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Onoranze funebri, lidi e pesce azzurro...

La Dia di Catania ha sequestrato ai D'Emanuele beni per 15 mln. Il latitante Andrea D'Emanuele si è costituito

06 maggio 2010

La Direzione Investigativa Antimafia di Catania ha sequestrato un patrimonio di 15 milioni di euro (tra società, immobili e automezzi) a soggetti ritenuti appartenenti alla famiglia mafiosa D'Emanuele, legata da vincoli di parentela con il boss ergastolano Benedetto 'Nitto' Santapaola.
Il sequestro preventivo dei patrimoni illecitamente accumulati è correlato agli arresti operati dalla stessa Dia in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Catania, nell'ambito dell'Operazione ''Cherubino'' che ha smantellato la famiglia D'Emanuele, gestita da Natale D'Emanuele, reggente del "gruppo di Castello Ursino" per il clan Santapaola (LEGGI).

I beni sequestrati dalla Dia sono riconducibili, secondo quanto emerso dalle indagini, a Natale D'Emanuele e ai suoi figli Andrea e Antonino, anche loro coinvolti nell'inchiesta "Cherubino". Secondo la Dia la famiglia D'Emanuele avrebbe investito ingenti capitali in attività operanti nel settore dei servizi funebri, dell'abbigliamento, delle scommesse, del settore ittico e immobiliare, in quello della fotografia, nonché nella ristrutturazione di un prestigioso stabilimento balneare, intestando le attività a dei prestanome.
Il provvedimento di sequestro cautelare di beni disposto dal Gip riguarda, nel dettaglio: tre società di onoranze funebri e 8 unità locali; un immobile; un prestigioso stabilimento balneare; due società immobiliari; un'impresa operante nel settore ittico; un negozio di abbigliamento; un punto scommesse; un'impresa operante nel settore fotografico; diversi automezzi; e rapporti finanziari.

E proprio in queste ore Andrea Sebastiano D'Emanuele, di 29 anni, figlio del boss Natale, si è costituito ai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Catania. Irreperibile dal 29 aprile scorso - quando sfuggì all'operazione 'Cherubino' -, dopo la notifica del provvedimento restrittivo è stato condotto nel carcere di massima sicurezza di Bicocca.
Nei confronti di Andrea Sebastiano D'Emanuele era pendente un ordine di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, estorsione e corruzione.

Ieri la mafia etnea ha subito un altro colpo importante: gli agenti della Squadra Mobile di Catania hanno infatti arrestato il latitante Maurizio Motta, di 41 anni, indicato come elemento di spicco della cosca mafiosa Mazzei.
Il ricercato, sfuggito nel gennaio scorso all'operazione 'Mala Tempora' contro Cosa nostra, è stato bloccato dalla polizia all'aeroporto del capoluogo etneo mentre, utilizzando una carta di identità falsificata, stava per imbarcarsi su un volo diretto al Nord Italia.
Maurizio Motta è indicato dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania come elemento apicale del clan Mazzei, del quale sarebbe stato anche il reggente nel periodo successivo all'uccisione del fratello Giovanbattista, assassinato a Catania nel giugno 2007.

Per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, "la cattura del latitante Motta rappresenta l'ennesimo successo delle forze dell'ordine, della magistratura e del Governo nella lotta contro la criminalità organizzata". "Le recenti norme varate da questo Governo, i nuovi mezzi messi a disposizione e la costante efficienza delle forze dell'ordine - ha aggiunto il premier - hanno permesso e permettono di infliggere colpi durissimi e senza precedenti alla malavita organizzata".
"Congratulazioni per questo importante risultato che conferma ancora una volta la validità dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata condotta con forza dallo Stato" sono state espresse dal presidente del Senato, Renato Schifani. Per il ministro alla Giustizia Angelino Alfano "questa è una stagione antimafia che segna la fine di lunghe latitanze, aggredisce i patrimoni dei boss mafiosi, smantella gli efferati equilibri criminali".
"Assistiamo ogni giorno al ribaltamento della verità - ha contestato invece il senatore del Pd, Giuseppe Lumia - la cattura del latitante Maurizio Motta è merito esclusivo della magistratura e delle forze dell'ordine. Questo governo sta cercando in tutti i modi di disarmare la magistratura e le forze dell'ordine e di delegittimare i magistrati quando questi indagano sulle collusioni della politica con la mafia e con settori dell'economia. Gli stessi - chiosa Lumia - che ogni giorno conducono le indagini che portano all'arresto di boss e criminali".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, Ansa]

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06 maggio 2010
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