Operai Fiat in sciopero
Agitazione in tutti gli stabilimenti italiani. E da Termini i sindacati avvertono: ''Non diventeremo un supermercato''
Gli operai sono usciti a centinaia stamane dai cancelli della Fiat di Termini Imerese, aderendo così allo sciopero di quattro ore proclamato da Fim, Fiom, Uilm e Fismic in tutti gli stabilimenti dell'indotto per protestare contro il piano industriale e in particolare contro la decisione del gruppo di Torino di chiudere la fabbrica siciliana, dove tra diretti ed indotto lavorano circa 2000 persone.
Davanti allo stabilimento è stato organizzato un sit in, al quale hanno preso parte i dirigenti sindacali.
"Fiat e Governo sappiano che non ce ne frega niente di supermercati Auchan, Ikea o strutture cinematografiche. A noi interessa che a Termini Imerse si producano auto". Questo il messaggio chiaro che il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, ha lanciato, davanti ai cancelli della fabbrica siciliana, in vista dell'incontro di dopodomani a Roma, nel corso del quale il ministero dello Sviluppo dovrebbe fornire i dettagli delle sette proposte avanzate, da gruppi industriali e non, per rilevare lo stabilimento di Termini Imerese.
"Lo stabilimento di Termini Imerese non può chiudere, in Italia non esiste una sovracapacità, anzi il nostro Paese, in Europa, è l'unico, tra quelli industrializzati, ad importare auto perchè se ne producono poche rispetto alla richiesta di mercato" ha detto ancora Rinaldini, che contesta all'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, "di cambiare spesso idea". "Fino a qualche mese fa Marchionne prevedeva investimenti e nuova occupazione a Termini Imerese poi, dopo l'accordo con Chrysler, ha deciso che la fabbrica deve chiudere, ma non esiste un motivo reale se non quello che l'azienda sta spostando il suo business agli Stati Uniti". "Faremo di tutto per impedire la chiusura di Termini Imerese. Non abbiamo timori e paure di affrontare qualsiasi tipo di lotta necessaria a evitare la chiusura", ha aggiunto Rinaldini, parlando ai lavoratori della Fiat davanti ai cancelli della fabbrica siciliana.
"Marchionne più che di auto si intende di finanza - ha aggiunto ancora il leader Fiom - ma deve sapere che l'immagine della Fiat non rimarrà quella che il gruppo di Torino sta esportando all'estero. Si aprirà uno scontro sociale forte", ha concluso.
Intanto, secondo quanto si è appreso nelle ultime ore, gli "ecoincentivi auto" sarebbero appesi a un filo. Infatti, il governo sarebbe a lavoro anche in questi giorni per mettere nero su bianco un decreto legge per dare nuovo slancio ai consumi ma sarebbe scettico circa l'opportunità di stanziare un ulteriore finanziamento per il settore delle quattro ruote in assenza di un esito favorevole, almeno sul fronte dell'occupazione, della trattativa sul destino dello stabilimento Fiat di Termini Imerese.
Il dossier è nelle mani del ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il titolare dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, che dovrebbero incontrarsi domani o dopodomani per fare il punto in vista del Consiglio dei ministri ma soprattutto in vista del nuovo round con il Lingotto in agenda per venerdì. Facile dunque che il via libera dell'Esecutivo al pacchetto di misure non arrivi prima della prossima settimana, dopo tra l'altro il vertice Ue dei ministri dell'Industria che si chiuderà martedì 9 febbraio.
Nel caso in cui però il governo decidesse di chiudere i rubinetti e non prevedere alcuna forma di rottamazione per l'industria automobilistica, il rischio, osservano i protagonisti del settore, sono pesanti ricadute sul mercato: nel 2010 in assenza degli aiuti statali, è il pronostico dell'associazione di categoria Acma (federata a Confindustria), solo per le due ruote si potrebbe registrare un crollo delle vendite del 35-40%. Certo le risorse a disposizione sono poche e qualora quindi il bonus auto non fosse rinnovato gli altri comparti se ne avvantaggerebbero. Il traguardo di un miliardo, come inizialmente previsto, sembra infatti allontanarsi e secondo le ultime stime a disposizione vi sarebbe una cifra che si aggira intorno ai 500 milioni, di cui solo una parte sarebbero risorse fresche messe in campo dal Tesoro. L'obiettivo d'altro canto, viene spiegato da fonti dell'Esecutivo, è sempre stato quello di imprimere slancio ai consumi a ampio raggio.
E quindi, auto e moto a parte, in pole position restano il settore degli elettrodomestici e dei mobili, ma anche l'informatica e le macchine utensili. Senza dimenticare la moda, che chiede 80 milioni di incentivi e la rottamazione degli arredi tessili degli alberghi.
[Informazioni tratte da ANSA, AGI, La Siciliaweb.it]