Nuova pista investigativa sulla strage di Ustica
Inquietante la nuova pista attenzionata dagli inquirenti che porta all'incidente delle Frecce Tricolori a Ramstein
Comincia oggi in corte di Appello a Palermo il secondo grado di uno dei giudizi civili per la tragedia di Ustica quando, il 27 giugno del 1980, un Dc9 Itavia, in viaggio da Bologna a Palermo, precipitò a largo dell'isola palermitana provocando la morte di 81 persone e aggiungendosi alla lista dei grandi misteri italiani.
Lo scorso settembre i ministeri della Difesa e dei Trasporti sono stati condannati dal tribunale al risarcimento di oltre 100 milioni di euro in favore dei parenti di una quarantina di passeggeri deceduti (LEGGI). Nello stesso ambito si sono svolti altri processi in cui familiari di vittime hanno ottenuto un risarcimento in sede civile.
"Non può certamente disconoscersi - dicono gli avvocati Fabrizio e Vanessa Fallica che rappresentano i familiari di alcuni passeggeri morti - il valore storico della sentenza del Tribunale di Palermo, mediante la quale in un aperto confronto tra due distinti poteri istituzionali delle singole funzioni, ha ritenuto di risolvere un problema in termini di saggezza, serietà ed imparzialità, avvalendosi delle leggi in vigore. E' indiscussa la presenza di sostanza esplosiva rinvenuta sul relitto dell'aereo. Sostanza esplosiva proveniente certamente da un ordigno di guerra".
"Chi se non lo Stato - aggiungono i legali - è responsabile dei pasticci e del conseguente mistero per non avere posto la magistratura nelle condizioni di incriminare gli autori materiali del misfatto? Chi se non lo Stato è responsabile per non avere dato alla magistratura la possibilità di incriminare il pilota francese, inglese o americano che sia, chiedendo la estradizione anche dei rispettivi comandanti esecutori? Non ci vuole molto per capire che lo Stato ha inteso evitare il 'putiferio' che si sarebbe verificato a livello internazionale tra gli esponenti della Nato con un conseguente squilibrio di ogni genere di rapporti diplomatici. Il disastro è il frutto di un errore operativo in una vera e propria azione di belligeranza, un errore che, in base alla normativa vigente, non può essere considerato tale nei confronti degli autori che sono rimasti, forse, ignoti per evitare la innegabile contestazione del delitto di strage dolosa che non è soggetta a prescrizione".
E una nuova, inquietante pista conduce al terribile incidente delle Frecce Tricolori a Ramstein, in Germania, otto anni dopo, dove persero la vita tre piloti della pattuglia acrobatica, che la sera del 27 giugno 1980 avevano dato un "allarme generale" mentre erano in volo rimasto avvolto nel mistero.
Era il 28 agosto del 1988 quando in circostanze assai singolari, tre piloti della Pattuglia Acrobatica Nazionale si scontrarono durante una esibizione provocando la morte di 67 spettatori.
I familiari delle vittime della strage di Ustica, adesso, vogliono vederci chiaro sulla morte di due di quei piloti delle Frecce Tricolori che pochi giorni dopo avrebbe dovuto presentarsi dai magistrati per riferire su cosa avessero visto di tanto rilevante nei cieli italiani la sera del 27 giugno 1980 che li aveva indotti a dare l'allarme generale prima di rientrare a Grosseto. Questa la pista investigativa che il mensile 'Il Sud' riporta in un ampio servizio sull'argomento.
L'indagine difensiva è condotta dall'avvocato Daniele Osnato che assiste, con il professor Alfredo Galasso, gran parte dei parenti delle 81 persone morte in seguito all'esplosione del Dc-9. Raccontati i dettagli dell'indagine e pubblicata una inedita fotografia dell'aereo in fiamme del 'solista' delle Frecce Tricolori, il tenente colonnello Ivo Nutarelli, subito dopo l'impatto in volo. Analisi tecniche e testimonianze inducono la difesa a pensare che l'aereo di Nutarelli sia stato sabotato.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica /Palermo.it]
- Il governo contro la sentenza su Ustica (Guidasicilia.it, 14/09/11)