O col Pd o col Megafono
"Vogliono condannarmi al rogo". Questa la risposta di Crocetta all'aut aut della Commissione di garanzia del Pd
"Episodi di presenze collaterali al partito non possono trasformarsi in una organizzazione di iscritti e in una strutturazione parallela articolata, finalizzata ad una presenza permanente sulla scena politica che risulterà e risulterebbe alternativa e contraria alle normative che disciplinano la vita interna del Pd".
Così in una nota la commissione nazionale di garanzia del Pd, riferendosi al caso Crocetta e al suo movimento, dopo aver esaminato il "caso Megafono".
La commissione, continua la nota, "ritiene che l’opera di rinnovamento e di affermazione dei principi etici che devono informare la vita del partito e la necessaria leale collaborazione non possa essere favorita da formulazioni assolute e indiscriminate di denigrazione e di accusa rivolte al Partito e ai suoi dirigenti". E ancora: "la Commissione auspica che in tempi brevi si possa realizzare una verifica dell’attuazione delle considerazioni sopra riportate".
La commissione di Garanzia sottolinea altresì che "non risultano esistere accordi o intese tra il Pd e il Megafono, che possano consentire agli iscritti del Pd di far parte di altri movimenti politici o agli eletti di aderire a gruppi consiliari diversi dal Pd stesso". Inoltre "né ad iscritti che ricoprano incarichi istituzionali né ad eletti nelle liste del Pd è consentito sottrarsi al dovuto versamento al Partito dei contributi così come previsto da Statuto e Regolamento finanziario".
Fermo restando che "è nella natura stessa del partito allargare le sue iniziative, aumentare i suoi contatti con la società e i suoi movimenti, favorire la partecipazione democratica, e, in particolari momenti elettorali, la convergenza di più culture per il successo delle proprie liste, nel rispetto delle norme statutarie e sulla base di accordi politici. Rafforzare la struttura e la presenza del partito nella società - sottolinea ancora la nota - è la sostanza del prossimo congresso del Pd".
Insomma, Rosario Crocetta stia col Pd o con il suo Megafono!
"Se mi condannano al rogo pazienza. Io faccio vincere il Pd e loro mi vogliono eliminare". La nota dei democratici ha trasformato Crocetta in un fiume in piena che, durante una conferenza stampa tenutasi ieri a palazzo d'Orleans, a Palermo, ha inondato un po' tutti.
Il "Megafono", nato come la lista dell'allora candidato alla presidenza della Regione Sicilia, in meno di un anno è diventato prima un gruppo influente dentro palazzo d'Orleans (si contano una decina di parlamentari) e poi un movimento acchiappa voti: basta guardare il buon risultato - con punte anche superiori al 10 per cento - alle ultime amministrative in città come Catania, Messina e Siracusa per capire quanto "stia insediando e non poco" proprio l'elettorato del Partito Democratico. "Non siamo antagonisti ma complementari" disse l'ex sindaco di Gela commentando i risultati delle ultime amministrative.
"Epifani l'ho sentito qualche settimana fa e adesso mi sarei aspettato una sua telefonata. Ma loro sono impegnati in questa lotta infinita tra correnti e probabilmente non piacciono coloro che vogliono guastare il gioco. Dovremmo assistere in silenzio al giochetto delle correnti, ma mi oppongo a questa logica", ha detto ancora il presidente della Regione siciliana. "Parlare di professionisti dell'antimafia - ha aggiunto riferendosi alle critiche di Davide Faraone, vicino a Matteo Renzi - nel caso del nostro governo è vergognoso e non solo perché abbiamo familiari di vittime della mafia. Mi disgusta questa cosa perché è un atto mafioso affermarlo".
"E' assurdo - ha proseguito - che di fronte alle questioni sollevate in questi giorni, che riguardano anche una parte del Partito democratico, si discuta del futuro del Megafono, quando è stato voluto da Bersani".
E se dovessero decidere per una sua espulsione? "Pazienza, la storia è piena di eretici condannati. Non mi farei eliminare da loro, non rinuncio alle mie idee". "Sono sotto processo eretico a Roma", ha tuonato ancora Crocetta, "Sono curioso di capire se mi giudicheranno e mi condanneranno a morte, al rogo, come le streghe e come gli ebrei. È una vergogna, proprio mentre ho fatto scoppiare la questione morale mi mettono sotto processo".
Sulla vicenda è intervenuto anche Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd a margine dell'iniziativa dall'area RifayPd, organizzata ad Agrigento. "Il Pd va rifatto, non sfasciato", ha detto, "Stiamo dando l'anima per ricreare un clima di fiducia attorno al Partito Democratico che rimane l'unica speranza di cambiamento, non trasformistico ed effimero, per la Sicilia e per l'Italia. Il clima di contrapposizione frontale creato dalle dichiarazioni del presidente Crocetta è un grave errore che rischia di disorientare i tanti elettori e cittadini che credono nella rivoluzione di Crocetta e nella possibilità che la Sicilia possa effettivamente cambiare". "Non c'è dubbio - ha proseguito Cracolici - la politica in Sicilia ha bisogno di un supplemento di rigore e siamo noi i primi a sostenere questa necessità: ma rappresentare il Pd quasi come fosse un'associazione a delinquere è inaccettabile".
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Huffingtonpost.it, Corriere del Mezzogiorno]