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Oggi consultazioni lampo. Deve essere la volta buona

Non c'è più tempo! Giorgio Napolitano deciderà la formazione del nuovo governo in 24 ore

23 aprile 2013

Non c’è tempo da perdere. Sono consultazioni lampo quelle che affronta oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per conferire l'incarico per la formazione del governo. Le audizioni sono cominciate questa mattina, alle 10.30, con il presidente del Senato Pietro Grasso. A seguire, Napolitano ha incontrato la presidente della Camera Laura Boldrini.

In ordine, il Capo dello Stato ha ascoltato e ascolterà: il presidente del Gruppo parlamentare Misto del Senato della Repubblica, Loredana De Petris; il presidente del Gruppo parlamentare Misto della Camera dei Deputati, Pino Pisicchio; la appresentanza parlamentare della Sudtiroler Volkspartei; gli esponenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati della minoranza linguistica della Valle d'Aosta: Albert Lanièce e Rudi Franco Marguerettaz; il presidente del Gruppo parlamentare della Camera dei Deputati Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.
Napolitano incontrerà poi il presidente del Gruppo parlamentare del Senato della Repubblica Grandi Autonomie e Libertà, Mario Ferrara; il presidente del Gruppo parlamentare del Senato della Repubblica Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT) - PSI, Karl Zeller; il presidente del Gruppo parlamentare della Camera dei Deputati Sinistra Ecologia Libertà, Gennaro Migliore; i presidenti dei Gruppi parlamentari della Lega, Massimo Bitonci e Giancarlo Giorgetti; i presidenti dei Gruppi parlamentari di Scelta Civica per l'Italia, Mario Mauro e Lorenzo Dellai
Di seguito, alle ore 17.30, Napolitano incontrerà i presidenti dei Gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle, Vito Claudio Crimi e Roberta Lombardi; i presidenti dei Gruppi parlamentari del Pdl Renato Schifani e Renato Brunetta.
Le consultazioni si chiuderanno intorno alle 18.30, con i presidenti dei Gruppi parlamentari del Pd Luigi Zanda e Roberto Speranza.
Napolitano, ha informato la nota del Quirinale, consulterà nel corso della giornata il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Tutta fatica sprecata comunque, o meglio, secondo quanto detto da Beppe Grillo in una intervista al tabloid tedesco Bild, un impegno inutile visto che l'Italia in autunno sarà in bancarotta. Grillo nell’intervista afferma che "Le piccole e medie imprese falliscono" e "tra settembre e ottobre il governo sarà a corto di soldi e avrà difficoltà a pagare le pensioni e gli stipendi".
Oggi il Movimento stellato si riunisce nel primo pomeriggio, alle 14, per decidere la linea da tenere in vista delle consultazioni. La delegazione è attesa al Colle alle 17.30. Il Movimento già nella riunione di ieri ha considerato varie ipotesi, tra queste anche quella di disertare l'appuntamento non andando affatto al Quirinale. La linea da tenere verrà decisa nel pomeriggio.

Intanto in Rete Paolo Becchi, considerato l'ideologo del M5S, invita i parlamentari stellati a tenere la barra dritta e non andare: "è tutta una farsa non ha senso andare alle consultazioni - scrive in un tweet - per consultare cosa poi se hanno gia deciso!".
"Parliamo con Rodotà e lasciamo Napolitano al suo inciuco storico - aggiunge poco dopo in un altro 'cinguettio' - E' il M5S la nuova Resistenza".
Di cinguettio in cinguettio, anche Grillo twitta postando un fotogramma del sondaggio diffuso ieri da La7 che vede il Movimento stellato al 29,1%, con un trend di crescita del 5,2% in una sola settimana. "M5S primo assoluto", scrive.
Sul suo blog, invece, Grillo diffonde i numeri delle quirinarie M5S a cui hanno preso parte 28.518 iscritti sui 48.292 aventi diritto. A Stefano Rodotà, candidato al Colle e classificatosi terzo dietro Milena Gabanelli (ha incassato 5.796 preferenze) e Gino Strada (lo hanno scelto in 4.938), sono andati 4.677 voti.

IL DISCORSO DEL PRESIDENTE
"Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione".
Giorgio Napolitano entra nella storia repubblicana pronunciando per la seconda volta giuramento da Presidente della Repubblica. In poco più di 40 minuti il Capo dello Stato ha ripercorso ieri le fasi più drammatiche degli ultimi 58 giorni che lo hanno portato a dire sì all’appello di politica e regioni.
Il Presidente è stato interrotto più volte da applausi scroscianti a cui non hanno partecipato i grandi elettori 5 Stelle che, nel salutarlo, si sono alzati come tutti, ma non hanno applaudito. A loro Napolitano si è rivolto in particolare due volte, per ricordare che "incontro" o "alleanze" non sono affatto brutte parole e che la rete non può sostituirsi ai partiti.
Ma Napolitano non è stato tenero con nessuno: tutti i partiti, ha detto, devono rinnovarsi. Quanto a sé, ha ribadito che farà tutto ciò che la Costituzione e le sue forze gli consentiranno.

