavilli burocratici che hanno schiacciato i settori produttivi causando a lungo andare la morte dell'intera società". "I nostri rapporti con il Palazzo, nell'ultima fase, e specificatamente con il governatore siciliano Raffaele Lombardo dimostrano una mirata deviazione della lotta. Dobbiamo stare - ha concluso - più vicini al popolo siciliano. Il mondo ci sta guardando e moltissimi messaggi di incoraggiamento verso questa direzione arrivano dall'Italia intera e dal mondo".

Ieri mattina a Palermo, Coldiretti, Cia e Confagricoltura hanno incontrato l'assessore regionale delle Risorse agricole, Elio D'Antrassi, al quale hanno avanzato delle richieste riguardanti il danno subito dalla categoria a causa del blocco terminato nei giorni scorsi. Infatti, anche se i blocchi degli autotrasportatori si è ridotto, ci vorrà più di una settimana per ritornare alla normalità. Intanto però sale la conta dei danni provocati dal fermo della circolazione, dato che in Italia l'88,3 per cento delle merci viaggia su strada e 9 prodotti alimentari su 10 percorrono piu’ di una "Mille Miglia" per arrivare dal campo allo scaffale del supermercato.
Per questo le tre associazioni di categoria hanno innazitutto chiesto: la quantificazione dei danni causati dal blocco dei tir e la dichiarazione dello stato di crisi, poi l'abbattimento delle accise per il gasolio agricolo.
"Durante la riunione - si legge, in una nota della Regione siciliana - è stata analizzata la situazione causata dall'impossibilità di commercializzare i prodotti agricoli dell'Isola, un danno economico sempre più elevato che si aggrava di ora in ora e si protrae da 15 giorni". "Tra le altre richieste avanzate al governo regionale, da parte delle organizzazioni agricole, l'emanazione delle circolari attuative della Legge regionale 25 del 2011, per la ristrutturazione dei debiti Inps, i contratti interprofessionali con la grande distribuzione organizzata e la riproposizione della norma per le agevolazioni fiscali per l'acquisto dei fondi agricoli". "In considerazione dello stato di crisi complessivo del settore - conclude la nota - occorre, inoltre, un intervento immediato per ottenere l'innalzamento degli aiuti in regime di 'de minimis'".

"Sono almeno centomila i lavoratori impegnati nella raccolta, nel confezionamento, nel magazzinaggio e nella trasformazione dei prodotti alimentari deperibili come i fiori e la frutta e la verdura che non hanno potuto recarsi al lavoro a causa del blocco alla circolazione provocato dallo sciopero dei Tir che non ha fermato purtroppo soltanto la Fiat", ha spiegato il presidente della Coldiretti Sergio Marini, sottolineando che "al danno economico, salito a 150 milioni per l'agroalimentare Made in Italy, si aggiunge quello occupazionale che colpisce particolarmente giovani ed immigrati, che rappresentano una buona parte dei lavoratori impegnati nel settore agroalimentare a tempo determinato. Il blocco coinvolge ogni giorno circa 50 mila tonnellate di prodotti alimentari deperibili che rischiano di essere buttati perché rimangono fermi nei camion, nei campi, nelle stalle e nei magazzini delle industrie e dei mercati generali dove non c'è più lavoro in una situazione in cui l'Istat ha annunciato che il divario salari-prezzi ha raggiunto il livello record dal 1995. La Coldiretti è impegnata nella mobilitazione 'Coraggio Italia' con la distribuzione gratuita a pensionati e famiglie bisognose di latte, uova, frutta e verdura da parte degli agricoltori che ha interessato il Canal Grande a Venezia, Napoli, Torino (Moncalieri) e diversi capoluoghi di provincia della Calabria, dopo Milano, Roma, Bari, Bologna e Catania". "Infatti - ha aggiunto Marini - mentre i prodotti agricoli rischiano di essere buttati nei negozi e nei supermercati, se non riprende la circolazione, le ultime scorte stanno per esaurirsi. Già adesso mancano molti prodotti e si registrano speculazioni al consumo sui prezzi che per alcuni ortaggi sono aumentati anche del 40 per cento. La situazione più difficile si rileva nella grande distribuzione dove i rifornimenti si realizzano attraverso i Tir mentre migliori sono le condizioni dei mercati rionali e di quelli degli agricoltori di Campagna Agricola dove le forniture vengono trasportate in piccoli mezzi e sono locali e i prezzi sono calmierati. Al danno economico immediato va aggiunta - ha sottolineato ancora il presidente di Coldiretti – la perdita di credibilità con la grande distribuzione europea pronta a sostituire il prodotto Made in Italy con quello proveniente da Paesi come la Spagna nell'ortofrutta o dall'Olanda per i fiori, diretti concorrenti della produzione italiana. Ovunque si segnala un preoccupante calo degli ordinativi dall’estero e un aumento delle difficoltà per gli agricoltori che oltre alla perdita per il prodotto deprezzato o svenduto sono costretti ad accollarsi anche il costo dello smaltimento dei prodotti non più commercializzabili. La situazione di difficoltà dell'economia è reale, a partire dal caro gasolio che è costato solo alle aziende agricole 400 milioni di euro in un anno, ma - ha concluso - la crisi in queste condizioni rischia di aggravarsi e occorre far ripartire al più presto la circolazione".

Secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia), sulla base di dati raccolti sul territorio nazionale, "le prime stime sono da brivido: considerando tutte le attività paralizzate dallo sciopero dei tir, dalla coltivazione alla raccolta, dalla trasformazione alla vendita nella Gdo, la perdita secca per l’intera filiera agroalimentare italiana arriva a 200 milioni di euro, di cui praticamente la metà ricade solo sull’agricoltura". "Ancora oggi due aziende ortofrutticole su tre non riescono a conferire il prodotto. Una situazione che riguarda in primo luogo la Sicilia - ha sottolineato la Cia – e poi tutto il Centro e Sud Italia. Va ricordato, infatti, che la produzione ortofrutticola nazionale è distribuita soprattutto in questa macroarea del Paese, dove si colloca il 70 per cento del valore commerciale e dove peraltro la rappresentatività di queste colture è dominante sulle altre produzioni agricole con il 57 per cento (contro il 23 per cento al Nord)". "Tutto questo spiega l’effetto devastante che ha avuto il fermo dei tir sul settore primario, che ad oggi ha perso una cifra vicina ai 100 milioni di euro - continua la Cia -. Non riuscendo più a stoccare i prodotti né a consegnare le merci rispettando tempi e contratti di filiera, gli agricoltori, in primis siciliani, si sono trovati a dover pagare un dazio 'd'oro'. E non c'è solo il danno commerciale immediato, c'è anche quello a lungo termine legato alla perdita di commesse estere, a tutto vantaggio dei nostri competitor stranieri. Da quando è cominciata la protesta dei tir, infatti, le importazioni di ortaggi da paesi come Spagna e Maghreb sono già aumentate del 30 per cento". "Un colpo durissimo per i nostri produttori - ha evidenziato l'associazione di categoria - tanto più che le aziende agricole già devono fare i conti con il 'caro-gasolio', aumentato in due anni del 150 per cento con un aggravio di spesa di spesa di 5 mila euro ad impresa, e con le misure della manovra, che costruiscono una vera e propria 'patrimoniale in campo'. Ecco perché ora non si può andare oltre. Bisogna rimuovere tutti i blocchi e al contempo – conclude la Cia – attivare misure urgenti per garantire un sostegno economico al settore, che ora rischia davvero il 'default'".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, €conomiaSicilia.com - Italpress]

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27 gennaio 2012
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