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Old boy

Se non vi foste ancora accorti del cinema coreano ecco un film che farà saltare sulla sedia anche i più distratti

17 maggio 2005

 




Noi vi segnaliamo...
OLD BOY
di Park Chan-Wook

"E' una storia sulla vendetta, ma nella prospettiva della catarsi, della salvezza. Per me la vendetta è il soggetto più drammatico al mondo. Abbiamo più rabbia rispetto al passato, ma viviamo in un mondo dove non ci è permesso manifestarla". (Chan-wook Park)
Il film è tratto da un manga del 1997. L'inizio del film è identico al fumetto: un uomo Oh Dae-soo viene rapito e imprigionato per anni senza sapere da chi o il perchè. Il suo unico legame con il mondo esterno è una televisione attraverso la quale viene a sapere dell'omicidio brutale di sua moglie. Omicidio di cui è il principale indiziato. Dopo aver pensato a lungo alle possibili ragioni del suo sequestro, nella sua mente la disperazione lascia il posto ad una rabbia che gli permette di andare avanti. Un solo pensiero lo tiene in vita: la vendetta. Dopo quindici anni improvvisamente ed inspiegabilmente viene liberato. Poco tempo dopo, mentre mangia in un ristorante, riceve una chiamata dal suo sequestratore, in seguito alla quale perde i sensi. L'incidente gli fa incontrare Mi-do, la cameriera del ristorante, con la quale inizia una relazione. Dopo lunghe ricerche Dae-soo si ritrova finalmente faccia a faccia con il suo rapitore, che gli propone un gioco: cinque giorni per scoprire chi l'ha rapito e perché. Se riuscirà nell'impresa, si ucciderà, se fallirà ucciderà Mi-do. Per Dae-soo l'incubo è appena iniziato.
Un film che attinge dalle suggestioni più estreme del dark e dal tocco quasi kafkiano in cui l'azione, per quanto violenta e visionaria, scava in una profondità quasi spirituale. Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2004


Distribuzione Lucky Red
Durata 119'
Regia Park Chan-Wook
Con Choi Min-Sik, Yoo Ji-Tae, Gang Hye-jung
Genere Drammatico


La critica
"In concorso a Cannes esattamente un anno fa, 'Old boy' ha ricevuto il Gran Premio della giuria presieduta da Quentin Tarantino. Fummo facili profeti a prevedere che Quentin lo avrebbe apprezzato; non si deve credere, però, che la violenza rappresentata dal regista coreano somigli a quella del collega. Laddove le stragi tarantiniane sono ludiche, venate d'ironia da cartoon, qui la violenza non ha nulla di seducente, né di divertente: è disumana, atroce, brutale come il mondo che la incornicia. E Park Chan Wook non si diverte non si diverte mai a fare il furbo con lo spettatore, non cerca di stupirlo. Lo immerge, invece, dentro il cervello di un uomo imprigionato in un incubo, rendendogli sempre più urgente il bisogno di scoprire, assieme a lui, la verità. La Universal ha già acquistato i diritti del film per un remake: che dovrà faticare un bel po' per stare alla pari con l'originale."
Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 maggio 2005

"Uno dei migliori film della stagione che, peraltro, non si raccomanda a uno spettatore timorato o generico. 'Old Boy' rievoca, infatti, l'universo di Lynch e Cronenberg, Kitano e Tarantino: adattando liberamente gli otto album di un fumetto giapponese scritto da Tsuchiya Garon e disegnato da Minegishi Nobuaki, il quarantunenne regista coreano Park Chan-wook è riuscito a trasformare le cupe, feroci, visionarie atmosfere del manga in un noir che a più riprese mozza il respiro. (...) Il ritmo e la musica scandiscono la progressione dello stile verso uno scioglimento alquanto lambiccato (col sospetto di due incrociati incesti), che finisce col contare meno delle acmi paranoiche sparse come il sale sulle molteplici ferite romanzesche: un polpo mangiato vivo, formiche che escono dalla pelle, la tortura dei denti strappati a uno a uno con il martello, zuffe sanguinarie a colpi di mazza in lerci sottoscala, bravacci forniti di maschera che sorvegliano una ragazza stordita dal gas e appesa seminuda al muro, il giovane ed elegante deus-ex-machina che ha un'enorme cicatrice sul torace e impugna il telecomando che in caso di pericolo gli farebbe immediatamente scoppiare il cuore malato... La potenza narrativa, tuttavia, trasporta questi eccessi nello spazio di una tragedia greca manipolata dall'alterazione delle coscienze."
Valerio Caprara, 'Il Mattino', 7 maggio 2005

