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ODISSEA ALL'ALBA

Intervento militare contro il regime del Colonnello Gheddafi che minaccia: "La nostra terra sarà un inferno per voi"

20 marzo 2011

Ieri, sabato 19 marzo 2011, alle 17.45, i caccia bombardieri 'Mirage' francesi hanno iniziato i bombardamenti  in Libia, concentrandosi su una zona compresa entro un raggio di 100-150 chilometri da Bengasi. Lo ha reso noto il ministero della Difesa francese, precisando che gli aerei francesi che hanno preso parte al raid sono una ventina in totale. Secondo fonti della Difesa di Parigi, i caccia hanno distrutto numerosi carri armati delle forze libiche fedeli a Gheddafi. L'emittente televisiva in lingua araba Al Jazeera ha parlato di quattro carri armati tank distrutti.
Unità della marina americana dispiegate nel Mediterraneo hanno poi iniziato a lanciare missili cruise contro obiettivi in Libia. Lo rendono noto fonti del Pentagono citate dalla CNN, precisando che l'obiettivo di questi primi attacchi sono la batteria della contraerea schierata nei dintorni di Tripoli. Più tardi il Pentagono ha parlato di un totale di 110 missili da crociera Tomahawk lanciati da unità americane, insieme a quelle britanniche, su obiettivi strategici (installazioni militari, caserme, depositi d'armi e di carburante, strutture di comunicazione).
In azione dunque anche le forze britanniche. Il primo ministro David Cameron, citato dal sito web dell'emittente Bbc, ha riferito che l'operazione militare nel paese nordafricano è "necessaria, legale e giusta".
Nel mirino dei raid, secondo un portavoce delle forze armate libiche, citato dalla tv di stato di Tripoli, "le città libiche di Tripoli, Bengasi, Zuara e Misurata". "I caccia stranieri stanno bombardando degli obiettivi civili a Tripoli", ha denunciato sempre la tv di stato. Tra gli obiettivi colpiti, secondo la stessa fonte, ci sarebbe anche l'ospedale Bir Usta Milad della capitale. L'agenzia di stampa libica Jana ha riferito di diversi feriti. La tv di stato libica dà anche notizia di un aereo francese abbattuto vicino Tripoli. Bombardata - secondo quanto annunciano invece i siti dell'opposizione libica - una base militare utilizzata dalle brigate di Gheddafi nella città di Misurata.
Gheddafi è intervenuto ieri in tarda serata con un messaggio radio piuttosto violento: "Il Mediterraneo è diventato un campo di battaglia. Attaccheremo obiettivi civili e militari". Dietro a queste parole il timore più grande non è la possibile cotroffensiva militare libica ma quella del terrorismo. L'opzione terroristica (anche se non facile da organizzare su due piedi dal Colonnello e dai suoi uomini), resta decisamente più praticabile per quel che resta del regime libico che il 21 dicembre 1988 organizzò l'attentato contro il volo Pan Am 103 caduto a Lockerbie causando 288 vittime.
Il presidente del Parlamento libico Mohamed Zwei ha dichiarato che molti civili sono stati uccisi durante gli attacchi contro Tripoli e Misurata; ha inoltre ribadito che i ribelli sono appoggiati da Al Qaeda. Secondo la tv del regime, migliaia di libici si sono offerti come scudi umani attorno al bunker del Colonnello.

Muammar Gheddafi è tornato a farsi risentire in un discorso trasmesso dalla tv di Stato. "La nostra terra sarà un inferno per voi". Ancora un messaggio e ancora minacce contro la coalizione internazionale. "Tutto il mondo vede - ha detto il Raìs - che è in corso una guerra crociata contro il mondo islamico e la Libia in particolare". Gheddafi si ì rivolto ai paesi della coalizione come "barbari". "Vi sconfiggeremo - ha promesso - non poterre nascondervi dietro i vostri missili e dietro le viostre navi, siamo aggrappati alla nostra terra". "Abbiamo subito dei raid e questi sono metodi terroristi, se si combatte si combatte sul terreno con una battaglia e non con gli attacchi di questo tipo". "Stiamo subendo attacchi dai paesi cristiani - ha affermato - ci attaccano da migliaia di chilometri di distanza, voi siete dei criminali ci sono manifestazioni in tutti i paesi contro questi raid".

