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Nuovi sbarchi, nuovi soccorsi, nuove vittime

Sulle navi della Marina Militare, in attesa di sbarcare, ci sono 1771 migranti soccorsi negli ultimi giorni

21 luglio 2014

Nuovi sbarchi, nuovi soccorsi, nuove vittime. Quattro navi della Marina Militare hanno affrontato nella notte diverse situazioni di emergenza nel soccorso e recupero di molti migranti in arrivo dalle coste nordafricane. La corvetta Sfinge ha soccorso un gommone con a bordo 95 migranti, tra loro due donne; la nave anfibia San Giorgio è intervenuta nel soccorso a due imbarcazioni con a bordo recuperando 276 profughi tra cui 33 donne e 5 minori; per due immigrati c'è stato bisogno di un trasporto con elicottero EH 101 verso l'ospedale di Catania.
La fregata Zeffiro ha soccorso tre gommoni imbarcando in totale 294 migranti tra cui 28 donne e 9 minori; la corvetta Urania ha soccorso un gommone con 98 migranti, 28 donne tra loro.

La Zeffiro, la corvetta Urania ed un elicottero EH101 decollato da Lampedusa hanno prestato assistenza ad un gommone semiaffondato in cooperazione con la nave mercantile Genmar Compatriot (Bermuda) la quale ha imbarcato 61 migranti e 5 cadaveri con l'ausilio della motovedetta CP905 delle Capitanerie di Porto. I corpi sono stati imbarcati sulla motovedetta CP905 delle Capitanerie di Porto insieme con i 61 migranti salvati, che hanno riferito che a bordo dell'imbarcazione di fortuna erano circa 80.

Al momento sulle navi della Marina Militare ci sono 1771 migranti soccorsi negli ultimi giorni in attesa dello sbarco nei porti che il Ministero dell'Interno ancora deve comunicare.

Ieri sono arrivati a Messina 566 migranti a bordo di una petroliera danese che li ha soccorsi il giorno prima tra la Libia e Malta. A bordo dell'imbarcazione c'era anche un bimbo di un anno, giunto cadavere a Messina. Il piccolo era con la madre e non si conoscono ancora le cause del decesso.
In una piccola bara bianca il bimbo siriano giunto cadavere a Messina è stato portato all'obitorio del Policlinico. Tra i migranti ben 73 bimbi, quasi tutti tra i due e gli otto anni, e anche un neonato, allattato da una giovane donna incinta. Hanno trascorso la notte con gli adulti alla scuola media Pascoli.
Da fonti maltesi si è inoltre saputo che le vittime trovate nella stiva del barcone sono 29, non 18 come sembrava dai primi accertamenti, alle quali va aggiunta la donna morta sulla motovedetta intervenuta per i soccorsi.
La nave dei soccorritori è arrivata ieri pomeriggio a Messina. Quelli che erano apparsi i tre casi più gravi erano stati fatti salire ieri su motovedette italiane dirette a Palermo: uno dei tre non ce l'ha fatta ed è morto. Gli altri 566 - in maggioranza siriani - erano stati lasciati sulla petroliera fatta dirigere verso la Sicilia.

Intanto la Caritas di Catania denuncia lo "stato d'abbandono in cui versano i migranti al Palaspedini", dove "da giorni - dice il direttore don Piero Galvano - si assiste alle stesse scene: migranti disposti lungo i gradoni sopra mucchi di materassini maleodoranti, condizioni igienico-sanitarie precarie, con tanto di transenne che fungono da box improvvisati in spazi ristretti e angusti. Il tutto si manifesta nell'indifferenza generale".
Secondo la Caritas l'aumento delle temperature ha spinto molti migranti a lasciare volontariamente la struttura, "creando non pochi problemi di ordine pubblico. Conseguenza dello stato d'abbandono è stata la rissa scoppiata tra migranti e italiani ieri sera davanti gli occhi increduli dei volontari della Caritas giunti sul posto per consegnare vestiti e beni di prima necessità". È stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine.

Una nave privata per salvare i profughi - "Queste persone stanno morendo in mare: non si può lasciare solamente l'incombenza a Mare Nostrum. Anche loro stanno richiedendo aiuto. In continuazione. E non sento nessuno che risponda alla richiesta di aiuto dell'Italia. Noi siamo qui, noi stiamo rispondendo: io, come italiana, sto rispondendo come posso". Di fronte ai continui naufragi di migranti, le parole di Regina Catrambone, imprenditrice italiana nel campo assicurativo da anni residente a Malta, spiegano le motivazioni che l'hanno spinta insieme al marito americano Christopher a promuovere e finanziare la prima nave gestita da privati per soccorrere i barconi nel Mediterraneo.
L'imbarcazione salperà tra un mese. L'operazione si chiama Moas, Migrant offshore aid station (www.moas.eu), e, secondo quanto confida Catrambone alla Radio Vaticana, è stata ispirata da papa Francesco e dai suoi appelli ad aiutare le migliaia di persone che rischiano la vita tentando di raggiungere l'Europa.

"Abbiamo iniziato a pensare che dovevamo fare qualcosa la scorsa estate, quando eravamo in vacanza e per combinazione il papa, proprio in quel periodo, stava visitando Lampedusa - racconta -. Poi c'è stata un'altra occasione, che è stata la tragedia purtroppo dell'ottobre 2013, quando tantissime persone sono morte... L'ultima spinta ad agire ci è stata data ancora da papa Francesco quando, rivolgendo un appello, ha detto che tutti noi dobbiamo contribuire in prima persona ad aiutare gli altri, con i mezzi, le risorse, le capacità che abbiamo".
Così è nato il Moas, stazione di aiuto per i migranti in mare, che sarà operativo da agosto. E' allora che salperà la Phoenix, un'imbarcazione di 43 metri acquistata dai due coniugi in Virginia, su cui opererà personale specializzato per i soccorsi, mentre due droni monitoreranno dall'alto le acque del Mediterraneo per intercettare le carrette del mare in difficoltà. "Siamo una ong - prosegue Catrambone -, una missione umanitaria che aiuterà le imbarcazioni in mare, in acque internazionali: abbiamo comprato l'imbarcazione, abbiamo fatto tutto il restauro, abbiamo noleggiato elicotteri che ci invieranno le immagini".

L'impresa, al momento, è totalmente finanziata dai due promotori. "Fino ad ora tutto questo viene dalle nostre risorse - sottolinea l'imprenditrice -. Però stiamo cercando anche di avere dei contributi: non devono certo essere soltanto monetari, ma possono anche aiutarci con i giubbotti di salvataggio, possono aiutarci con donazioni, con acqua...".
E il pensiero va ancora all'insegnamento del pontefice. Papa Francesco secondo Catrambone "ha detto qualcosa di veramente bello e toccante: oggigiorno, molte volte, è necessario avere un cambio di atteggiamento verso i migranti, ma l'atteggiamento che abbiamo tutti - lui dice - è di disinteresse e di emarginazione, che alla fine corrisponde appunto alla 'cultura dello scarto'. Invece è giusto che vi sia un atteggiamento che sia la 'cultura dell'incontro': l'unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, e quindi un mondo migliore. Noi a questo ci stiamo ispirando. 'Servitevi di noi': questo è quello che vorrei dire e l'appello che vorrei lanciare".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, GdS.it]

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21 luglio 2014
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