Il Presidente ha aperto il suo discorso ringraziando il Parlamento per il "largo suffragio" ottenuto, segno "di rinnovata fiducia" giunta anche da "giovani parlamentari". Negli anni, ha aggiunto con commozione, "ho visto crescere fiducia e affetto nei miei confronti e verso l’istituzione che rappresento". "Non prevedevo di tornare in quest’aula per un nuovo giuramento", ha ricordato. "Già a dicembre dicevo che la non rielezione al Quirinale è l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidenza della Repubblica". Senza contare "le ragioni personali legate all’ovvio dato dell’età". Ma, a queste ragioni si sono sovrapposte quelle "rappresentatemi dalle forze parlamentari e da quasi tutti i governatori regionali".
"Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi: passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l'Italia. È a questa prova che non mi sono sottratto", ha ribadito per sicurezza, per poi citare la "lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità" susseguitesi non solo dalle elezioni, ma nel corso del suo primo settennato, con la politica alle prese con le tattiche invece che con le necessarie riforme, prima tra tutte quella della legge elettorale. Una "mancanza imperdonabile", così come "il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione".

Ora "non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana".
Quindi il richiamo al lavoro dei saggi: "se si ritiene che molte delle indicazioni contenute in quei testi fossero già acquisite, vuol dire che è tempo di passare, in sede politica, ai fatti; se si nota che, specie in materia istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su vari temi, vuol dire che è tempo di fare delle scelte conclusive. E si può, naturalmente, andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti".
È ora di mettere mano ai problemi del Paese, primo tra tutti il lavoro, ha sottolineato con forza il Presidente, pensando ai giovani, alle donne, alle imprese, al mezzogiorno, priorità nell’agenda del nuovo governo.
"Volere il cambiamento dice poco e non porta lontano se non si fa qualcosa", ha continuato il Capo dello Stato, riferendosi indirettamente al Movimento 5 Stelle. "Apprezzo l’impegno con cui il Movimento ha mostrato di volersi impegnare in Parlamento, guadagnandosi il peso e l’influenza che gli spetta: quella è la strada della dialettica democratica, non quella che vede contrapposta piazza e Parlamento", ha aggiunto riferendosi a quanto accaduto dopo la sua elezione. "Non può, d'altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti", ha detto ancora tra gli applausi di tutti, 5 stelle esclusi. "La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico"".

Quindi, rivolto a tutti, Napolitano ha detto che "le forze in Parlamento, senza eccezioni devono dare ora, in questa fase cruciale, il loro apporto alle decisioni da prendere" impegnandosi a "convergere sulle soluzioni".
"Voi tutti non siete esponenti di una fazione, ma depositari della volontà popolare", bisogna "lavorare con pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo competenze, innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato. Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da deputato all'età di 28 anni e portò giorno per giorno la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica", ha ricordato con commozione.
Serve un nuovo governo, da formare "senza indugio" e soprattutto "senza correre dietro a definizioni e formule". Lui, secondo quanto recita l’articolo 94 della Costituzione, deve assicurarsi solo che "abbia la maggioranza in entrambe le Camere". Il nuovo esecutivo, dal canto suo, "deve darsi un programma secondo le priorità del Paese" facendo "i conti con la realtà".
I risultati delle elezioni hanno dimostrato che "nessun partito può fare da solo, a prescindere da quanto promesso agli elettori". Dunque "servono intese tra forze diverse". D’altra parte, ha annotato, "non c’è oggi in Europa nessun paese democratico governato da un solo partito, neppure più il Regno Unito: ovunque ci sono governi sostenuti da più partiti. Il fatto che in Italia ci sia orrore a ogni ipotesi di intese, di convergenze, è segno di regressione, di un diffondersi dell’idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione - fino allo smarrimento dell'idea stessa di convivenza civile - come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti".

Tornando al 2006, al suo primo discorso da Capo dello Stato, Napolitano ha ricordato il suo auspicio "del tempo della maturità per la democrazia dell’alternanza" che, ha spiegato, "significa anche il tempo della maturità per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la necessità. Altrimenti, si dovrebbe prendere atto dell'ingovernabilità, almeno nella legislatura appena iniziata. Ma non è per prendere atto di questo che ho accolto l'invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica. L'ho accolto anche perché l'Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete: non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt'al più, per usare un'espressione di scuola, "da fattore di coagulazione". Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità: era questa la posta implicita dell'appello rivoltomi due giorni or sono".
"Mi accingo al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione "salvifica" delle mie funzioni; eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce", ha ribadito ancora. "E lo farò fino a quando la situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno. Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata ; inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio", ha concluso "Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l'Italia!".
Uscito da Montecitorio, Napolitano si è recato all’Altare della Patria salutato dalle frecce tricolori, per poi far ritorno in Quirinale.
Oggi le  consultazioni. E dovrà essere per forza la volta buona.

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23 aprile 2013
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