Nuovo allarme attentati per i magistrati di Palermo
Una lettera anonima avrebbe annunciato la presenza di armi ed esplosivo nei luoghi frequentati abitualmente da alcuni pm
Nuovo allarme sicurezza al Palazzo di Giustizia di Palermo. Una lettera anonima avrebbe annunciato la presenza di armi ed esplosivo nei luoghi frequentati abitualmente da alcuni magistrati e subito sono scattate le ricerche. La segnalazione è stata al centro del comitato provinciale per l'ordine a la sicurezza pubblica di l’altro ieri.
Da mesi, missive anonime, confidenti e da ultimo il pentito Vito Galatolo (LEGGI) annunciano attentati in preparazione contro i magistrati del capoluogo. Le rivelazioni contenute nell'anonimo sarebbero state in qualche modo confermate dalle dichiarazioni di un confidente degli investigatori che hanno attivato le ricerche nei luoghi segnalati.
Secondo quanto si apprende, nell'anonimo non si farebbe riferimento a magistrati specifici, ma l'attenzione degli inquirenti sarebbe rivolta al pm Nino Di Matteo, da mesi vittima di pesanti intimidazioni mafiose. La vicenda è stata comunicata anche al procuratore generale Roberto Scarpinato che è responsabile della sicurezza del palazzo di giustizia e che martedì ha incontrato Di Matteo.
La sicurezza delle toghe palermitane è anche uno dei passaggi della relazione annuale della Dna illustrata l’altro ieri dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti (LEGGI). Dall'enorme numero di intimidazioni e avvertimenti subiti da giudici e pm la Direzione Nazionale Antimafia deduce "l'esistenza di una strategia criminale volta a destare allarme ed assai probabilmente a tentare di condizionare lo svolgimento delle attività investigative e processuali della magistratura del distretto di Palermo". Il riferimento è alle intercettazioni delle conversazioni di Riina, con il compagno di carcere Alberto Lorusso, fitte di minacce a Di Matteo.
Ma non solo. Da tempo infatti in Procura arrivano anonimi ben informati, la cui provenienza non è stata ancora chiarita, con i quali i magistrati vengono messi in guardia su attività di spionaggio messe in atto ai loro danni. Responsabili sarebbero esponenti delle forze dell'ordine che agirebbero su input di soggetti non precisati.
Sugli anonimi indaga la Procura di Caltanissetta, competente per legge quando parti lese sono magistrati palermitani: nell'inchiesta che prende il via dal cosiddetto "protocollo fantasma" (LEGGI), una delle denunce piene di particolari in cui si sostiene che Di Matteo sarebbe spiato, è finita anche una lettera recapitata nei mesi scorsi al pg Scarpinato. Un documento inquietante, zeppo di riferimenti specifici a indagini condotte dal magistrato che, per gli inquirenti, non sarebbe stato scritto da mano mafiosa, ma da soggetti vicini ad ambienti istituzionali.