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Ora il Viminale vorrebbe anche i ''presidi-spia''

Il presidente della Camera sul ddl sicurezza: ''L'istruzione è un diritto anche per i figli dei clandestini''

05 maggio 2009

AGGIORNAMENTO
Passo indietro dopo l'altolà di Fini - La maggioranza torna sui suoi passi
, dopo la lettera del presidente della Camera Gianfranco Fini, e riformula la norma sui "presidi-spia", ammettendo l'iscrizione dei figli di immigrati clandestini a scuola.
È quanto emerso da un vertice a cui hanno partecipato i ministri della Giustizia Angelino Alfano, dell'Interno Roberto Maroni, della Semplificazione Roberto Calderoli, dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito, della Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, il presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, Nicolò Ghedini, i capogruppo Pdl del e della Camera Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto e il capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Cota. Incerta ancora la possibilità che il governo ponga la questione di fiducia, anche se in Transatlantico molti esponenti di maggioranza la considerano una scelta inevitabile.
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Ancora nuove polemiche sul ddl sicurezza, gli emendamenti del quale sono arrivati oggi all'esame dell'aula di Montecitorio. Ieri, alla vigilia di questo appuntamento (ancora in forse il ricorso alla fiducia) il presidente della Camera, Gianfranco Fini, non ha nascosto le sue perplessità sulla norma sui "presidi-spia", quella cioè che consentirebbe di negare l'iscrizione alle scuole dell'obbligo ai minori stranieri privi di permesso di soggiorno. Per il presidente della Camera sarebbe "negativa" l'eventualità che tale norma rimanesse nel disegno di legge in materia di sicurezza.
Le critiche di Fini sono contenute in una lettera che il numero uno di Montecitorio ha inviato al ministro dell'Interno Roberto Maroni lo scorso 30 aprile.

Nella missiva Fini pone la questione della tutela del diritto all'istruzione, attualmente garantito ai minori stranieri indipendentemente dalla regolarità del soggiorno dei genitori. Una questione che prescinde dal giudizio "a mio avviso negativo", scrive Fini, su questa eventualità. In Europa, rimarca il presidente della Camera, non si riscontra nessuna normativa "volta a discriminare l'esercizio del diritto allo studio da parte dei minori stranieri".

"In riferimento all'articolo 45, comma 1, lettera f) del disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, ora all'esame della Camera dei deputati, ti faccio presente - scrive il presidente della Camera a Maroni - che la disposizione, se da un lato consente agli stranieri, anche se privi di permesso di soggiorno, di accedere alle prestazioni sanitarie di cui all'articolo 35 del testo unico sull'immigrazione, dall'altro pone a questi ultimi dei limiti in ordine 'all'accesso a pubblici servizi' anche nel caso in cui i medesimi servizi rivestano carattere essenziale". "La disposizione in questione, infatti, subordinando la fruizione di 'pubblici servizi' alla presentazione dei 'documenti inerenti al soggiorno' presso gli uffici della nostra pubblica amministrazione, impedisce che di questi servizi - sottolinea Fini - possano godere gli stranieri privi dei predetti documenti".
"Ciò fa sorgere, soprattutto a livello applicativo - spiega Fini nella lettera - un problema di compatibilità rispetto a quanto previsto dall'articolo 38 del decreto legislativo n.286 del 1998 e dall'articolo 45 del Dpr n.394 del 1999". "Un solo esempio delle conseguenze che ne deriverebbero: ai minori stranieri presenti sul territorio nazionale - avverte il presidente della Camera - sarebbe negata l'iscrizione alla scuola dell'obbligo e il conseguente diritto all'istruzione che è attualmente tutelato, indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani".

"A prescindere dal giudizio su tale eventualità (a mio avviso negativo) che appartiene al dibattito politico, ti faccio presente - scrive ancora Fini rivolgendosi a Maroni - che si porrebbero problemi di costituzionalità e che da un attento esame della principale legislazione europea (Francia, Inghilterra, Spagna, Germania) in materia di istruzione degli stranieri, non si evince alcuna normativa volta a discriminare l'esercizio del diritto allo studio da parte dei minori stranieri". "La situazione che ti ho esposto, potrebbe essere evitata qualora la disposizione che intende novellare la norma contenuta nel decreto legislativo n.286 del 1998 fosse prevista - conclude Fini - in aggiunta alle eccezioni già contemplate dalla disciplina vigente".

A Gianfranco Fini è arrivato il plauso da parte di Giuseppe Fioroni, ex ministro Pd dell'Istruzione. "Il presidente della Camera, con l'altolà a Maroni sul ddl sicurezza ripristina la verità dei fatti e conferma che il re è nudo: con la norma aberrante fin qui portata avanti dalla maggioranza non solo i presidi, ma tutti i docenti, in quanto incaricati di pubblico servizio, hanno obbligo di denunciare i figli dei clandestini". Secondo Fioroni, oltre a problemi di costituzionalità, "sono del tutto evidenti quelli di civiltà: il nostro modo di integrare i bambini e gli studenti sarebbe quello di farli passare dalla strada al carcere?".
"Ci fa piacere - afferma Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera - che ci sia ancora nella maggioranza chi, come Fini, riesce ad aprire gli occhi su quanto di sbagliato e anti-costituzionale è stato concepito e messo nero su bianco dalla sua stessa coalizione".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

- "Siamo educatori, non poliziotti" di C. Pasolini

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05 maggio 2009
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