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Onorevoli stupefacenti. Le Iene scoprono gli ''alterati altarini'' di 50 parlamentari italiani

10 ottobre 2006

AGGIORNAMENTO
Il garante per la Privacy ferma le Iene. L'Authority ha deciso di bloccare il contestato servizio del programma di Italia 1 sul test antidroga a 50 deputati, che sarebbe dovuto andare in onda questa sera. Lo stop del Garante è legato alla ''raccolta illecita di dati di natura sensibile in quanto attinenti allo stato di salute'' che sarebbe stata effettuata nel servizio. Il provvedimento cautelativo dispone, con effetto immediato, ''il blocco dell'ulteriore trattamento, in qualunque forma, di ogni dato di natura personale raccolto e trattato nel caso in esame, consistente in informazioni, immagini e risultanze di test''.

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Di alcuni se ne conoscevano già gli ''usi e i consumi'', altri, sicuramente, fanno parte della schiera degli ''insospettabili'' e tali, sembra, che rimarranno. Parliamo dei parlamentari italiani che ''usano fare uso'' di sostanze stupefacenti e che le solite Iene di Italia 1 hanno pizzicato con tanto di infallibile test medico.
Diversi deputati e senatori, infatti, la scorsa settimana sono stati avvicinati da una Iene in ''borghese'' con la scusa di un'intervista. Durante l'intervista una finta truccatrice, accorgendosi che la fronte dell'intervistato era ''troppo lucida'', faceva fermare tutto e tamponava... In realtà l'ignaro veniva sottoposto, senza saperlo, al drug wipe, un test che svela tramite l'analisi del sudore se si è fatto uso di stupefacenti nelle ultime 36 ore. Una prova quasi infallibile.

Il risultato del test, che sarà sarà al centro del servizio clou con cui stasera il programma cult di Italia 1 tornerà sul piccolo schermo per la decima edizione, come minimo dovrebbe fare riflettere parecchio, infatti il 32% dei 50 deputati ''tamponati'' è risultato positivo. Di quel 32%, il 24% è risultato positivo alla cannabis (12 onorevoli) e l'8% alla cocaina (4 onorevoli).
''Il test - ha spiegato Davide Parenti, capo autore delle Iene -, come illustrerà nel servizio l'esperto che lo commercializza, è infallibile al 100% se si sono assunte sostanze stupefacenti nelle ultime 36 ore. Il che vuole dire che basta averne fatto uso più di due giorni prima per risultare negativi. L'errore, piuttosto, può essere fatto per difetto: può succedere che il test non rilevi chi ha fatto uso di cannabis coca o altro ma non che risulti positivo se qualcuno è 'pulito' ''.

Naturalmente, avverte ancora Parenti, ''abbiamo osservato il massimo rispetto delle privacy: allo spettatore verrà illustrato l'uso del tester, che abbiamo provato anche su di noi; poi facciamo vedere come reagisce alla presenza di una sostanza; e infine mostriamo alcuni dei test fatti davanti a Montecitorio ma senza che si possa riconoscere la 'vittima'. Non solo: l'esperto, cui verrà fatto commentare il risultato del test, non sa né dove né a chi è stato fatto. Noi stessi non sappiamo chi, dei 50 testati, sono i 'positivi'. Per noi la parte interessante non è la violazione, ma il dato percentuale''. Parenti, fra l'altro, ha aggiunto che ''tra i test ce ne era anche uno positivo agli oppiacei, ma non l'abbiamo considerato perché è sufficiente assumere antidepressivi del tipo Tavor per far reagire così il tester''.

E in attesa del servizio che andrà in onda, i commenti dei diretti interessati si sono sprecati. Il radicale Daniele Capezzone ha commentato caustico: ''Io l'ho sempre detto...'', Alessandra Mussolini pretende i nomi dei consumatori: ''Vogliamo sapere chi tra i rappresentanti del popolo usa droga, come e da chi la compra ma soprattutto se la vende: ci manca solo l'onorevole pusher''. Italo Bocchino, deputato di Alleanza nazionale, attraverso un legale ha chiesto il sequestro immediato del campione raccolto illegalmente e la distruzione dello stesso in sede processuale. Ieri sera è arrivato anche il commento di Pierferdinando Casini (Udc) che ha liquidato lo scoop come una ''pessima trovata pubblicitaria''. Piero Fassino invece l'ha buttata sull'ironia: ''Può darsi - ha detto il segretario Ds - che così si faccia più in fretta a cambiare la legge Fini sulle tossicodipendenze''.
Luigi Lusi, della Margherita, ha invece chiesto alla Iene di ripensarci e non mandare in onda ''un'inchiesta 'alterata', perché, stando alle anticipazioni, si baserebbe non solo su metodi da verificare, ma farebbe acqua da tutte le parti sia dal punto di vista dei diritti, sia della privacy e non ultimo dell'attendibilità medica, dando un messaggio distorto e falsato ai giovani che rappresentano proprio il pubblico principale di questa trasmissione''.

Sullo scoop delle Iene è intervenuto anche il ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero che non stupendosi di fronte a ''quella che è una voce popolare sul consumo delle sostanze da parte di molti parlamentari'', ha chiesto ''al mondo politico di riflettere in modo più laico sulla materia''.

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10 ottobre 2006
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