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Onora il padre e la madre

Ritratto impietoso di straziante cinismo che Sidney Lumet ha diretto magistralmente

13 marzo 2008


 





Noi vi consigliamo...
ONORA IL PADRE E LA MADRE
di Sidney Lumet

Charles e Nanette Hanson hanno cresciuto i loro figli come si deve. Andy, il maggiore è innamorato della bella moglie Gina, e guadagna un superstipendio come dirigente di una grande azienda. Hank, il più giovane, adora la figlia e sta cercando la maniera per poterla iscrivere ad un'esclusiva scuola privata. Ma Andy riesce a mantenere uno stile di vita stravagante e il dispendioso vizio della droga solo attingendo alle casse della sua società e pur amando la moglie, il suo matrimonio vacilla. Anche Hank ha i suoi piccoli problemi finanziari. E' in ritardo con il pagamento degli alimenti, beve troppo e ha una relazione… con la moglie del fratello.

Anno 2007
Tit. Orig. Before the Devil Knows You're Dead
Nazione USA
Produzione LinseFilm, Michael Cerenzie Productions, Unity Productions
Distribuzione Medusa
Durata 123'
Regia Sidney Lumet
Soggetto e Sceneggiatura Kelly Masterson
Con Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke, Marisa Tomei, Albert Finney
Genere Drammatico

La critica
"Costruito saltando avanti e indietro nel tempo e alternando i punti di vista (c'è anche papà Albert Finney), magari non è un grande film. Troppo cinico, specie nel finale nerissimo, per prenderlo sul serio fino in fondo. Ma sorprende la libertà di tono che il vecchio Lumet si concede per colpire gli eterni totem americani, i maschi, il successo, l'avidità. Con la precisione e il divertimento del grande regista."
Fabio Fezetti, 'Il Messaggero'

"Il film di Lumet ha un suo vigore quasi shakespeariano, ben sostenuto da un cast che comprende Philip S. Hoffman e Ethan Hawke, oltre a un grande Albert Finney. Ma perché un montaggio tanto macchinoso, che stanca più di quanto appassioni?"
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'

"L'indiretto confronto tra film americani, anch'essi fuori gara, si è risolto a favore di 'Before the Devil Knows You're Dead'. Il veterano Sidney Lumet torna, infatti, sugli schermi con un thriller duro, crudo e a tratti di strategica sgradevolezza cadenzato sulle ore e i giorni precedenti e seguenti un'assurda rapina organizzata (...) da due sciaguratissimi fratelli. Sia Philip Seymour Hoffman sia Ethan Hawke entrano nel ruolo con un virtuosismo che lascia annichilita la platea, anche perché l'irresponsabilità, il vizio e la violenza li pervadono e li perdono in un climax d'agghiacciante deriva fisica; così come il vecchio padre Albert Finney e la Marisa Tomei moglie di uno nonché amante dell'altro sono scolpiti nell'insieme e nel dettaglio con la spietata imperturbabilità di un noir nichilista."
Valerio Caprara, 'Il Mattino'

"Tutto va in pezzi. Pezzi di un puzzle, questa è la chiave di Lumet. Il regista li monta ad incastro, come fossero unità drammatiche con il loro tempo e il loro spazio. La vicenda si svolge nell'arco di una settimana, ma Lumet ricostruisce il quadro prendendo pezzi avanti e indietro nel tempo. Man mano emerge il disegno angosciante di un dramma famigliare, un dramma in cui tutti sono peccatori e colpevoli. Fino a un finale raro ed agghiacciante. Seconda lezione: gli attori. Non basta una sceneggiatura perfetta, ci vuole un corpus d'attori in grado di definire per ogni 'pezzo' del quadro un umore, una situazione, un carattere, e un regista che li sappia dirigere al cuore del loro e del suo dramma. Philip Seymour Hoffman è il fratello maggiore, Ethan Hawke è il piccolo, Albert Finney è il padre. Riescono nello spazio di una battuta, con un tic della bocca, con lo sgranare delle pupille a condensare l'universo bollente del loro Io in crisi. Terza lezione: l'orizzonte concettuale. Tutti i personaggi del film sono negativi, tutti sono 'peccatori', ma l'orizzonte in cui si dimenano (nonostante il titolo) è squisitamente laico. E per questo ancor più angosciante. Nessuna redenzione, neanche l'inferno!"
Dario Zonta, 'L'Unità'

"Ogni retroscena è destinato a venire a galla, fantasmi, complessi di colpa, insufficienze e insoddisfazioni, basta solo far fare al tempo il proprio mestiere di centellinatore di gesti, per trovarne alcuni sospetti su cui incamminarsi per cercarne le motivazioni. Il delitto perfetto non esiste, neanche un verdetto pulito al netto della integrità dei giurati, si può agire in coscienza, questo è vero, e anche, in tutta coscienza, vendicarsi su un figlio come una iena strappa le viscere agli gnu agonizzanti dopo la fiera zampata del leone."
Giancarlo Mancini, 'Il Riformista'

"E' un thriller newyorchese veloce, ricco di energia, di empietà famigliare, dei guai di un'America usa a vivere indebitandosi. Ben fatto, appassionante, e con qualcosa di più rispetto ai grandi e rabbiosi passati film del regista (...) Altri meriti: gli attori diretti benissimo (Philip Seymour Hoffman e il padre Albert Finley sono perfetti, anche Ethan Hawke è molto bravo); New York vista con la tristezza e lo struggimento amoroso di chi teme di dover lasciare la città più bella e più crudele."
Lietta Tornabuoni, 'L'espresso'

Evento speciale, Fuori concorso, alla II edizione di Cinema. Festa Internazionale di Roma (2007)

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13 marzo 2008
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