Obama pronto ad inviare 15mila soldati in Afghanistan
L'Afghanistan è adesso diventata ''la più grande sfida militare per gli Stati Uniti''
Ieri il ministro della Difesa americano, Robert Gates (lo stesso dell'amminsitrazione Bush, ndr) ha illustrato al presidente Barack Obama e al vicepresidente Joseph Biden, i piani per l'invio delle nuove truppe in Afghanistan. L'Afghanistan è adesso diventata "la più grande sfida militare per gli Stati Uniti", aveva detto Gates la scorsa settimana alla Commissione Forze Armate del Senato pur osservando che la nuova amministrazione democratica ha aspettative "realistiche e limitate" sul futuro del paese.
E se domenica, in una intervista alla Nbc, Obama aveva ipotizzato il rientro entro un anno, di un numero "sostanziale" di militari dall'Iraq, in Afghanistan il presidente Usa è pronto ad inviare truppe supplementari di 15.000 soldati. Secondo quanto riportato dall'emittente televisiva Cnn, dopo aver incontrato ieri pomeriggio il segretario Gates per ricevere aggiornamenti sulla situazione, si attende l'annuncio dell'invio di un ulteriore contingente americano in Afghanistan.
Sul fronte diplomatico l'attività per il nuovo segretario di Stato Usa è grande. Hillary Clinton incontrerà oggi a Washington, il collega britannico, David Miliband, e quello tedesco, Frank-Walter Steinmeir. Al centro dei colloqui, secondo il portavoce, Robert Wood, Clinton discuterà con gli omologhi in particolare del dossier iraniano e della situazione in Afghanistan. Gli incontri si svolgeranno alla vigilia della riunione a Berlino del gruppo 5+1 sull'Iran, cui partecipano i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna) e la Germania.
Come già accennato, la scorsa settimana si è saputo che l'elemento cruciale della nuova strategia che l'amministrazione di Barack Obama sta mettendo a punto per l'Afghanistan è quello di concentrare le risorse sulla guerra vera e propria, lasciando perdere l'impegno"troppo ampio e proiettato verso il futuro" per la ricostruzione delle infrastrutture e delle istituzioni del Paese, per la costruzione dello Stato, slogan, rimasti tali, degli Stati Uniti di George W. Bush.
Si tratta di elementi che vanno nella stessa direzione delle voci che avevano iniziato a circolare nella capitale americana dopo la visita alla Casa Bianca, subito dopo l'insediamento di Barack Obama nelle scorse settimane, di tre ex ministri afghani e del governatore della provincia di Nangahar. Karzai, spiegano le fonti, viene considerato come ''un potenziale impedimento'' ai nuovi ''più modesti e realistici'' obiettivi americani in Afghanistan, promossi soprattutto dal vice presidente Joe Biden e dall'inviato per la regione, Richard Holbrooke, pronto a partire per la sua prima missione a Kabul in cui spiegherà a Karzai che non può più evitare di fare di più. E' finita l'epoca d'oro del 'sindaco di Kabul', come veniva definito il presidente afghano, delle video conferenze bisettimanali con il presidente americano, un appuntamento subito cancellato da Obama, dell'accento sull'impegno Usa alla ricostruzione delle istituzioni civili, attività che verranno lasciate agli europei, soprattutto ai Paesi che continuano a rispondere negativamente alle richieste americane per un maggior impegno militare secondo la più tradizionale divisione dei compiti fra le due sponde dell'Atlantico.
"Se ci poniamo l'obiettivo di creare una qualche Valhalla asiatica laggiù perderemo, perché nessuno al mondo ha il tempo, le risorse e i soldi necessari a farlo", ha ammesso senza tanti giri di parole Gates. La missione americana in Afghanistan è quella di portare a termine una guerra, "la nostra maggiore sfida militare". "Il nostro obiettivo primario è quello di evitare che l'Afghanistan sia impiegato come base da cui terroristi ed estremisti possano attaccare gli Stati Uniti e i nostri alleati", ha aggiunto il capo del Pentagono.
Sarà quindi Holbrooke a spiegare a Karzai le nuove richieste di Washington, concentrate su un impegno serio alla lotta alla corruzione e al traffico di stupefacenti e caratterizzate da un approccio del "più aiuti in cambio di più risultati", primo fra tutti l'arresto di elementi del suo clan coinvolti in attività criminali, a partire dal fratello narcotrafficante a Kandahar. Il sostegno degli Stati Uniti alla sua ricandidatura alle elezioni che si svolgeranno entro l'autunno dipende dalla risposta che il leader pashtun darà a queste richieste.
[Informazioni tratte da Repubblica.it, il Tempo.it, Adnkronos/Ing]