"Il nuovo corso asiatico Nero che di più non si può, davvero una furia senza ragione apparente, un taglio che strazia il mondo. La nouvelle vague asiatica fa proseliti e il cinema coreano ci manda teste mozze, lingue a pezzi, pesci mangiati vivi, fiotti di sangue, il feticismo dell' irreale quotidiano in una civiltà che produce solo incubi. (...) Variazioni psico cromatiche, sospetti di nichilismo, omaggio certo al fumetto, cinema orgogliosamente tarato da danni psicofisici irreversibili. Un talento visivo estremo, una tragedia premiata a Cannes che andrebbe vista con gli altri pezzi d'orrore di Park Chan Wook che Lucky Red farà uscire in homevideo."
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 maggio 2005

"Non vi foste ancora accorti del cinema coreano, ecco un film che farà saltare sulla sedia anche i più distratti. Si intitola 'Old Boy', lo ha diretto il 41enne Park Chan Wook, e scommetteremmo che fra quelli visti finora è il più gradito al presidente della giuria, Tarantino. Perché come spesso accade in Corea, è un film di genere e insieme d'autore; perché deriva da uno di quei manga giapponesi tanto cari all'autore di 'Kill Bill'; perché impagina una storia di vendetta e di atrocità con sontuoso stile visivo, stabilendo al contempo un contatto profondo con le emozioni dei personaggi. A meno che Tarantino non voglia a sua volta vendicarsi, dato che in Corea 'Old Boy' ha sgominato sia 'Matrix' che, appunto, 'Kill Bill'. Il plot può ricordare 'The Game' con Michael Douglas. Ma tanto quello era leccato e artificioso, tanto 'Old Boy' suona miracolosamente fluido, motivato e coerente (almeno nella prima metà, mentre l'epilogo si rivela un po' macchinoso e il cattivo troppo fragile per non disperdere la tensione). (...) Montaggio acrobatico, colori lividi, colpi di scena precisi come laser e una graziosissima complice conosciuta nel sushi-bar in cui il depresso Oh entra 'per mangiare qualcosa di vivo'. E poi: flashback, torbidi retroscena, la solita scuola cattolica fonte di ogni vizio, denti cavati per vendetta (non diremo come), un'interminabile rissa in piano sequenza che vede Oh sgominare almeno 20 aggressori a calci, pugni e martellate, un capolavoro di stile e di energia."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 maggio 2004

"La storia disegnata è quella di un infelice prelevato per la strada e sequestrato per 15 anni dentro un appartamento; dopodiché, lasciato libero, per vendicarsi, come il conte di Montecristo, deve prima scoprire chi l'ha fatto segregare e perché. Il fumetto originario non dà spiegazioni e invece il cineasta sudcoreano, dopo attente letture di Sofocle e C.G. Jung, inventa una laboriosa motivazione e uno scioglimento truculento e inquietante. Tuttavia 'Old Boy' si può considerare una cosa seria sotto due aspetti. Perché confezionato con saltabeccante fantasia visiva sulle fatiche di un attore eccellente che si chiama Choi Min-sik; e soprattutto perché in Corea del Sud la pellicola ha battuto i colossi Usa, il che ha spinto Hollywood ad assicurarsi i diritti per rifarsela in casa."
Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 16 maggio 2004

GRAN PREMIO DELLA GIURIA AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004)

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17 maggio 2005
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