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Nuovo identikit di Matteo Messina Denaro, uno dei due possibili eredi di Bernardo Provenzano

06 aprile 2007

C'è un nuovo identikit del boss latitante, Matteo Messina Denaro, il capomafia di Trapani che, insieme al boss palermitano Salvatore Lo Piccolo, anch'esso latitante, è indicato come successore di Bernardo Provenzano  al vertice della mafia siciliana. La polizia lo ha realizzato grazie all'indicazione di ''alcune fonti'' riservate.
Il boss è indicato con i capelli corti, brizzolati, e occhiali da vista. I tratti del volto sono molto marcati e l'immagine riprodotta al computer dagli esperti della scientifica lo rendono più magro rispetto all'ultima foto a disposizione degli investigatori.
L'ultima sua immagine, immortalata da una istantanea, mostra un giovanotto ingabbiato in occhiali trendy, giacca di buon taglio, capelli corti: una foto che rimanda più ad un manager che ad un feroce criminale e, meno che mai, alla ruvidezza contadina dei capibastone corleonesi.

Matteo Messina Denaro, 45 anni, nato a Castelvetrano (Trapani), in gioventù girava in Porsche, col Rolex al polso e belle donne al seguito. Un mafioso dal passato paragonabile a quello di un playboy.
E' ricercato dal 1993, da quando è stato accusato per la prima volta di associazione mafiosa ed omicidi. Oggi gode di protezioni di alto rango, ma anche di un favore popolare che gli ha assicurato una latitanza praticamente dorata.
''Matteo Messina Denaro - dice Massimo Russo, magistrato della Dda di Palermo - è stato ed è il leader di Cosa nostra nella provincia di Trapani e in più occasioni ha manifestato le sue capacità di gestione del sodalizio criminale''.

Se di Salvatore Lo Piccolo, 63 anni, a capo della cosca di San Lorenzo a Palermo non si sa più nulla, o quasi, dal 1983, di Matteo Messina Denaro qualcosa in più emerge dai racconti di alcuni pentiti e dalla indagini di mafia nel trapanese. Dai 'pizzini' trovati dagli investigatori nel covo di Coroleone dove si nascondeva Provenzano, emerge lo stretto legame tra i due. Bigliettini in cui Messina Denaro pone al capo della Cupola il problema della carenza di 'manovalanza', rivolgendosi con toni di rispetto e devozione.
Una tecnica, quella dei biglietti, utilizzata dallo stesso Matteo Messina Denaro per comunicare con i suoi uomini e per dare ordini, come dimostrano alcune indagini di mafia nel trapanese, tra cui quella che tre anni fa portò all'arresto di Salvatore Messina Denaro, 55 anni, fratello del latitante, ed ex impiegato della Banca Sicula, istituto di credito rilevato qualche anno fa dalla Banca Commerciale (Comit), su cui c'è traccia in alcuni documenti della Commissione nazionale Antimafia. La polizia accertò che Salvatore Messina Denaro comunicava, attraverso una fitta rete di gregari, con il fratello tramite i foglietti per scambi di notizie su appalti ed estorsioni.

Come Provenzano che durante la latitanza si fece curare e operare a Marsiglia, anche Matteo Messina Denaro si sarebbe recato all'estero nel '94 per motivi di salute. Di lui ci sarebbero tracce nella clinica oculistica, Barraquer in carrer de Muntaner, a Barcellona, dove si sarebbe sottoposto a una visita agli occhi. Il boss fin dalla nascita è affetto da strabismo di venere. Col tempo la malattia avrebbe determinato un forte deficit visivo, da qui la necessità di rivolgersi ai medici. Il boss avrebbe fornito alla recepition del centro oftalmico la sua vera data di nascita, e rivelato la città di origine: Castelevetrano nel Trapanese. Ma avrebbe detto di chiamarsi: Matteo Messina, omettendo, dunque, il secondo cognome, Denaro.
Fu il pentito, Vincenzo Sinacori, a dire per primo agli inquirenti che Matteo Messina Denaro soffriva di una malattia agli occhi. Il boss gli aveva rivelato che aveva intenzione di andare in Spagna per farsi visitare. Rispetto a Provenzano, 'uomo d'onore' vecchio stampo, Matteo Messina Denaro è descritto come un uomo amante della bella vita, delle donne, di oggetti di marca. Un boss che fa affari con le estorsioni e con gli appalti, legato alla sua terra d'origine Castelvetrano, roccaforte mafiosa del trapanese, indicata come crocevia di grossi business, traffico di droga e operazioni imprenditoriali e finanziarie.

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06 aprile 2007
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