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Odyssey Dawn: settimo giorno

Dalle azioni militari alle "soluzioni diplomatiche". Presto la Nato assumerà la guida di tutte le operazioni militari

25 marzo 2011

Settimo giorno dell'operazione della coalizione internazionale 'Odyssey Dawn'. Alcune forti esplosioni sono state sentite questa mattina nella zona meridionale di Tripoli, dove continuano i raid aerei delle forze di coalizione. Secondo un portavoce delle forze armate libiche, citato dall'agenzia tedesca Dpa, sono stati distrutti diversi obiettivi militari e civili. Nella notte, altri raid della coalizione hanno colpito obiettivi della capitale, tra cui la zona della residenza-bunker del colonnello Muammar Gheddafi, Bab al-Aziziya. Raid e contraerea in azione anche a Sirte, secondo quanto riferisce l'edizione online del quotidiano arabo al-Quds al-Arabi. Intanto, anche gli aerei del Qatar hanno preso parte a operazioni di sorvolo nei cieli della Libia.
Nuovi violenti scontri tra milizie fedeli al colonnello e insorti si registrano ad Ajdabiya, nell'est del paese. L'inviato della Bbc parla di bombardamenti da parte dei lealisti contro obiettivi degli insorti, fin dalle prime ore della giornata. La città è circondata dalle truppe del regime e la popolazione è intrappolata al suo interno. Diventa sempre più difficile procurarsi cibo, acqua ed elettricità. Le forze della coalizione sono intervenute con raid contro le postazioni delle brigate di Gheddafi poste a difesa della porta occidentale di Ajdabiya, lo riferisce l'inviato della tv araba Al Jazeera, che ha mostrato in diretta le colonne di fumo che si levano verso il cielo dalla zona colpita. Nella notte Tornado britannici avevano lanciato missili su blindati libici che minacciavano i civili.
Secondo gli insorti di Bengasi, riferisce ancora Al Jazeera, tra le ottomila e le diecimila persone hanno perso la vita dall'esplodere delle rivolte contro il regime.
A Misurata si combatte, con i ribelli che continuano a controllare il porto. Nella città sarebbero 109 i morti e 1.300 i feriti in una settimana di scontri tra insorti e milizie fedeli al colonnello. Lo riferiscono fonti mediche locali citate dalla tv satellitare Al Arabiya. La città è alla paralisi, con gli insorti e le truppe fedeli al colonnello che hanno entrambi conquistato alcune postazioni chiave da cui controllano a vista gli avversari, impedendo ogni movimento. In questo stallo, la situazione umanitaria è drammatica, con acqua, cibo e medicinali ormai quasi introvabili. I ribelli denunciano poi la presenza di donne tra i cecchini, mercenarie provenienti da paesi dell'Africa sub-sahariana. Secondo quanto rivelano i ribelli della città della Tripolitania, citati dai siti dell'opposizione libica, negli scontri dei giorni scorsi sono state fatte prigioniere due donne delle brigate fedeli a Muammar Gheddafi. "Una di loro - spiegano i ribelli - parlava arabo e ha confessato di aver avuto l'ordine di sparare contro chiunque si muovesse in città".
Infine, dagli Emirati arabi uniti, la notizia che saranno inviati 12 aerei per contribuire a far rispettare la no-fly zone.

Dalle azioni militari alle "soluzioni diplomatiche" - La Francia e la Gran Bretagna stanno preparando "una soluzione politica e diplomatica" per la Libia. Lo ha annunciato il presidente francese Nicolas Sarkozy al termine del vertice Ue.
La missione in Libia, nel frattempo, assume contorni più definiti. La Nato assumerà la guida di "tutte le operazioni militari", fanno sapere fonti dell'Alleanza. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, conferma da Tunisi. "La Nato sarà operativa tra domenica e lunedì - ha spiegato in una conferenza stampa - è quello che volevamo fin dal primo momento e per cui ci siamo battuti". Quanto al coordinamento politico voluto dalla Francia, per il quale si terrà una riunione martedì a Londra a livello di ministri degli Esteri, Frattini ha precisato che "non ci sarà una cabina di regia operativa ma un gruppo di contatto politico che darà degli indirizzi". Da un funzionario dell'Alleanza arriva anche una previsione sulla durata dell'operazione di no-fly zone: novanta giorni, suscettibili di un prolungamento o di una riduzione se sarà necessario.

