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Non uccidere!

Dal Rapporto 2012 di Nessuno tocchi Caino 'La pena di morte nel mondo'

25 agosto 2012

Lo scorso 3 agosto è stato presentato il Rapporto 2012 di Nessuno tocchi Caino 'La pena di morte nel mondo', edito da Reality book e curato da Elisabetta Zamparutti.
Il Rapporto conferma un’evoluzione positiva verso l’abolizione con 155 Paesi che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica (i Paesi totalmente abolizionisti sono 99; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 7; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 5; i Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 44) mentre i Paesi mantenitori sono saliti a 43 rispetto ai 42 del 2010 sol perché il Sudan del Sud, divenuto indipendente dal Sudan nel luglio del 2011 ha mantenuto la pena di morte.

Sono diminuiti i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali: 19 rispetto ai 22 del 2010 e sono diminuite le stesse esecuzioni, almeno 5.000 nel 2011, a fronte delle almeno 5.946 del 2010, fondamentalmente per il significativo calo delle esecuzioni in Cina che sono passate dalle circa 5.000 del 2010 alle circa 4.000 del 2011.
La Cina è prima sul triste podio dei paesi esecuzionisti, seguita dall’Iran, con almeno 676, un aumento spaventoso rispetto alle 546 del 2010 e dall’Arabia Saudita che con almeno 82 esecuzioni ha addirittura triplicato quelle compiute l’anno precedente.

I paesi totalitari ed illiberali sono responsabili del 99% del totale mondiale delle esecuzioni, mentre quelli democratici dell’1% con gli Stati Uniti che ne hanno compiute 43 nel 2011 (un dato che conferma il calo delle esecuzioni in corso da anni in America) e Taiwan 5. In controtendenza il Giappone che invece nel 2012 ne ha già eseguite 5.

La prefazione del Rapporto è scritta dal Presidente della Sierra Leone Ernest Bai Koroma mentre il libro è dedicato al Ruanda per avere, con il principio e la fine dei processi di gacaca cercato di conciliare verità e giustizia e portare pace in una terra che ha conosciuto la rappresentazione contemporanea più terribile della vicenda millenaria di Caino ed Abele come spiega nell’introduzione Sergio D’Elia.

Il Texas uccide il condannato minorato mentale - Lo Stato può uccidere anche un minorato mentale, almeno in Texas.  La condanna a morte di Marvin Wilson è stata eseguita. "Abbracciate mia madre e ditele che le voglio bene - sono state le sue ultime parole - Portami a casa Gesù, portami a casa Dio".
La Corte Suprema ha respinto poche ore prima dell'iniezione letale l'ultimo tentativo di appello dei legali di Wilson. "La corte - affermava l'appello - deve fermare questa esecuzione crudele e incostituzionale di un uomo mentalmente ritardato".
La condanna è stata eseguita l’8 agosto scorso nella prigione di Huntsville, alla presenza di sei persone, familiari e amici della vittima.
Wilson aveva 53 anni e un quoziente intellettivo di 61, sotto la media accettata di 70. E proprio sul suo ritardo mentale gli avvocati hanno cercato inutilmente di fare leva.

Wilson è stato condannato nel 1994 per la morte di Jerry Williams, un informatore della polizia, che lo aveva indicato come spacciatore di droga. Il suo complice nel crimine, Terry Lewis, è stato condannato all'ergastolo, dopo che la moglie ha testimoniato contro Wilson, riferendo che lo stesso Wilson le aveva detto di aver premuto il grilletto. Wilson ha sempre dichiarato di non aver commesso l'omicidio. Nel 2002 la Corte Suprema (Atkins vs Virginia) ha proibito l'esecuzione dei ritardati mentali, dichiarandola contraria all'ottavo emendamento della Costituzione, che vieta pene crudeli e inusitate. La Corte ha però lasciato agli stati la decisione su come determinare chi rientra nella categoria dei ritardati mentali.
Lo Houston Chronicle scrive che nel 2004 la corte d'appello del Texas ha stabilito che un ritardato mentale come quello del personaggio 'Lennie' del romanzo di John Steinbeck 'Uomini e topi', "i cittadini del Texas non vorrebbero che fosse condannato a morte. Ma i texani accetterebbero che una persona il cui deficit mentale dà diritto a ricevere assistenza dai servizi sociali sia invece esentata dall'esecuzione di una pena?".
Nel romanzo, Lennie era il bracciante di un ranch: generoso, ingenuo, infantile, ma dotato di enorme forza fisica e affetto da ritardo mentale. Una serie di circostanze lo portava a uccidere, con una mossa violenta quanto non davvero voluta, la nuova del padrone della fattoria. E per evitare la vendetta del marito della vittima nei confronti di Lennie, il suo migliore amico, George, un altro bracciante, lo uccideva in un epilogo drammatico quanto sofferto.
"Prima del caso di Wilson, non avevo idea che uno Stato come il Texas si rifacesse a un personaggio creato da mio padre - ha detto Thomas Steinbeck, figlio di John Steinbeck - come riferimento per stabilire se qualcuno con infermità mentale possa vivere o meno. Sono sicuro che se mio padre fosse qui sarebbe arrabbiato e offeso nel vedere il suo lavoro usato in questo modo". [Rainews24]

 

 

 

 

 

 

 

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25 agosto 2012
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