Nuovo anno in Nigeria. Per i tre italiani rapiti in Nigeria inizia un 2007 sempre più preoccupante
I tre ostaggi italiani, Francesco Arena, Roberto Dieghi e Cosma Russo, i rapiti in Nigeria lo scorso 7 dicembre assieme ad un altro impiegato libanese dell'Eni, sono stati ''trasferiti'' qualche giorno fa dal luogo dove erano tenuti prigionieri, e sono state interdette loro tutte la comunicazioni ''con il mondo esterno''. Il preoccupante annuncio è stato fatto dal Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend) in un comunicato diffuso sabato scorso.
Gli ostaggi, infatti, sarebbero stati trovato in possesso di un telefono cellulare: un apparecchio che sarebbe stato consegnato loro ''clandestinamente'' da un responsabile dello Stato di Bayelsa.
Nel comunicato il Mend ha ribadito che gli ostaggi non saranno liberati con il pagamento di un riscatto, e ha rivendicato le condizioni politiche necessarie per il rilascio. In particolare viene chiesta alle autorità nigeriane la liberazione dell'ex governatore dello Stato di Bayelsa, Diepreye Alamieyeseigha - in prigione per corruzione - e del leader separatista Mujahid Dokubo-Asari, oltre ad altri detenuti del Delta del Niger. L'altra condizione ''politica'' per il rilascio degli ostaggi è una migliore perequazione dei profitti dell'estrazione del greggio tra la popolazione poverissima dell'area.
La notizia del trasferimento degli ostaggi italiani in Nigeria era giunta anche alla Farnesina attraverso canali giornalistici.
E dei nostri tre connazionali non si è dimenticato il presidente della Repubblica Napolitano che in un'intervista al direttore di Rai International, Piero Badaloni, registrata poco dopo il messaggio di fine d'anno agli italiani, ha lanciato un appello e un augurio per la liberazione dei tre tecnici dell'Agip, in mano dei guerriglieri Nigeriani da 27 giorni.
Napolitano si è detto ''molto preoccupato'', ma anche fiducioso sull'operato dell'unità di crisi della Farnesina ''che considero uno dei migliori strumenti di cui dispone il nostro governo per affrontare questo tipo di situazioni''.
E da Bernalda, comune in provincia di Matera, la famiglia di Cosma (Mimmo) Russo, uno dei tre sequestrati, in un comunicato ha sollecitato i rapitori ''a liberarli'' e l'Ente idrocarburi e la Farnesina ''ad attivare un nuovo contatto con i propri cari''. Lo ha reso noto la stessa famiglia Russo, che è assistita dall'avvocato Pietro Ditaranto.
''Trascorsi 26 giorni dal rapimento del proprio caro Mimmo - è scritto nel comunicato - la famiglia Russo, pur fiduciosa nell'operato di tutti, fa appello direttamente ai rapitori affinché restituiscano all'affetto dei propri congiunti e della collettività tutta Cosma Russo e gli altri rapiti. La signora Anna Carella, moglie di Russo, è preoccupata che il perdurare del rapimento possa innescare un meccanismo di intervento non negoziale con pericolo di vita per gli ostaggi''.