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Nuovi controlli del Ris di Parma al 'Massimino' e un nuovo video sugli scontri di Catania del 2 febbraio scorso

16 aprile 2007

E' la sera del 2 febbraio 2007 a Catania. L'ispettore di Polizia Filippo Raciti è in piedi, sul Discovery, aggrappato con una mano sullo sportello anteriore destro, che è aperto, e con l'altra sul tetto del veicolo che procede lentamente da piazza Spedini in via D'Emanuele mentre intorno allo stadio Massimino ci sono scenari da guerriglia urbana.
L'ispettore scende dall'auto di servizio, fa pochi passi camminando a fianco del Discovery, trascinando vistosamente la gamba destra e mostrando una netta sofferenza al fianco. Poi risale a bordo della vettura, si siede e chiude lo sportello.

Questi raccontanti sono i fotogrammi del nuovo video scoperto dalla polizia di Stato tra le riprese effettuate dall'emittente televisiva Antenna Sicilia, che riprendono l'ispettore Raciti alle 20,15, poco più di un'ora dopo il presunto scontro con i tifosi nella porta d'ingresso della curva Nord del Massimino, e 18 minuti prima del presunto impatto che il poliziotto avrebbe avuto con lo stesso Discovery.
Una tempistica che, secondo gli investigatori, permetterebbe di stabilire che Raciti era già ferito al fegato alle 20,15, una tempistica che escluderebbe il ''fuoco amico'' e che confermerebbe invece, sostengono dalla polizia, l'impatto in curva Nord per quello che, per l'accusa, rimane l'unico scontro frontale al quale avrebbe partecipato Raciti.
Un'informativa sul ritrovamento delle nuove immagini di Raciti è stata già inviata dalla squadra mobile della Questura alla procura della Repubblica per i minorenni di Catania.
In altri scatti, si è inoltre appreso, si vedrebbe Raciti già zoppicare durante l'arresto di un ultras e anche questo sarebbe avvenuto prima del presunto impatto col Discovery che, secondo la procura della Repubblica per i minorenni, ''è stato già vagliato ed escluso che sia realmente avvenuto''.

''Se c'è bisogno, certo, sarà riesumato anche il cadavere. Perché no? Il medico del pm dice una cosa, il nostro ne dice un'altra. Ma noi non abbiamo dubbi su come siano andate le cose''. A parla con il quotidiano online AffarItaliani è Giuseppe Lipera, l'avvocato difensore di A.S., il 17enne accusato della morte dell'ispettore di polizia. L'avvocato Lipera ha rivela che venerdì scorso due ufficiali del Ris di Parma sono scesi a Catania e sono stati al Massimino per prelevare un oggetto del tutto simile a quello che, secondo l'accusa, sarebbe stato scagliato addosso al poliziotto provocandogli la frattura di quattro costole e lo spappolamento del fegato. Lesioni risultate poi letali.
''Quel pezzo di lamiera è una sfoglia, si solleva con un dito, non avrebbe fatto del male e tantomeno ammazzato neanche un bambino - ha sottolineato ancora Lipera -. I carabinieri di Parma che sono venuti qui non hanno detto nulla, ma ora non possiamo che attendere la loro perizia per l'udienza del 3 maggio. Quando ci sarà la verifica dell'incidente probatorio''. 

Secondo il legale, adesso sono gli investigatori ad avere nuovi dubbi. Perplessità alimentate dal verbale redatto il 5 febbraio alla squadra mobile di Catania. Un racconto tremendo in cui l'agente scelto S. L., 46 anni, compagno di lavoro di Raciti in quella notte da incubo, confessa: ''Il discovery della polizia si muove in retromarcia per sfuggire all'inferno di pietre, fumo e bombe carta scatenato dagli ultras catanesi. Poi, un botto improvviso sulla vettura. In quel momento l'ispettore Filippo Raciti si porta le mani alla testa e si accascia. Due colleghi lo adagiano nel sedile posteriore del fuoristrada; l'ispettore si lamenta dal dolore e non riesce a respirare''. Raciti era sceso dal mezzo un attimo prima per lasciarlo areare e per sottrarsi ai miasmi dei fumogeni.

Il 17enne a ''La Gazzetta dello Sport'' - ''Sono uno stupido ma non un assassino'' e uscito di prigione ''tornerò allo stadio e mi comporterò bene''. Ha ribadito così la propria ''totale innocenza'' il diciassettenne indagato per la morte dell'ispettore di polizia Filippo Raciti. Il giovane indagato, in un'intervista rilasciata dal carcere  minorile di Catania dove è detenuto a 'La Gazzetta dello Sport', ha confermato di essere stato presente al derby: ''Ero in curva Nord - ha detto - e con altri ragazzi ho fatto delle sciocchezze''. Ha ribadito di ''avere lanciato'' il sottolavello in lamiera per ''uscire e raggiungere i tifosi del Palermo'' sostenendo che ''dall'altra parte della porta d'ingresso della curva non c'era nessuno''.
''Non ho ammesso nulla - ha ripetuto il diciassettenne - perché non posso ammettere una cosa che non ho fatto''. Per questo spiega di non avere messaggi da recapitare alla vedova Raciti: ''sono addolorato - ripete - ma io ve lo giuro non c'entro...''. Ai magistrati ha mandato a dire di ''fare il loro dovere ma è giusto - ha aggiunto - che cerchino la verità''.

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16 aprile 2007
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