Oltre 1.100 impianti a Rischio di incidente rilevante
Dal convegno all'Enea su sicurezza sismica, tecnologie e prevenzione: il rischio maggiore in Sicilia orientale
Sono oltre 1.100 gli impianti a Rischio di incidente rilevante (Rir) in Italia, in alcuni casi con elevata importanza strategica. L'area più esposta è quella della Sicilia orientale, con i petrolchimici di Priolo Gargallo e di Milazzo.
Di questo si è parlato nei giorni scorsi all'Enea nel corso di un convegno sulla sicurezza sismica degli impianti chimici più a rischio.
Secondo l'Agenzia questi impianti possono esser messi in sicurezza adeguando gli impianti, facendo prevenzione grazie alle nuove tecnologie. "Il problema della sicurezza degli impianti in Italia - ha osservato Giovanni Lelli, commissario dell'Enea - è un aspetto che non possiamo affatto sottovalutare, dato che quasi tutto il nostro territorio è esposto al rischio sismico. La consapevolezza della vulnerabilità del nostro territorio - prosegue Lelli - richiede una cultura della prevenzione e l'attuazione di interventi di messa in sicurezza, i cui costi sono nettamente inferiori a quelli necessari per la bonifica e la ricostruzione dopo un incidente".
Anche per Stefano Gresta, presidente dell'Ingv, "dal punto di vista della pericolosità sismica è chiaro che la Sicilia orientale è un'area ad elevata pericolosità sismica in cui insistono impianti industriali".
Alessandro Martelli, presidente Glis, denuncia il fatto che "non esista una normativa specifica per la progettazione degli impianti chimici" e soprattutto che manchi "un'analisi della vulnerabilità dell'esistente". Se, per esempio, si ripetesse il terremoto del 1693 nella piana di Catania, osserva Martelli, "avremmo il più grave disastro ambientale del Mediterraneo".
Un recente rapporto di Legambiente e Protezione civile classifica in Italia 1.152 impianti pericolosi, dalla Lombardia alla Sicilia. I comuni a maggior rischio per la contaminazione di suolo, acqua e aria in caso di incidente sono 739, e nelle aree più esposte a danni si trovano anche scuole e ospedali.
L'analisi di Legambiente è costruita su circa il 30% dei comuni italiani che ospitano impianti pericolosi (pari a quelli che hanno risposto a un questionario): solo 105 comuni (50%) hanno realizzato una campagna informativa per la fase di emergenza; esercitazioni sono state svolte in 75 comuni (36%), ma soltanto in 34 sono stati coinvolti i cittadini (16%). Continuano a esser presenti nelle aree a maggior rischio, definite aree di danno, nel 18% dei casi scuole, nel 13% centri commerciali, nell'8% strutture turistiche, nell'8% luoghi di culto, nel 2% ospedali.
Dai petrolchimici alle raffinerie la maggior concentrazione di impianti si ha in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna.Guardando poi i comuni si evince che tra le peggiori situazioni c'é quella di Avellino, Basaluzzo (Al), Castello d'Argile (Bo), Cusago (Mi), Montemarenzo (Lc), Nova Feltria (Rn), San Maurizio d'Opaglia (No), Savona, Visco (Ud). [ANSA]