Poco prima dell'alba di oggi, un bombardamento ha preso di mira Tripoli e il dispositivo antiaereo nella capitale libica è entrato in azione. Il fuoco della contraerea è stato seguito da esplosioni e crepitio di armi automatiche. Il cielo della capitale è stato illuminato da traccianti. Un aereo della coalizione ha sorvolato la zona a sud della città, dove si trova la residenza-caserma del Raìs a Bab al Azizia, stando a quanto riferisce un inviato dell'Afp che si trova in un hotel ad un chilometro dal bunker del Colonnello.
Le esplosioni stanno continuando dunque nella capitale e lungo tutta la costa della Libia. Le forze di Gheddafi avrebbero bombardato nuovamente Bengasi, secondo quanto riportato da Al Jazeera. Citando fonti anonime, il canale satellitare ha parlato di fuoco dai tank e lancio di razzi.
In giornata si potrebbero alzare in volo dalla base di Decimomannu i caccia spagnoli giunti sabato in Sardegna. Attraverso un comunicato, il ministro degli Esteri libico ha fatto sapere che il regime chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, spiegando di considerare nulla la risoluzione 1973 che impone la no fly zone sulla Libia, e ha annunciato che Tripoli non coopererà più nella lotta all'immigrazione clandestina.

L'iniziativa militare aveva ottenuto il via libera nel corso del summit convocato a Parigi. "Abbiamo deciso di applicare la risoluzione Onu che esige un cessate il fuoco immediato e l'arresto delle violenze contro le popolazioni civili", ha spiegato al termine del vertice all'Eliseo il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. "Interveniamo per permettere ai libici di scegliere il proprio destino. Non devono essere privati dai loro diritti dalla violenza e dal terrore", ha detto ancora Sarkozy. "Abbiamo dovuto prendere - ha rimarcato - una grave decisione. La nostra determinazione è totale", di fronte al fatto che il raìs ha ignorato l'avviso di Francia, Gb e Usa "continuando la sua offensiva mortale contro la popolazione".
Da Brasilia, in viaggio ufficiale, il presidente Usa Barack Obama ha detto che "la popolazione libica deve essere protetta". Ed ha fatto sapere di aver autorizzato le forze militari americane ad iniziare una azione militare limitata contro la Libia.
Al summit di Parigi hanno preso parte il segretario della Lega Araba Amr Moussa, il segretario dell'Onu Ban-ki Moon, l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea Catherine Ashtone, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, più una serie di capi di Stato e di Governo o di loro rappresentanti, in totale 18, tra cui il segretario di stato Usa Hillary Clinton e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Significativa anche la presenza araba, con cinque paesi: gli Emirati Arabi Uniti, l'Iraq, la Giordania, il Qatar e anche il Marocco con i ministri degli esteri. Alla riunione anche il premier canadese Stephen Harper e il norvegese Jens Stoltenberg, i cui paesi sono membri della Nato. Assente l'Unione africana, i cui rappresentanti potrebbero incontrare lunedì a Tripoli Gheddafi. Secondo una fonte autorevole del ministero della Difesa francese, citata dal sito web del quotidiano Le Figaro, l'Unione Africana starebbe lavorando alla costruzione di un gruppo di contatto per negoziare direttamente con il colonnello.
Da parte sua, la Russia, che si era astenuta dal voto della risoluzione al Palazzo di Vetro, così come la Cina, deplora l'intervento militare contro la Libia.

Italia e Canada, gli altri due membri della coalizione internazionale, non hanno ancora preso parte attivamente agli attacchi. Ma il nostro Paese sta fornendo un importante supporto logistico attraverso la messa a disposizione della coalizione di sette basi militari (in quella di Decimomannu, vicino a Cagliari ci sono gli aerei spagnoli pronti all'attacco, nella base di Trapani Birgi gli aerei da combattimento italiani sono pronti a partire in un quarto d'ora).

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Repubblica.it, Corriere.it]

- Che cosa rischia l'Italia di Fiorenza Sarzanini (Corriere.it)

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20 marzo 2011
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