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Nuovo arresto per le stragi di mafia

Preso un pescatore di Santa Flavia che avrebbe procurato il tritolo per le stragi del '92-'93

12 novembre 2012

Nuovo arresto nell'ambito delle indagini della Procura di Firenze sulle stragi mafiose del 1993 a Firenze, Roma e Milano. Gli agenti della Dia di Firenze hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un pescatore cinquantasettenne di Santa Flavia (PA), Cosimo D'Amato, ritenuto responsabile di aver fornito ingenti quantitativi di tritolo. L’ordinanza è stat emessa dal gip di Firenze Anna Favi, su richiesta della Procura che indaga sugli eccidi del 1993.
Il tritolo, che avrebbe recuperato in mare da residuati bellici, sarebbe stato utilizzato dal comando mafioso per numerose azioni, dalla strage di via Fauro a Roma del maggio 1993 al fallito attentato all'Olimpico del gennaio 1994.

Secondo il procuratore Giuseppe Quattrocchi, l'esplosivo fornito da D'Amato alla mafia è stato utilizzato per tutte le stragi del 1992, 1993 e 1994: quella di Capaci, quella di via D'Amelio, quelle di Roma, Firenze e Milano. Per gli attentati sarebbero stati utilizzati fra i 1.280 e i 1.340 kg di tritolo.
"Le indagini sulle stragi mafiose non possono mai fermarsi. Non ci fermeremo di fronte a niente nella ricerca di eventuali altre responsabilità a qualsiasi livello e di qualsiasi natura, anche solo nell'ispirazione o nell'agevolazione degli attentati", ha detto il procuratore di Firenze. "La Dda di Firenze non si ferma, non si è mai fermata, e non si fermerà nella ricerca di responsabilità di possibili concorrenti nel delitto di strage".

D'Amato è parente di Cosimo Lo Nigro, già condannato per le stragi, ma non era mai entrato nell'inchiesta. Il pescatore è accusato di strage, devastazione e di detenzione di un ingente quantitativo di esplosivo, per aver concorso agli attentati, tra l'altro, con i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Filippo e Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro.
Secondo l'accusa, l'esplosivo recuperato dall’uomo venne consegnato al commando predisposto dal boss Francesco Tagliavia, l'ultimo boss ad essere stato condannato in primo grado a Firenze, nel 2011, per le stragi. Gli investigatori risalirono a Tagliavia grazie alle testimonianze del collaboratore Gaspare Spatuzza.

Le dichiarazioni di Spatuzza sono state determinanti anche per l'individuazione di D'Amato. "Circa un mese e mezzo prima della strage di Capaci - ha messo a verbale l'ex sicario del clan Brancaccio - vengo contattato da Fifetto Cannella, mi dice di procurare una macchina più grande che dobbiamo prelevare delle cose. A piazza Sant’Erasmo, ad aspettarci, c’erano Cosimo Lo Nigro e Giuseppe Barranca. Noi aspettavamo anche Renzino Tinnirello. Quindi siamo andati a Porticello, ci siamo avvicinati alla banchina e c’erano tre pescherecci ormeggiati: siamo saliti sopra uno di questi e nei fianchi erano legate delle funi, quindi abbiamo tirato la prima fune e c’erano praticamente semisommersi dei fusti, all’incirca mezzo metro per un metro. Quindi, abbiamo tirato sulla barca il primo fusto, poi il secondo e li abbiamo trasferiti in macchina".
Su queste dichiarazioni hanno lavorato i pm di Firenze, ma anche i colleghi della Procura di Caltanissetta, che si occupano dei misteri del '92: su una di quella barche ci sarebbe stato D'Amato, il regista di quella delicata consegna. Spatuzza sostiene che l’esplosivo sarebbe stato recuperato in mare, da alcuni siluri inesplosi della seconda guerra mondiale.

Le indagini di Caltanissetta sul pescatore palermitano sono ancora in corso, anche per verificare eventuali complicità. Di certo, l'operazione di recupero in mare è da addetti ai lavori: così è tornata l’ombra di esperti artificieri che potrebbero aver collaborato con i boss. Ma su questo aspetto le dichiarazioni del collaboratore Spatuzza sono ancora coperte dal segreto istruttorio. E a Caltanissetta, D'Amato è tecnicamente ancora un indagato a piede libero.
Le indagini di Firenze, invece, si sono concluse nelle scorse settimane: D'Amato è adesso accusato di aver procurato l'esplosivo per gli attentati di via Fauro a Roma (14 maggio 1993), via dei Georgofili a Firenze (27 maggio 1993), San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma (28 luglio 1993), via Palestro a Milano (27 luglio 1993). L'uomo avrebbe fornito il tritolo anche per il fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma del 23 gennaio 1994.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

 

 

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12 novembre 2012
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