Le notizie dalla Nato arrivano poche ore dopo che anche il Consiglio europeo ha espresso la sua posizione sull'intervento. "Le operazioni militari si concluderanno quando la popolazione civile sarà al sicuro dalla minaccia di attacchi e quando gli obiettivi della risoluzione 1973 (quella dello scorso 17 marzo sull'intervento in Libia, ndr) saranno raggiunti" scrivono in un documento in più punti i capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles.
Tra le conclusioni raggiunte dal Consiglio europeo c'è in primo luogo la sottoscrizione delle condizioni d'intervento poste dalle Nazioni Unite. "L'Ue è determinata a contribuire all'applicazione della risoluzione Onu 1973", si legge nel testo approvato a Bruxelles. I 27 sollecitano inoltre Gheddafi a farsi da parte "immediatamente", in modo da avviare il dialogo con le parti interessate e avviare la transizione democratica, tenendo comunque presente "la necessità di assicurare la sovranità e l'integrità territoriale della Libia". Un processo per il quale viene sottolineato il ruolo "cruciale" dei Paesi arabi, e in particolare della Lega araba.
Altro capitolo del documento del vertice, sulle sanzioni. L'Unione europea si è detta pronta a misure per assicurare che gli introiti provenienti da petrolio e dal gas non finiscano nelle tasche del regime di Gheddafi. Una proposta in questa direzione verrà anche presentata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Un provvedimento necessario "a garantire che Gheddafi non paghi i suoi mercenari con le risorse petrolifere", ha spiegato il presidente francese Nicolas Sarkozy. L'"embargo totale sul petrolio libico e ampie limitazioni commerciali", era stata ribadita giovedì dalla cancelliera tedesca Angela Merkel in un intervento al Bundestag prima del Consiglio europeo.

Il generale americano Carter Ham: "Non escludo vittime civili" - "Non posso escludere che ci siano state vittime civili ma posso assicurare al cento per cento che stiamo lavorando con una precisione chirurgica su queste azioni proprio per poter proteggere i civili. Invece da parte del regime di Gheddafi, purtoppo, c'è un attacco contro i civili che è inaccettabile". Dalla base di Sigonella il generale americano Carter Ham, comandante dell'Us Africa Command, che coordina le operazioni in Libia, traccia un quadro della situazione in Libia.
"Sono sicuro - aggiunge - che chi opera lo sta facendo con una logica di precisione assoluta per cercare di non colpire i civili. Sono assolutamente sicuro che i piloti stiano eseguendo questa operazione con precisione quasi chirurgica, ma il regime - insiste - sta colpendo diversi civili e questo è inaccettabile".
Il generale Usa spiega che non è intenzione delle forze della coalizione dare la caccia a Gheddafi: "Stiamo facendo semplicemente rispettare la 'No fly zone' e l'embargo. Dove vediamo un pericolo interveniamo".
Il comandante dell'Us Africa Command ha confermato l' abbattimento da parte dei francesi di un jet libico "che rappresentava una minaccia. Il nostro obiettivo - ha proseguito Ham - è quello di far valere la risoluzione Onu e l'embargo ma soprattutto di proteggere i civili".
"Sembra che ancora ci sia capacità offensiva da parte del regime - ha continuato Ham - ma noi continuiamo a colpire. Nei giorni scorsi dovevamo colpire delle postazioni militari fisse ma ora siamo passati a una fase di dynamic-target, cioè delle postazioni messe in campo dal regime, che si spostano continuamente, e queste sono più difficili da colpire, soprattutto perchè la nostra priorità è quella di non colpire vittime civili".
Infine, Ham ha detto che la base di Sigonella "è un centro nevralgico e vitale nelle operazioni in corso, e una base logistica strategica da diversi anni". Il generale ha ringraziato l'Italia che ospita la base, e ha sottolineato il "perfetto funzionamento tra forze armate di Paesi diversi".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Corriere.it, Lasiciliaweb.it]

 

 

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25 marzo 2011
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