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Nonostante la cessazione dei bombardamenti israeliani, le condizioni dei bambini libanesi restano difficili

05 settembre 2006

''La fine della guerra in Libano non ha significato la fine delle sofferenze per i bambini''. A sostenerlo è Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e promozione dei diritti dei bambini. Opera in Medio Oriente dal 1949, quando si occupò di portare aiuto ed assistenza sanitaria ai rifugiati palestinesi in Libano. Oggi sostiene numerosi progetti in Libano, Egitto, Siria, Giordania e nei Territori Occupati in Palestina.

Il conflitto in Libano per Save the Children non solo ha causato morti e più di 800 mila profughi e sfollati (durante la guerra in Kosovo furono-300-400 mila), ma ha prodotto danni le cui conseguenze pesano e peseranno a lungo sulle vite dei bambini e delle loro famiglie.
In concomitanza con l'avvio della missione di peacekeeping dell'Onu e in concomitanza con l'arrivo del contingente italiano, Save the Children traccia un bilancio della condizione dei minori a circa due settimane dal cessate il fuoco.
Le condizioni dei bambini restano difficili e preoccupanti nonostante la fine delle ostilità. Ordigni inesplosi e mine rappresentano un grave e quotidiano pericolo per bambini e bambine. Si calcola che, durante la guerra, ogni giorno venissero sganciati nel Sud del Libano 4.000 ordigni, il 10% dei quali rimanevano inesplosi. Molti degli ordigni inesplosi sono micidiali bombe a grappolo, particolarmente attraenti e colorate e dunque spesso confuse con giocattoli: almeno 3 bambini sono morti, dalla fine del cessate il fuoco a causa delle bombe a grappolo inesplose.

Oltre al quotidiano rischio di perdere la vita, molti bambini, soprattutto fra quelli che vivono nei campi sfollati, mostrano chiari sintomi di stress e disagio psicologico, come incubi e ansia. Sintomi che permarranno se a questi bambini non sarà garantito un ambiente rassicurante e stimolante. Oltre a problemi fisici e psicologici, i bambini che stanno tornando nei loro paesi, debbono affrontare l'ulteriore trauma legato alla distruzione dell'ambiente a loro familiare: la propria casa e anche le scuole. Si stima che il conflitto abbia causato la distruzione di oltre 50 scuole, di cui 13 pubbliche, mentre soprattutto nel sud del paese, sono circa 300 le scuole inagibili. Di conseguenza la riapertura delle scuole slitterà dal 9 settembre ad almeno i primi di ottobre.
Secondo Save the Children la ripresa dell'attività scolastica e, in assenza di scuole agibili, l'allestimento di strutture temporanee, deve costituire una priorità anche per le organizzazione umanitarie che stanno operando nell'area: in un paese reduce da un conflitto, la scuola rappresenta un luogo protetto per i bambini e contribuisce a restituire loro una sensazione di normalità.
In quest'ottica Save the Children sta provvedendo all'allestimento di 80 ''aree sicure'' dove 5.000 bambini potranno impegnarsi in attività ricreative ed educative e ricevere supporto psico-sociale da operatori specializzati. Inoltre l'organizzazione internazionale sta prestando soccorso a circa 47.000 persone, di cui 19.000 bambini, assicurando cibo, acqua, medicinali. A sostegno delle attività di aiuto in Libano, Save the Children ha lanciato un appello internazionale di raccolta fondi di 5 milioni di dollari.

Secondo l'organizzazione internazionale particolarmente drammatica risulta in questo momento la situazione a Gaza dove i bambini, che costituiscono circa metà della popolazione, sono costretti a vivere in una quotidianità di estrema violenza e insicurezza, intrappolati nelle loro case, senza elettricità e acqua corrente, e impossibilitati a procurarsi cibo, medicine e ad assicurarsi un'igiene minima. Dal 28 giugno ad oggi ben 44 bambini sono stati uccisi, mentre dalla metà di agosto anche il regolare approvvigionamento di aiuti umanitari è diventato impossibile e le attività degli operatori umanitari sempre più difficili.
Operatori di Save the Children attestano un aumento dei bambini con problemi psicologici, incubi e sintomi legati al trauma generato dalla guerra. Il supporto che in tali casi può essere dato dalla scuola è completamente negato ai bambini di Gaza, a causa di un sistema scolastico nel più completo caos, con insegnanti in sciopero e scuole trasformate in campi profughi. Il 12 settembre a Roma, con una conferenza stampa presso la Sala della Stampa Estera, Save the Children lancerà la sua sfida globale: assicurare educazione di qualità a 8 milioni di bambini nei paesi in guerra o post-conflitto entro il 2010. Nel corso dell'incontro sarà diffuso il Rapporto Internazionale ''Educazione per i bambini in paesi in conflitto''.

Fonte: Agenzia Internazionale Stampa Estero

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05 settembre 2006
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