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Nuovo colpo alla mafia: sequestro da 70 milioni di euro

La Dia ha sequestrato immobili e società tra Agrigento e Trapani a imprenditori coinvolti in indagini di mafia

05 marzo 2010


La Direzione investigativa antimafia ha sequestrato beni per oltre 70 milioni di euro ad alcuni imprenditori siciliani coinvolti in indagini di mafia. I provvedimenti di sequestro, emessi dai tribunali di Agrigento e Trapani, che hanno accolto le istanze della Dia e della Dda di Palermo, hanno ad oggetto ditte individuali, società di capitali, terreni, fabbricati, veicoli industriali, complessi aziendali e denaro liquido.

La Dia di Trapani ha sequestrato beni per oltre 20 milioni all'imprenditore di Castellammare del Golfo (TP), Mariano Saracino, già condannato per associazione mafiosa. Il provvedimento è stato eseguito su disposizione della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani che ha accolto la richiesta della Dda di Palermo e della stessa Dia. A Saracino sono stati sequestrati quote societarie, imprese individuali, 8 appartamenti, 10 unità immobiliari destinati ad attività commerciali, 20 unità immobiliari destinati a magazzini, 6 villini, 30 appezzamenti di terreno edificabile, 4 fondi agricoli, 20 autoveicoli e disponibilità finanziarie depositate nei diversi istituti di credito.

Sempre nell'ambito della stessa operazione, la Dia ha sequestrato il patrimonio dei fratelli Diego ed Ignazio Agrò, rispettivamente di 64 e 72 anni, imprenditori del settore oleario, originari di Racalmuto (AG). Si tratta di beni mobili ed immobili per un valore di oltre 50 milioni. I fratelli Agrò erano già stati arrestati nel 2007, nell'ambito dell'operazione 'Domino 2', scaturita in seguito dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati, già capo della cosca di Agrigento, e condannati all'ergastolo nel 2009 dalla Corte d'assise di Agrigento per l'omicidio di Mariano Mancuso, avvenuto ad Aragona (AG) nel 1992. Gli Agrò - in stretti rapporti con i capimafia dell'agrigentino, Salvatore Fragapane, Giuseppe Fanara e Maurizio Di Gati, ai quali gli imprenditori si rivolgevano per dirimere le controversie legate alla propria attività di usurai - avrebbero sollecitato l'uccisione di Mancuso, che si sarebbe rifiutato di restituire il denaro avuto in prestito.
Il provvedimento di sequestro riguarda conti correnti, numerosi terreni e fabbricati nelle province di Agrigento, Messina, Brindisi e Perugia, due aziende e quote societarie di diverse imprese operanti nel settore immobiliare, nella produzione e commercializzazione di olio alimentare.

"C'è un progetto di forte aggressione dei capitali mafiosi. Lo dimostra il fatto che Palermo produce il 60% dei beni sequestrati in tutta l'Italia". A dichiararlo è il Sostituto procuratore Roberto Scarpinato che coordina alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo le indagini sulla criminalità economica. "La vicenda del sequestro ai danni dei fratelli Agrò - spiega Scarpinato - fa emergere una Cosa Nostra che investe nell'usura quando le vittime non riescono a pagare gli strozzini si rivolgono ai mafiosi che intervengono con i loro metodi. Una persona che ha denunciato è stata uccisa. Un'altro imprenditore che aveva un debito di 180 milioni di lire è stato sequestrato e portato in Calabria fino a quando non ha pagato". Scarpinato ha commentato anche il sequestro dei beni dell'imprenditore di Castellammare Mariano Saracino. "Si tratta di un soggetto ripetutamente arrestato e condannato eppure non si era mai riusciti ad intaccare i suoi beni - ha aggiunto il magistrato - oggi portiamo a casa un risultato decisivo. Una cosa nostra capace di fare soldi e infatti capace di conquistare il consenso sociale. Ecco perché l'aggressione ai patrimoni è decisiva nella lotta alla mafia". [ANSA, La Siciliaweb.it]

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05 marzo 2010
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